Capitolo 6

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Jin fermò la macchina davanti la gelateria dove andavamo sempre da piccoli e mi invitò a scendere.

Spinse la pesante porta di vetro, che molti anni prima a causa della mia poca forza io non riuscivo ad aprire, e il rumore della campanella posta sopra l'entrata echeggiò in quelle quattro mura bianco panna.

Ci dirigemmo verso uno dei tanti tavolini, posti vicino la grande vetrata che dava sulla strada, e ci accomodammo sulle confortevoli poltroncine rosse.

Immediatamente una giovane cameriera dai capelli biondi si diresse verso di noi per prendere le nostre ordinazioni.

-" Cosa posso portarvi?"- ci chiese, estraendo dalla tasca anteriore del suo grembiulino azzurro un taccuino e poggiandovi sopra la penna, pronta a segnare.

Non ebbi nemmeno il tempo di dare un'occhiata al menù, che Jin parlò al mio posto.

-" Un milkshake alla fragola e un altro alla nutella, grazie."- le rispose lui, incrociando le mani sul tavolo e sorridendole.

Vidi la dolce biondina rimanere per qualche secondo impalata a fissare il viso di mio fratello, forse meravigliata di vedere un ragazzo tanto affascinante.

Scosse velocemente il capo per risvegliarsi da quel breve stato di trance e balbettò qualcosa, prima di dirigersi verso il bancone.

Sorrisi. A quanto pare la sua capacità di ammaliare le donne non aveva smesso di funzionare.

-" Vedo che conosci i miei gusti."- gli dissi, vedendolo voltare immediatamente il capo verso di me.

-" Scimmietta, hai forse dimenticato che ti conosco come le mie tasche?"- mi chiese ironicamente, passandosi una mano fra il lucente ciuffo biondo.

No. Non lo avevo dimenticato.
Fin da bambini, Jin era sempre riuscito a capire cosa mi passasse per la testa e a risollevarmi il morale con un solo sorriso. Avevamo un potente legame, nonostante gli anni di differenza.

Quando giocavamo a nascondino riusciva sempre a trovarmi al primo colpo, come se leggesse nella mia mente il luogo in cui sarei corsa a nascondermi.

Ricordo ancora quando un pomeriggio d'estate tornai a casa piangendo e con le ginocchia sbucciate a causa della caduta con la mia bicicletta rosa. Uscii lo stesso, nonostante i miei mi avessero impedito categoricamente di prendere la bici quel giorno.

Jin aprì il portone di casa e vedendomi in quelle condizioni, mi ordinò gentilmente di aspettarlo nella sua casetta di legno, posta ai piedi della grande quercia che copriva metà del nostro giardino.

Poco dopo tornò da me con alcuni fazzolettini e una bottiglia d'acqua, per cercare in qualche modo di ripulire le mie ferite. Lo osservai attentamente mentre con attenzione tamponava le mie ferite e con uguale premura, cercava di non farmi male.

-" Non dovevi uscire Hyuna! Appa ti aveva ordinato di restare a casa."- mi sgridò dolcemente, posando la bottiglietta d'acqua a terra.

Continuando a piangere per le ferite annuii, consapevole del fatto di aver disobbedito ai miei genitori. -" Tranquilla scimmietta, terrò la bocca chiusa!"- esclamò, facendo finta di chiudersi le labbra con un lucchetto, che però vennero immediatamente aperte dal suo sorriso.

Lo ringraziai e lo abbracciai velocemente, mentre lui estraeva dalla sua cassetta degli attrezzi giocattolo, dello scotch.

Prese alcuni fazzoletti e li posizionò sulle mie ginocchia, legandoli subito dopo con alcuni giri di scotch nero. -" Ecco fatto! Il dottor Jin ha risolto il problema!"- esclamò contento, battendo le mani.

≼ I Think I Love You ≽ Min Yoongi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora