Capitolo 24: Quali sono le vere maschere?

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«C-co-come mi hai chiamata?»
Adrien sorrise, intenerito, osservando la minuta quindicenne tremolare sul posto, come una foglia smossa da un filo di vento. Era così piccina, ai suoi occhi, mentre reggeva a fatica il suo sguardo, affiancata soltanto dai meravigliosi toni zaffirini di quei due oceani, che luccicavano d'incertezza.
«Preferisci che ti chiami con il tuo vero nome... Marinette?» la prese in giro, il tono canzonatorio.
La vide irrigidirsi di scatto, i tremolii dimenticati in un millisecondo, e seguì i suoi lineamenti morbidi, mentre formavano un'espressione che lasciava trapelare sbigottimento puro. «Tu... tu lo sapevi...» gli puntò un dito accusatorio contro, ma non gli si accostò. «E hai fatto finta di nulla...»
Il biondo storse le labbra in una smorfia perplessa. «A me sembra che tu abbia agito allo stesso modo.» replicò, scrollando le spalle.
La sentì mormorare qualcosa che non udì a dovere, prima che la stanza s'illuminasse di un bagliore rosato, che lo costrinse a portare una mano in avanti per proteggere gli occhi dall'improvviso barlume.
Dischiuse le labbra in un dolce sorriso, quando la sua vista incorporò la figura di una Marinette dai capelli sciolti e leggermente spettinati, che teneva le braccia conserte in un qualche tipo di tentativo di difesa contro chissà quale avversità. Avvolta in un grazioso pigiama rosa, lo fissava quasi impaurita.
Per qualche secondo, scorse anche una sfuggente e piccola creaturina rossa, che, tuttavia, scomparve dalla sua vista in pochi secondi.
«E' questo che hai cercato di dirmi per tutta la sera?» le pose quel fatidico quesito, invitandola a prendere posto sul divanetto bianco, esattamente come qualche mese prima.
Si accomodò accanto a lei ed attese pazientemente una risposta, perfettamente consapevole di dover mantenere la delicatezza di una piuma, con lei.
«Sì, ma non solo...» la udì mormorare, mentre la vedeva tenere lo sguardo incollato alle sue mani strette a pugno, sulle ginocchia. «C'è qualcos'altro che... in realtà, ho cercato di dirti talmente tante volte, da essermi dimenticata quante fossero.»
E poi tacque.
Lui aspettò con pazienza che proseguisse, ma, ogni volta che la vedeva dischiudere le labbra per ricominciare, nessun suono muoveva le sue corde vocali.
«Marinette...» mormorò, poggiandole una mano sulla spalla, in modo da aiutarla a continuare.
Vide come ricominciò a tremare piano, e non seppe cosa aspettarsi. Restò in silenzio, in attesa di qualcosa dall'arrivo incerto.
«H-ho... ho paura...» ammise lei, scuotendo lentamente la testa. «Eccola, la grande Ladybug, che ha timore di dire quattro parole in croce.»
«Siamo sulla stessa barca, allora.» le sorrise con calore, facendo in modo che incontrasse il suo sguardo.
La corvina ricambiò, curvando un angolo della bocca, prima di riassumere l'espressione precedente. «Come... come hai scoperto la mia identità? E... quando?» domandò, impaziente di ricevere quella risposta, di cui necessitava come dell'aria che respirava.
Il biondo sorrise, la mente che vagava tra i ricordi. «Ho iniziato a sospettarlo un paio di mesi fa, ma il pensiero mi sembrava troppo surreale da concepire, quindi ho solo cercato di dimenticare quanto tu e Ladybug foste simili, in modo da non uscire di testa...» ammise, offrendole l'accenno di un sorriso imbarazzato. «Piano piano, però, ho iniziato a pensarci sempre più e credo... – si concesse un respiro profondo, e a Marinette non sfuggì il colorito rosato che stavano agguantando le sue gote – credo che... più che pensarci, lo speravo ardentemente.»
La vide corrugare le sopracciglia, come se stesse tentando di processare il pensiero, ma non venire a capo del significato nascosto – non più di tanto – delle sue parole. Sorrise, comprensivo, prima di riprendere il discorso: «La certezza finale l'ho avuta il giorno prima della partenza per Deauville, dopo la lotta contro Prank Master – quel tizio deve darsi una calmata, con gli scherzi – ti ho vista scappare senza nemmeno salutare, nonostante i tuoi orecchini non ti avessero ancora avvisata dell'imminente termine della tua trasformazione, ed avevo paura che non stessi bene.»
La stilista in erba sgranò gli occhi dalla sorpresa, prima di assottigliarli in due fessure. «Mi hai seguita?» borbottò, puntellandogli il petto con un dito.
«Ero in buona fede, te lo giuro!» s'affrettò a chiarire Adrien, alzando le mani in segno di resa. «Quando ho capito che stavi per sciogliere la trasformazione ho cercato di guardare da un'altra parte, ma—»
«Ma hai deciso di sbirciare.» sibilò la moretta, incrociando le braccia al seno, una smorfia di disapprovazione sul viso.
«Mi dispiace! Lo so che ciò che ho fatto è stato riprovevole, ed avresti tutti i diritti del mondo per perdere la fiducia in me, ma non ne potevo più di sopportare quel segreto, avevo bisogno di sapere se le due ragazze che amo fossero la stessa persona.» Adrien si morse la lingua: aveva parlato troppo, tipico di lui.
Marinette allontanò il viso dal suo, come scottata. «D-due ragazze?»
Non era un segreto che Chat Noir provasse sentimenti profondi per Ladybug, ed era vero che, in passato, le aveva confessato a quattr'occhi di essere attratto anche dalla ragazza che aveva rinominato la sua principessa, ma non aveva mai pensato che quella piccola cotta si fosse spinta tanto oltre.
Il modello distolse lo sguardo, percependo un insolito calore sul suo viso. «Marinette, io ti ho sempre voluto un bene matto. Ad ogni persona che mi chiedeva di te ti descrivevo come la migliore amica che si potesse mai avere, perché a me bastava così e... non so, forse non sentivo di essere degno di sperare in qualcosa di più.» confessò, mordendosi l'interno guancia.
Lanciò una fugace occhiata alla giovane dai capelli mori, che attendeva una continuazione del discorso, e si aiutò con un altro respiro profondo. «In più, due anni fa, ai tempi di Animan, Nino mi disse di essersi preso una bella cotta per te e, sono sincero, non mi fece troppo effetto. Decisi di aiutarlo per dimostrare di essere disposto a tutto per i miei amici. A storia chiusa, però, quando lui mi disse di aver capito di provare amore fraterno, per te, e di sentirsi attratto da Alya, non seppi come mai, ma mi scappò un sospiro di sollievo. Con Ladybug, al contrario, sono sempre stato molto geloso... contro il nostro vecchio amico, L'Imposteur, era diventata una battaglia ben dichiarata per il tuo cuore... so che suona ridicolo, ma io non potevo permettermi di lasciarti scappare.» ammise, esalando un lungo sospiro.
Marinette sorrise mestamente, stringendosi nelle spalle. «Capisco, è molto più facile innamorarsi della grande, coraggiosa e risoluta Ladybug, che pensare di provare qualcosa per l'imbranata Marinette.» sussurrò, amaramente, contorcendosi nervosamente le mani.
Adrien spalancò gli occhi. «Che cosa? No, Marinette, aspetta!» scosse veemente la testa, piantandole le mani sulle spalle.
La corvina distolse lo sguardo. Era chiaro: Adrien era sempre stato innamorato di Ladybug, non di Marinette, ma, probabilmente, aveva deciso di accettare anche il lato peggiore di lei. Non poteva lasciarglielo fare, non sarebbe stato giusto per nessuno dei due. Raccolse ogni singolo frammento di coraggio ancora presente nel suo corpo, e scrollò le mani di lui dalle sue spalle.
«Marinette—»
«Io ti amo, Adrien.» sussurrò, lentamente, la corvina, non riuscendo a credere di essere stata in grado di confessarlo.
Adrien sgranò gli occhi per l'ennesima volta in giornata, e cercò di replicare, di afferrare qualche parola, anche a casaccio, in modo da risponderle, ma la quindicenne riprese a parlare: «Da quel giorno di scuola, sotto l'ombrello... io mi sono innamorata della tua cordialità, devozione per gli altri e della tua correttezza... quando, poi, ho iniziato con la mia prima, vera figuraccia con te, chiudendomi quell'ombrello addosso, tu hai riso ed io... – deglutì un groppo di saliva, strizzando gli occhi – Dio, la tua risata mi ha fatta impazzire...» si mordicchiò il labbro, rifiutando di aprire gli occhi. Non udì risposta, perciò ricominciò a confessare tutto ciò che le era accaduto negli ultimi due anni e mezzo, da quando lui era entrato a far parte della sua vita: «Credo di aver sempre tentato di mostrarmi interessante, con te, ma ero talmente abituata a non provare quel genere di sentimenti per gli altri ragazzi, che tutto ciò che veniva fuori erano – e sono – quegli idioti balbettii. Ho provato tante volte a dirtelo, ma mi bloccavo sempre, perché non riuscivo a pensare che una persona straordinaria come te potesse interessarsi a me. Non ho mai mollato, però, nemmeno quella volta che ti sentii confessare a Kagami che ero un'ottima amica, per te. Non fraintendere, non ti stavo spiando! Avevo... avevo solo paura che, a causa mia, quella ragazza avesse perso l'occasione di coltivare la sua passione. In ogni modo... sentire come parlavi di me era bello e doloroso allo stesso tempo: essere considerata una tua buona amica era meraviglioso, ma sapevo che non era ciò che desideravo davvero. Io... io non potevo ammettere a me stessa di dover lasciar andare ciò che provo per te, non potevo... non posso dimenticarmi del mio primo amore...» pesanti lacrime attraversarono, come ghiaccio, le sue guance accaldate, accompagnando la sua confessione sconnessa. «Ero totalmente accecata dal tuo pensiero, eri e sei sempre stato tutto per me, da quando ti ho conosciuto... ti amavo in silenzio, ma andava bene così, finché mi era possibile starti accanto. Pian piano, però, qualcosa di strano, che non avevo mai immaginato potesse provocare in me un sentimento simile, si è aggiunto a ciò che era diventato il mio cuore, ovvero un oggetto conservato e destinato a te. Sai che cos'è?»
Gli rivolse lo sguardo zaffirino, inquadrando i suoi occhi sbalorditi e rispondendogli con un sorriso forzato.
«No, io... non lo so.» sussurrò lui, scuotendo lentamente la testa.
«E' Chat Noir.» annunciò, flebile, Marinette, piantando con forza i denti sul suo labbro.
Adrien tentò di incanalare quelle informazioni, che gli erano state sbattute davanti agli occhi dalla protagonista dei suoi ultimi pensieri, ma sapeva di necessitare di tempo, per farlo. «Che cosa?» bisbigliò solo, fievole.
«Quando, sotto la maschera, mi hai confessato che esisteva una microscopica possibilità che io, Marinette, avrei potuto sopraffare l'immagine perfetta della supereroina di Parigi, quelle parole mi hanno tenuta sveglia più notti, perché per me significava tantissimo sapere che per bastare a qualcuno non mi servivano i superpoteri o una maschera...» mormorò lei, di rimando, asciugandosi una lacrima cadente dalla mascella. «Ho iniziato a rivalutare tutto ciò che sapevo di Chat Noir, e ho fatto qualcosa che mai, mai avrei pensato di fare: mettere i miei sentimenti per Adrien in secondo piano. Avevo subito capito che, per avere un potere simile su di me, quello sciocco gattino civettuolo mi stava più a cuore di quanto volessi accettare. Prima che potessi anche solo immaginarlo, mi ritrovai in un bel casino – perdona il francesismo – ero innamorata di Adrien e di Chat Noir allo stesso tempo. Ho iniziato a sperare e pregare disperatamente che sotto la maschera del mio gattino si nascondesse il dolce sorriso del mio compagno di classe.» tirò su con il naso, premendosi una mano in viso. «E ora so che sono la stessa persona, non è fantastico?»
Non le andava di piangere di fronte a lui, ma non era riuscita proprio a trattenersi, e si era ritrovata in balia delle sue stesse emozioni. «Con Adrien, ho scoperto quanto l'amore per una persona sia capace di andare lontano... lui mi ha insegnato ad affidare il mio cuore a chi se lo merita – si morse le labbra, senza smettere di stuzzicarsi le dita – Chat Noir, d'altro canto, mi ha fatto capire quante cose meravigliose di noi stessi nascondiamo agli altri, pur di farci accettare. Lui... lui mi ha aiutato ad apprezzare me stessa.»
Adrien la osservava a bocca aperta, gli occhi spalancati – che scintillavano di scombussolamento – e le mani sudate dall'agitazione. Due anni e più, e lui non aveva colto nemmeno il minimo indizio dei sentimenti della corvina nei suoi confronti. Tra sospiri e moine per Ladybug, non aveva dato peso ai complimenti sconnessi che la sua dolce compagna di classe si lasciava sfuggire con lui, di tanto in tanto. Nemmeno dopo la vicenda dell'Insaisissable, in cui aveva assistito personalmente all'infinita collezione di fotografie che Marinette conservava della sua versione civile, si era lasciato andare al pensiero che l'amica provasse qualcosa di molto più profondo di quanto volesse far credere, per lui. Con la sua ottusità e i paraocchi che si era fissato autonomamente, aveva spinto la compagna sotto lo strazio di non riuscire a vedersi ricambiata un'emozione di tale portata. «Dio, Marinette, mi dispiace così tanto...» mormorò, prendendole il viso tra le mani, mentre lei singhiozzava, incontrollata.
«N-non scusarti, t-ti prego...» fremette questa, scuotendo la testa. «Sono io c-che non riesco a controllarmi...»
Adrien lambì la guancia scarlatta della partner in borghese con le labbra, sentendola sussultare. Non fece caso alla sensazione umida delle lacrime di lei sulla bocca, e spostò una ciocca corvina dal suo viso. «Ti amo, Marinette.» sussurrò, solenne, puntando lo sguardo sul suo.
Marinette sobbalzò, portandosi una mano alle labbra e strabuzzando gli occhi rossi di pianto, mentre altre gocce cristalline crollavano dalle sue ciglia d'ebano.
«E' questo ciò che non riuscivo a dirti in spiaggia... credevo davvero che avessi baciato Luka, e il pensiero mi stava dilaniando perché io sapevo di essere così tremendamente geloso di lui... avevo paura che vi foste avvicinati al punto da farmi pensare che non avrei mai potuto averti. Mi sono innamorato della Marinette che salva Parigi tutti i giorni, di quella dolce, un po' impacciata e che balbetta spesso, e di quella che sa come prendermi in giro ed attrarmi allo stesso momento.»
«Tu... io... n-non—»
«Ascoltami: io amo da impazzire la Marinette testarda, maldestra, impulsiva, eccessivamente curiosa e ritardataria.» dichiarò, certo, il biondo, carezzandole dolcemente il viso.
La moretta corrugò le sopracciglia, perplessa. «Ma... questi sono i miei difetti...»
Il sedicenne annuì, un lieve sorriso stampato sulle sue labbra. «Tutti sono capaci di innamorarsi delle tue qualità, Marinette. Voglio dire, guardati: sei dolce, amichevole, solare, hai un sorriso meraviglioso, due occhi impressionanti e... meglio che mi fermi, perché non smetterei di andare avanti – ridacchiò leggermente, scuotendo la testa – ciò che cerco di dire è che tu sai come far impazzire chiunque ti si avvicini, qualcuno che ti elencherà tutte le tue qualità, ma non includerà ciò che ti rende unica. Se cerchi qualcuno che ti dica che non hai difetti... non credo di fare per te...» le baciò delicatamente le ciocche corvine sulla fronte, ricevendo un mormorio incoraggiante in risposta. «Qui c'è solo un idiota che si è innamorato anche di quelli.»
Marinette tremolava sul posto, completamente scioccata. Non le sembrava vero, era uno scenario quasi utopico, troppo bello per rivelarsi realtà. «Ne sei sicuro sicuro? Perché forse—»
Adrien non le diede tempo di terminare la frase. Decidendo di lasciare parola alle azioni, colse le labbra della corvina tra le proprie con tenerezza, lentamente, come perso nel desiderio di prolungare la durata di quel contatto. Le mani ancora ferme ai lati del suo viso, le carezzava le guance lievemente umide, ignorando le parole precedenti della giovane.
La quindicenne non sembrò realizzare immediatamente gli avvenimenti appena accaduti. Si sentiva in una sorta di limbo, tra realtà e fantasia, e tutto ciò appariva ai suoi occhi socchiusi come un meraviglioso, quanto fragile sogno ad occhi aperti.
E poi, repentinamente, come svegliata dal miglior sonno della sua vita, giunse alla consapevolezza che la sensazione delle labbra di quel ragazzo risultava troppo reale per essere frutto della sua immaginazione.
Adrien ruppe quel contatto dopo meno di una decina di secondi, offrendole tutto il tempo di elaborare mentalmente quell'avvenimento. Le lasciò andare il viso, e ripristinò il suo migliore sorriso da Stregatto. «Ti sembravo abbastanza sicuro? Perché io credo di aver bisogno di un altro tentativo.»
Marinette si accostò una mano alle labbra, giurando di poter udire il suo stesso battito cardiaco amplificato dalla situazione stessa. «E'... è s-stato... m-molto scortese...» tartagliò, tentando di apparire risoluta, ma ottenne solo una risata da parte del giovane modello di casa Agreste.
Il sedicenne sollevò un sopracciglio, offrendole un cipiglio poco convinto.
«Beh?» la giovane riprese la parola, incrociando le braccia al petto e sentendo un caldo sollievo farsi strada nel suo stomaco.
«Beh cosa?» fece Adrien, inclinando il capo di lato in un'espressione confusa.
Marinette storse le labbra per reprimere un sorriso, ma non ebbe successo nell'occultare il rossore sulle sue gote. «Hai intenzione di baciarmi o di fissarmi finché non ti darò del maniaco?»


L'Imposteur: L'Impostore🎭

Grazie mille per tutto il supporto che mi avete dato. Il prossimo, com'è facilmente intuibile, sarà l'epilogo e, per quanto mi dispiaccia, so bene quand'è ora di smettere di tirarla per le lunghe😂

👼🏻🖤

Call it what you want ~ Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora