Capitolo 22: Parole mai pronunciate e sospetti

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Le nove e quarantadue di mattina.
Marinette era sveglia da una decina di minuti, nei quali non aveva fatto altro che seguire, con gli occhi, i lineamenti ben definiti del viso di Adrien, che riposava a qualche centimetro dal suo naso.
«Cosa volevi dire, stanotte?» mormorò, la voce flebile, mentre allungava lentamente una mano verso il suo viso.
Innamorarsi due volte della stessa persona, per lei, significava ciò che le era successo con lui, ovvero imparare ad amare entrambi i lati dello stesso carattere.
Ma lui...
Lui che cosa intendeva?
Gli accarezzò dolcemente il viso, disegnando il suo zigomo destro e cominciando a scendere lentamente sulla mascella delineata, per poi arrivare a toccare con delicatezza il suo labbro inferiore, con un dito. Ritrasse la mano, sentendosi arrossire. Era un bene che lui non si fosse svegliato proprio in quel momento, perché non sapeva cosa gli avrebbe detto in sua difesa, se le avesse domandato spiegazioni.
Sobbalzò quando lo vide muoversi, ma non aprire gli occhi. Immediatamente, serrò le palpebre, in modo da fingere di star dormendo, ma trasalì nuovamente, quando sentì le braccia del ragazzo circondarle il corpo, portandola contro di sé. Lo udì mormorare qualcosa di incomprensibile, contro il suo collo, e lo abbracciò istintivamente.
«Buongiorno.» le sussurrò all'orecchio, mentre lei sperava con tutta se stessa che lui non fosse stato sveglio quando gli aveva carezzato il viso.
«B-buongiorno...» replicò, non sentendosi pronta ad abbandonare quell'abbraccio abbozzato.
«Ti senti meglio?» bisbigliò ancora il biondo, facendole accapponare la pelle con ogni parola che le cadeva sul collo.
«Sì, grazie per tutto quello che hai fatto per me...» gli accarezzò dolcemente la schiena, pensando a quanto non le sarebbe dispiaciuto se si fosse svegliata, ogni mattina, abbracciata a lui.
«Figurati, non c'è stato assolutamente nessun problema.» rispose lui, attorcigliando una ciocca corvina tra le dita, mentre accomodava il viso sulla sua spalla.
Marinette trattenne un sorriso. Quel ragazzo era, in tutto e per tutto, simile ad un gatto: assonnato, voglioso di calore e coccolone. Dio, se le fosse stato concesso, gli avrebbe ricoperto il viso di baci.
Uno gliene scappò, però. Piccolo, delicato, sulla sua guancia fresca.
Notò il suo volto stanco e sorpreso farsi accogliere nel proprio campo visivo, e si sentì arrossire, per tre motivi principali: ciò che aveva fatto involontariamente, la vicinanza pericolosa dei loro visi, e la bellezza indiscutibile di quel ragazzo anche da appena sveglio.
Questi le sorrise dolcemente, mozzandole il fiato, e ricambiò il gesto, poggiando le labbra sul suo zigomo, per poi riportare il volto dov'era prima.
La corvina sbadigliò silenziosamente, sentendo il sonno che aveva perso quella notte pervaderla, e decise semplicemente di tornare a dormire, per sperare di agguantare ancora qualche mezz'ora di riposo.

«Forse è meglio che torni in camera con le ragazze, prima che si sveglino.» mormorò Alya, piantando un bacio sulle labbra del fidanzato, che le sorrise caloroso.
«Devi proprio?» domandò Nino, carezzando dolcemente la guancia della sua ragazza e catturando un altro bacio alla bocca di lei.
«Ho già rischiato quando sono sgattaiolata fuori dalla stanza, non mi piacerebbe giocare con il fuoco.» la bruna strizzò l'occhio, mettendosi a sedere sul letto.
«Tutti sanno che siamo fidanzati, non è poi così strano che—»
La blogger gli poggiò un dito sulle labbra, un sorriso furbo che danzava sul suo viso. «I muri hanno le orecchie.»
Il deejay si strinse nelle spalle, alzandosi in piedi e recuperando la sua t-shirt, che giaceva su una sedia lì vicino. «Io vado a svegliare Adrien, ho fame e non mi va di andare a fare colazione da solo.»
La bruna ridacchiò. «Se riesco a svegliare quel bradipo di Marinette vi raggiungiamo.»
Il moro le schioccò un bacio in fronte, terminando di prepararsi. «Sicuro, a dopo.»
Entrambi uscirono dalla stanza, prendendo direzioni diverse.
Alya aprì delicatamente la porta della propria camera, una scusa già pronta nel caso una delle sue amiche fosse stata sveglia, ma si rese ben presto conto che solo una di loro era presente. Le ci vollero un paio di minuti per scuotere Mylène dal suo sonno, ma riuscì nel suo intento.
«Mylène, hai visto Marinette?» domandò, additando il letto disfatto e vuoto della ragazza in questione.
«No, pensavo dormisse...» replicò, sbadigliando, la ragazza, strofinandosi un occhio.
«Sarà a fare colazione, vado a cercarla.» rifletté la bruna, ad alta voce, lasciando la stanza.
Percorse giusto qualche metro, prima di ritrovarsi davanti una scena curiosa: Nino, davanti ad una stanza – la porta aperta – immobile.
«Nino, non trovo Marinette, l'hai vista da qualche parte?»
«L'ho trovata io, mi sa.» la informò il ragazzo, facendole cenno di avvicinarsi.
Alya sollevò un sopracciglio, perplessa. «Cosa vuo—»
«Shh, fai silenzio e cerca di non strillare, è un avvertimento.» la interruppe il giovane, che sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
L'aspirante giornalista era sempre più incuriosita. Che cosa l'avrebbe portata a strillare? L'apparizione di Ladybug e Chat Noir, la conferma della canonicità della LadyNoir e...
«Non ci credo.» fu ciò che scappò alle sue labbra, prima che una mano le bloccasse.
La stanza era esattamente uguale alla sua, eccezion fatta per un unico letto matrimoniale al centro, che spezzava la monotonia della mobilia identica a quella di ogni camera, ma i dettagli non contavano, al momento. Tra le coperte disordinate, riposavano un ragazzo ed una ragazza, completamente abbracciati l'uno all'altra, dall'aria di non essere mai stati meglio prima di quel momento. Lei teneva la testa adagiata sul cuscino e dava le spalle agli intrusi, le braccia avvolte fermamente intorno al collo di lui, che invece aveva affondato il naso nell'incavo della sua spalla, mentre la reggeva alla vita.
Nino ed Alya si sentirono di associar loro i nomi di Marinette ed Adrien, una volta riconosciuti.
E, da bravi migliori amici, tirarono fuori i cellulari e scattarono un numero di foto capace di esaurire la memoria di entrambi.

Dopo essere stata sottoposta a venti, lunghissimi ed inesorabili minuti di domande dalle diverse gradualità di invadenza, da parte di Alya, Marinette fu finalmente libera di sospirare di sollievo. Premette la testa contro il finestrino del pulmino che avevano affittato, accettando di rispondere ai quesiti della sua amica solo se questa le avesse permesso di sedersi lì. Che la blogger le lasciasse il sedile accanto al finestrino, implicava che fosse impaziente di ottenere spiegazioni e dettagli. A quel punto, esasperata, le aveva confessato tutto ciò che sapeva di poter dire in modo da non lasciare scoperti spiragli che avessero a che fare con la sua identità segreta e quella di Adrien. La giornalista in erba era venuta a conoscenza del loro litigio, del suo pianto – rimproverandola di non averla chiamata per una serata di consolazione e "misterioso" svuotarsi di confezioni di gelato davanti a Titanic o Colpa delle Stelle – del loro abbraccio in mare aperto, delle parole di lui in quell'occasione, del suo incubo, di quella notte e la mattina seguente.
«Te lo dico io, il ragazzo è cotto.» cantilenò la bruna, esaminandosi le unghie curate con sguardo critico.
«Non puoi dirlo con certezza.» borbottò la corvina, sapendo di desiderare che la sua amica avesse ragione.
«Andiamo, ragazza...» sospirò la bruna, scoccandole un'occhiata scettica, con tanto di sopracciglio inarcato a completare l'opera. «"Non farmelo dire adesso", "non posso dirtelo", e ti sei dimenticata il "ho voglia di baciarti"? Tesoro, altro che cotta, quella testa di rapa di un modello è andato totalmente fuori, per te!» annunciò, entusiasta, seppur mantenendo un tono moderato per impedire ad orecchie indiscrete di cogliere la loro conversazione.
La moretta storse le labbra, mostrando incertezza. «Non lo so... tu dici di voler "adescare" Chat Noir, e sei fidanzata.» le ricordò, picchiettandole la spalla.
«Ma, andiamo, Chat Noir è il sogno nel cassetto di ogni parigina con una buona vista. Sono sicura che anche a te non dispiacerebbe vedere se la cerniera della sua tuta funziona davvero.» le assestò una gomitata nelle costole, un sorrisetto sulle labbra.
La stilista scosse la testa, sentendo le guance scaldarsi rapidamente. La infastidiva – ed imbarazzava come nulla al mondo – ammettere che fosse vero, ma per tutt'altro motivo.
«Il punto è che non c'entra nulla, quel ragazzo non è il tipo da buttare lì certe allusioni, se non cela qualcosa di più profondo.» continuò Alya, imperterrita.
Sotto il costume in pelle da felino, tuttavia, lo faceva anche troppo spesso. L'aspirante fashion designer sapeva, però, di non poter dar voce a quel pensiero. «Lo so, ma tu sai quanto mi spaventi l'idea di un rifiuto...» si giustificò, carezzandosi un braccio con la mano.
«Ragazza, devi avere più fiducia in te stessa, dico davvero.» la incoraggiò la Ladyblogger, picchiettandole una spalla con il palmo della mano. «Sei bella, adorabile, simpatica, fai spaccare dalle risate, soprattutto quando balbetti con lui – ignorò l'occhiata torva che ricevette in seguito a quel commento – e ci sono tutti i segni che lui ricambi, finalmente.»
«Sarà... ma non credo che riuscirei a dirglielo adesso.» borbottò Marinette, stringendosi nelle spalle e sentendo su di sé il ghigno esteso della compare.
«Mh... mi ricorda tanto la frase di qualcuno, ma proprio non ricordo chi...» la quindicenne fece la finta tonta, picchiettandosi un labbro con il dito indice. «Ah, sì, il tuo Principe Azzurro, appena ieri.»
La corvina decise di non replicare, siccome sapeva di aver perso in partenza, ma si complimentò con se stessa per la sua recitazione. Non era esattamente il timore di essere respinta il punto cardine per il quale non si riteneva pronta a parlargli dei suoi sentimenti, quanto i loro due segreti dalla pesante portata, che lasciavano intendere l'idea che ci fossero da tenere a mente più fattori, oltre all'infatuazione.
«Certo che, stanotte o stamattina, potevi fartelo scappare, almeno un bacio, che non fosse sulla guancia.» continuò Alya, abbandonando i piedi sullo schienale del sedile davanti, da cui non provenne alcuna lamentela, siccome occupato dal timido Nathanaël.
«Oh, sì, così potevi accompagnarmi tu stessa all'ospedale.» replicò Marinette, sollevando un sopracciglio.
«Dai, un bacio non può mandarti così in cortocircuito.» fece la bruna, scettica.
«Primo: sai benissimo che può farlo, secondo: eravamo... eravamo su un letto.» continuò la corvina, girando il viso per nascondere il rossore sulle sue guance.
«E allora?» rise la ragazza occhialuta, scrollando le spalle.
«Fai sul serio?» domandò la giovane dalla chioma nera, scuotendo la testa. «Riesci a immaginarmi mentre bacio... lui su un letto?» sapeva che, ormai, le sue guance avevano assunto una tonalità cremisi.
«Io spero che tu mi dia la possibilità di immaginare ben altro, in una situazione del genere, ragazza mia!»



Call it what you want ~ Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora