capitolo ottavo - Zariel

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Zariel si alzò di mattina presto, prima dell'alba.
Voleva visitare Tarjem per farsi un'idea della zona e dei suoi abitanti.
La città era famosa per la sua sviluppata economia, basata soprattutto sulla produzione di metalli e sulla lavorazione della pietra. L'arte orafa era la più redditizia, infatti nobili di tutta Ehiria giungevano qui ogni giorno per farsi fabbricare artigianalmente collane, bracciali, anelli e qualunque cosa avessero voluto. Perfino l'oggetto più piccolo e semplice, valeva un intero patrimonio, e solitamente solo chi possedeva una discreta eredità, poteva permetterseli.
Ma i nani erano conosciuti anche per la loro acutezza nello scrutare l'animo degli uomini, quindi di tanto in tanto donavano qualche gioiello alle persone che ritenevano pure di cuore e meritevoli dei loro regali.

Tarjem era stata costruita sopra una collina, per predominare dall'alto il territorio. Infatti le sue mura risalevano alla Guerra Dei Cent'anni, cioè quando Ehiria si scontrò con i Sommersi, un popolo di creature letali e mostruose, seppur dall'aspetto
snello e longilineo.
La città era stata fortificata tutt'intorno alle abitazioni del centro paese, lasciando all'esterno le case e i campi coltivati dei contadini.
Mentre camminava, Zariel, rimase stupefatto nel constatare che quello che aveva letto, anni addietro da una pergamena della biblioteca di Sprajtyem, era verissimo. Lui pensava che fosse il solo frutto dell'inventiva di un cantastorie con una fervida immaginazione, ma dovette ricredersi, perché più si spingeva nel cuore di Tarjem, più notava segni evidenti dell'effetto di un'eruzione vulcanica risalente a più di un millennio prima.
All'epoca, in tutta Ehiria c'era un solo vulcano, il più grande e attivo di tutti i tempi: Ahvite.
Sotto di esso le attività agricole erano molto sviluppate, e i frutti del lavoro di centinaia di contadini, arrivavano fino alla regione più a nord del mondo.
Quindi non tardò a formarsi un villaggio di coltivatori, che col tempo divenne paese, e infine, città. Gli affari andavano così bene che attiravano gente d'ogni dove e razza.
Però di recente, si erano verificate una serie di scosse sismiche, che furono la goccia che fece traboccare il vaso: da tempo Ahvite non eruttava, ma era comunque considerato un vulcano ancora attivo.
La lava vomitata dalle profondità della terra, seminò morte e terrore, bruciando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. I campi divennero terre aride e brulle, gli alberi ombre di spettri di un lontano passato, e Tarjem venne ricoperta da uno spesso strato di magma che, solidificandosi, pietrificò cose e persone.

Zariel si fermò a contemplare un negozio di armi, in pieno centro città, ai lati di una piazza con mattonelle di arenaria: le fondamenta erano antiche, e probabilmente l'edificio era stato costruito in pietra, perché dopo uno strato di roccia ignea - lava solida - si poteva intravedere un materiale differente da quello soffice e franoso, che si trovava in superficie.
Allungò il braccio per sfiorare la parete, quando l'armaiolo lo interruppe.
《Ragazzo! Quale follia è questa! Non vorrai rubarmi quella bella spada, credo.》
Zariel, infatti, non si era accorto che sotto la sua mano, ora disposta in modo da toccare il muro, erano ben sistemate su uno scaffale in legno, aperto nel lato superiore, delle bellissime spade.
《No, non avevo nessun intenzione losca, signore. 》l'uomo, o vorremmo dire il nano, con cui stava parlando era basso e tarchiato, aveva una folta e lunga barba rossa, con anellini d'oro e argento infilati sull'estremità di alcune treccine sottili. Non aveva capelli, e in viso era pieno di rughe profonde, le quali gli donavano un ché di saggio. Aveva occhi guizzanti, di un colore scuro come la cenere, e la sua guancia destra era solcata da una cicatrice che doveva ricordargli i giorni di guerra.
Infatti i nani, hanno una vita più lunga rispetto agli umani, non sono immortali come gli elfi e i draghi, ma vivono circa trecento anni, pur essendo deboli alle ferite della carne.
《...E allora cosa avevi intenzione di fare, ragazzo?》
La risposta gli venne spontanea sulle labbra.《Ehm, cioè, io volevo comprare un arma.》 Nonostante non ne avesse assolutamente bisogno, e che i soldi gli servivano per comprare del cibo, si convinse che andare in giro senza qualcosa con cui difendersi, era da incoscienti. Soprattutto se sei in una città così grande, giusto?
《Ah sì? 》chiese l'armaiolo scettico. 《...E che arma vorresti comprare, di grazia? 》
Dopo un momento di riflessione, Zariel disse: 《Un pugnale.》

IL MONDO DI EHIRIA - Figlia Del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora