Lo fissai per quelli che mi sembrarono minuti, quando probabilmente erano solo pochi secondi.
Chi poteva avergli fatto questo? Ero pronta a spaccare la faccia a chiunque l'avesse anche solo sfiorato contro la sua volontà.
Gettai la borsa sulla sedia e andai accanto a lui, con la rabbia che mi ribolliva dentro.
"Fra, chi te l'ha fatto?" dissi, indicando il graffio.
Francesco si voltò dall'altra parte, evitando il mio sguardo; stava per piangere, lo conoscevo troppo bene. Il che è strano, perché esistono persone con cui passi il tempo da ormai anni, ma non le conosci per niente. Con Francesco era diverso, diversissimo: ci conoscevamo da due anni circa, nel vero senso della parola. Entrambi siamo stati dei libri aperti, pronti a farci leggere.
Continuai a fissarlo, sapeva che non avrei smesso fino a quando non avesse ricambiato il mio sguardo.
Vedendo i suoi muri crollare, si voltò.
"Forse è meglio se ti siedi"
Feci come mi disse, preoccupatissima e ansiosa di sentire tutto, senza mai toglierli gli occhi di dosso.
"Allora?"
"Ti ricordi di Mario?"
Come dimenticarlo, il ragazzo della scuola guida di Fra, per cui il mio migliore amico sbavava da mesi ormai.
"Sì"
"Ecco.. oggi.. ehm"
Lo vidi in difficoltà, come se si vergognasse a raccontare ciò che era successo. Prese un respiro profondo, distogliendo lo sguardo e puntandolo su Carmelo, alle mie spalle.
"Allora, pischelli, che vi porto?"
Mi limitai a sorridergli e lui afferrò al volo.
"Okay, tu il solito, carusa, tu stangone, cosa prendi?"
"Ehm.. una granita fragola andrà benissimo"
Lo 'zì' si congedò ritirando i due menu poggiati sul tavolo, mai aperti.
Scrutai Francesco, incitandolo a continuare il racconto. Vidi che le sue mani tremavano, così gliele presi e lui si rilassò.
"Okay, ci sono" respirò "Stamattina avevo l'ultima lezione di teoria e così.."
Si bloccò, di nuovo.
"Fra, se non te la senti, rimandia-"
"Gli ho detto che mi piace e lui mi ha tirato un pugno in faccia"
Il silenzio calò sopra di noi.
Io presi dei lunghi respiri profondi, cercando di calmarmi.
Non ho mai sofferto di attacchi di rabbia, ma lui significava tutto per me.
Diedi un pugno sul tavolo.
"Io gli spacco la faccia, a 'sto gran fijo de na mignotta!"
"Si vede che sei incazzata, eh? Non parli mai in romano"
Aveva ragione, ma stavo delirando
"Sofia, guardami" lo feci "Va bene così, non fare niente, peggioreresti solo le cose"
"Va bene così? VA BENE COSÌ? Spero che tu stia scherzando"
"No, ho avuto anch'io le mie colpe"
"Oh, tipo essere gay?" lui tentennò "Essere gay è una colpa è adesso?"
Carmelo arrivò con le granite e le poggiò sul tavolino.
Io tentai di sorridergli, senza risultato; lui mi poggiò una mano sulla spalla e annuì.
Il pranzo lo passammo nel silenzio, nessuno dei due seppe cosa dire. Andai a pagare e salutai 'zì' con un abbraccio, ringraziandolo per avermi calmata prima. Lui mi rispose con una strizzata dell'occhio, dopodiché mi diressi verso l'uscita, dove trovai Francesco ad aspettarmi. Ci guardammo e lui si gettò tra le mie braccia, iniziando a piangere.
"Hey, va tutto bene, ci sono io adesso"
Lui annuì e mi strinse ancora più forte di prima.
"Ti va di venire da me?" dissi.
Prendemmo la metro, come al solito, e in pochi minuti fummo a casa mia. Casa.
Francesco entrò e il suo occhio cadde subito sullo stereo.
"E' nuovo?"
"Sì, l'ho comprato qualche giorno fa. Ero stufa delle cuffiette in casa, d'altronde questa è la mia stanza, e posso fare quello che voglio" gli sorrisi
"Ti dispiace se metto un po' di musica? Ho bisogno di rilassarmi"
"Fai pure" risposi.
I'm beggin', beggin' you
Put your loving hands out, baby...
Sgranai gli occhi, mi ero completamente dimenticata di aver lasciato il cd che mi aveva fatto Damiano, inserito.
Sì, proprio lui.
Corsi in bagno.
Non so perché ogni volta ascoltarli mi faceva sentire così. Erano come una droga, sai che dovresti smettere, ma non riesci a farne a meno.

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Somebody Told Me
Storie d'amoreMatita nera, occhi penetranti. Questa è la rappresentazione di Damiano. Chi è lui per me? Beh, questo dovrete scoprirlo da soli.