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Francesco era un po' teso, lo notai subito, da quando posò gli occhi su quel ragazzo antipatico, come se lo temesse. Volevo capire perché, non volevo che si sentisse inferiore già dal primo giorno. Provai a spiegarmi il motivo di tutta questa protezione nei suoi confronti, nonostante lo conoscessi a malapena. C'era qualcosa nei suoi occhi che mi spingeva a fidarmi di lui, almeno credevo. Cercai il suo sguardo e, appena lo incontrai, gli sorrisi, cercando di essere il più rassicurante possibile. Lui sembrò farci caso e lo vidi rilassarsi leggermente.

Il professore continuò a parlare e spiegare il corso e le sue caratteristiche. Estraendo un piccolo blocco note e una penna, presi gli appunti principali che mi avrebbero aiutato a fare un quadro generale della situazione.
La lezione trascorse abbastanza in fretta, dovei ammetterlo, e il professore ci sapeva fare.
"Io ho finito per oggi, tu hai altre lezioni?" mi disse Francesco all'uscita.
"Sì, ho l'introduzione al corso di teatro. Quando presi parte all'openday, una studentessa mi diede un volantino con tutte le informazioni, quindi ho deciso di provare. Ti vuoi unire a me?"
Vidi Francesco fare una smorfia e scuotere la testa, come a dire: non fa per me.

Una volta salutato il mio nuovo amico, mi diressi verso la sala teatro, al piano terra.
Trovando la porta chiusa e pensando di essere in ritardo, bussai e aspettai qualche secondo, in attesa di una risposta, che non arrivò. Aprii la porta lentamente, sporgendo la testa. Non c'era nessuno; controllai l'orologio: no, l'orario era giusto. Per la prima volta in vita mia ero due minuti in anticipo. La sala era abbastanza piccola, ma davvero accogliente: in fondo vi erano circa sei banchetti allineati, che lasciavano spazio al resto dell'aula, e di fronte vi era un piccolo palco con delle quinte. Sorrisi alla visione di esso, ricordando i vecchi tempi, quando recitai e capii che quello era ciò che avrei voluto intraprendere come carriera. L'unica pecca della sala era la puzza di stantio, di chiuso, chissà da quando non circolava aria. Lasciandomi la porta alle spalle, mi incamminai verso le finestre e le spalancai. Nel momento in cui lo feci, sentii un rumore alla porta.

"Scusa, mi sono presa la libertà di aprir.."

Non riuscii nemmeno a completare la frase che, girandomi, vidi il ragazzo antipatico il quale era seduto davanti a noi durante la lezione precedente.

"Oh bene, non solo in aula, ma ti ritrovo anche qui!"

"Ciao anche a te, e benvenuta al corso di teatro. Ti chiami..?"

"Sofia, e non dirmi che sarai tu il direttore del corso perché sono pronta ad andarmene!"

Il ragazzo sembrò ferito, ma si ricompose subito e sfoggiò un sorriso ammiccante.

"In carne ed ossa, Sofia. Io sono Damiano" disse, scandendo il mio nome.

"Oh, perfetto!" esclamai, alzando gli occhi al cielo e poggiandomi una mano sulla fronte.

"Mi stai uccidendo con il tuo entusiasmo, Sofì! Comunque sia, non ho ricevuto molte adesioni a questo corso, quindi ti dico fin da subito che saremo pochi"

Sofì? Incominciamo bene.

"Fantastico, non potevi darmi notizia migliore!" dissi, sfoggiando un sorriso falsissimo

Lui sembrò non farci caso, e solo allora notai che teneva una borsa a tracolla, la quale posò su uno dei banchetti all'ingresso, estraendone dei fogli. Si avvicinò a me e me ne porse uno, invitandomi a prenderlo. Sbuffai e glielo tolsi dalle mani, incominciando a leggere.

"Romeo e Giulietta? Sul serio?"

Lo guardai con un'espressione abbastanza schifata. L'opera mi piaceva, e anche tanto, ma rientrava nelle pièce teatrali più messe in scena della storia.

"Hai intenzione di rendermi le cose difficili, o ti attieni al percorso che ho progettato st'estate, eh?"

Aveva ragione. Per quanto antipatico fosse, in quel momento ero l'alunna e non so per quale assurdo motivo, lui era il maestro.

Ma chi lo aveva nominato?

Ancora intenta a perdermi tra le battute, non sentii che dalla porta era entrata una ragazza. Sollevai lo sguardo e aprii leggermente la bocca. Era davvero bella. Alta, fisico slanciato, capelli biondi e occhi azzurrissimi.

"Bella, Damià!"

Il ragazzo si girò a guardarla e la salutò con un bacio sulla guancia. Fu allora che la ragazza mi vide e venne a stringermi la mano.

"Bella.."

"Sofia!" dissi, ricambiando la stretta.

"Bella, Sofì! Io me chiamo Victoria!"

Ancora?

Le sorrisi, spostando lo sguardo su Damiano, che mi stava sorridendo.

"Allora, iniziamo?"

Somebody Told MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora