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 "Come cazzo ha fatto a sapere che stasera saremo lì?" esclamò Francesco

Ci pensai su un attimo.

"Manuela"

Mi guardò con un'espressione indecifrabile, annuendo

"Lei ha sempre avuto una cotta per Vic, ricordi? Ha fatto di tutto per ottenere il suo numero"

"Ah, ecco chi era, la lesbica!" disse Fra, dandosi una manata sulla fronte

"Fra, che brutto soprannome!"

"Amo, ma mi hai visto?" disse, mettendosi in posa da fashion blogger.

Lo guardai per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere. Quanto mi faceva stare bene.

Finii di prepararmi e presi il mio migliore amico sotto braccio, incamminandoci verso l'uscita. Faceva freddo, e io non l'avevo programmato per niente. Dissi a Francesco di aspettarmi lì, mentre andai a prendere un giubbotto di pelle dall'armadio. Stavo salendo le scale, quando un suono di notifica richiamò la mia attenzione, lo stesso suono personalizzato di prima, di cui mi resi conto appartenere a Damiano.

Capisco che dopo tutto questo tempo tu
non voglia parlarmi, dato che hai visualizzato
ma te prego, media, ho bisogno de vedette.

Eccolo lì, il suo lato romano. Avevo visualizzato senza rispondere, come aveva fatto lui molte volte.

Digitai velocemente un messaggio, per poi prendere il giubbotto e tornare giù.

Damiano, non so davvero cosa ci diremo,

ma sì, ci sarò.

Tornai dal mio migliore amico, e insieme andammo ad aspettare la metro, passando per Via del Corso.

Rallentai il passo nel punto dove i Måneskin suonavano, ancora prima di diventare famosi.
La malinconia si impossessò di me. Francesco capì al volo e mi trascinò verso le scale della metro.

Arrivati all'università, scorsi un piccolo palco montato nei pressi del cortile. Non potei fare a meno di sorridere, vedendo Damiano fare il soundcheck. Stavo per avvicinarmi, quando un uomo alto e grosso mi bloccò il passaggio.

"Signora, ancora non si può entrare"

Signora? Non c'ho mica 40 anni!

"Innanzitutto, grazie per avermi chiamata signora, signore" gli sorrisi ironicamente "potrebbe dire a Damiano che Sofia lo cerca?"

"In un'altra vita, magari, lo farò"

Lo fulminai con lo sguardo e estrassi il telefono dallo zaino, sorretto dalle mani di Francesco.

Sono qui...

Mi affacciai quel poco che mi permise di vedere la faccia di Damiano nel ricevere il mio messaggio. Sorrise mostrando i denti, e il mio stomaco si ribaltò nel giro di mezzo secondo.

Disse qualcosa a Vic e scese dal palco con un salto, senza nemmeno utilizzare gli scalini. Corse per tutto il cortile, fino ad arrivare al portone e, vedendo che quel buttafuori cafone non si mosse, lo picchiettò col dito.

"Lei è con me"

Guardai l'uomo con uno sguardo soddisfatto, passando sotto il suo braccio, per poi girarmi verso Fra e mimandogli un semplice 'scusa'. Lui fece una smorfia divertita, facendomi il gesto 'dopo' col dito.

Mi girai verso Damiano e ci guardammo per qualche secondo.

Era come se il tempo non fosse mai passato, come se i suoi occhi neri non avessero mai smesso di leggermi dentro. Una lacrima scese involontariamente dal mio viso, e lui alzò il capo per ricacciarle indietro: era truccato e sicuramente aveva dedicato molto tempo a prepararsi.

Una volta essersi ripreso, abbassò il capo e mi abbracciò.

Quanto mi erano mancate quelle braccia, quel calore, lui.

E mi resi conto che mi ero fermata troppo tempo a pensare a come comportarmi, a cosa dire, quando in realtà non c'era nulla da esprimere a parole.

"Damià, che te sbrighi? Marta tra un minuto dà l'ordine de fa entra' 'a gente!" esclamò una voce a me familiare: Victoria.

Mi staccai dall'abbraccio e realizzai che ancora non mi aveva notata. Mi sporsi leggermente dal muretto e la vidi: calze a rete, minigonna in pelle, crop top leopardato e pelliccia bianca. Era sempre la solita Vic.

Lei restò immobile per qualche secondo, per poi correre ad abbracciarmi.

"Ciao scricciolo! Ma quanto me sei mancata!" mi disse, stringendomi ancora più forte

"Quanto mi sei mancata anche tu, Vic!" esclamai, appoggiando la fronte sulla sua spalla

"E no, eh! Niente lacrime per favore, che Vic c'ha messo 'n secolo pe' preparasse!" disse Damiano tra le risate.

Ci staccammo dall'abbraccio e lei mi schioccò un bacio sulla guancia.
"Non sparì, scricciolo, te voglio vedè in prima fila a urlà"

Le sorrisi, non era cambiata per niente. Si congedò facendo un gesto con le corna e uscendo la lingua.
Il mio sguardo tornò da Damiano, che non aveva mai staccato gli occhi da me. Mi sentii in imbarazzo, non ero più abituata a degli sguardi del genere, di quelli che capiscono tutto e niente.

"Ci vediamo dopo?" domandai

"Puoi scommetterci!" mi disse lui, dandomi un bacio sulla fronte.

Somebody Told MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora