Magnus era consapevole che avrebbe dovuto concentrarsi. Era pienamente consapevole che avrebbe dovuto scattare delle foto per completare il suo progetto per il corso di fotografia, ma il fatto era che il soggetto da lui scelto lo distraeva troppo. Non era colpa sua se il soggetto prescelto era il suo ragazzo e, guarda caso, fosse incredibilmente sexy. Oltre che mezzo nudo.
Ecco, questa era la cosa che più distraeva Magnus.
Era un sabato mattina di marzo – presto, troppopresto per Magnus, che non aveva ancora ingurgitato una quantità pachidermica di caffè – e si trovavano da soli nella palestra della scuola per il primo allenamento di Alexander da peso massimo. Il coach Garroway era in ritardo, così Alec, profondamente ligio al dovere, aveva iniziato a scaldarsi da solo, cominciando a saltare la corda – con il risultato che la sua maglietta era sparita più velocemente di quanto Magnus si aspettasse (gaudio e giubilo) e l’aveva portato a distrarsi. Il fatto era che i pettorali di Alexander lo fissavano spavaldi, quasi come se avessero voluto pavoneggiarsi della loro magnificenza, e si contraevano ad ogni salto che il ragazzo compiva, insieme alle sue gloriose braccia – altrettanto altezzose, a parere di Magnus, dal momento che anche i suoi bicipiti guizzavano ad ogni movimento, portandolo a provare il desiderio di sbavare senza ritegno.
Era così concentrato a seguire la gocciolina di sudore che scendeva dal petto di Alec che non riusciva a percepire altro.
“Magnus.”
Era perfettamente conscio che qualcuno lo stesse chiamando, ma sembrava una voce lontana. La sua attenzione era tutta per quella sfacciata gocciolina – che non si rendeva conto di quanto fosse fortunata, accidenti a lei – che adesso stava percorrendo la riga che divideva le tre paia di addominali di Alexander. L’avrebbe volentieri leccata via e avrebbe percorso lui stesso quel sentiero peccaminoso sul corpo del suo ragazzo…
“Magnus.”
…che era così oltraggiosamente figo.
“Magnus.”
Sul serio, come faceva a non rendersi conto che essere mezzo nudo e sudato era un attentato ai suoi poveri ormoni? Cosa avrebbe dovuto fare, guardare ma non toccare? Era come chiedere ad un goloso di stare lontano da un tavolo pieno zeppo di dolci. Impossibile. Allo stesso modo, era oltremodo impossibile per Magnus staccare gli occhi dalla figura longilinea e scolpita di Alec. Dalle sue spalle ampie e definite, dai muscoli delle sue braccia, dal petto e dall’addome ricoperti di peluria, dalla V che caratterizzava il bacino e indicava come una freccia un punto ben specifico di Alec, a sud, celato da quei pantaloncini vergognosamente corti.
“Magnus.”
Come poteva non farsi trascinare in un bollore cuoci-ormoni davanti ad una visione divina del genere? Non si poteva. Magnus era umano e aveva delle debolezze. E tutte erano causate dal corpo mozzafiato del suo ragazzo.
“Gucci fa schifo.”
Terra chiama Magnus: qualcuno aveva appena insultato un tesoro mondiale. E quel qualcuno era la causa della sua distrazione. Magnus inchiodò i suoi occhi in quelli di Alec, riducendoli a due fessure.
“Rimangiati questa eresia, passerotto, da bravo.” Non voleva suonare minaccioso, ma nonostante tutto, un velo di minaccia si percepì comunque. Non che Alec ne fu impressionato, comunque, visto che alzò le spalle, come se niente fosse.
“Ti ho chiamato quattro volte. Quattro, Magnus. Ho dovuto ricorrere alle misure di emergenza. Sai come si dice: a mali estremi, estremi rimedi.”
“Ti sei denudato.” Puntualizzò Magnus, accusatorio. “Secondo te avrei dovuto rimanere impassibile? Mi hai distratto. Non vuoi che mi distragga? Copri quella meraviglia che chiami corpo e mi avrai interamente lucido.”
Alec liberò una risata vigorosa e si sporse sulla panca davanti a lui dove aveva gettato la sua maglietta, allungandosi per prenderla. Magnus, che era seduto proprio su quella panca, gli afferrò il polso.
“Cosa fai?”
Alec alzò il sopracciglio solcato dalla cicatrice. “Mi copro?”
“E per quale motivo?”
“Perché non voglio distrarti.”
“Ma non devi vestirti per me, mi piace quello che vedo. Tanto. Rimani nudo.”
Alec si liberò dalla presa di Magnus e si avvicinò ulteriormente a lui, usando un ginocchio per divaricargli le gambe e mettersi tra di esse. Abbassò il viso alla sua altezza e, facendo passare lo sguardo dagli occhi alle labbra dell’altro, soffiò: “Sei un po’ contraddittorio, amore. Non trovi?”
Magnus deglutì rumorosamente. Il suo povero cuore non poteva reggere la combinazione‘Alexander nudo’ più ‘la sua voce incredibilmente roca che lo chiamava amore’. Non poteva. Era umanamente impossibile che esistesse qualcuno in grado di reggere tale combinazione. Era un inno alla gioia, una manifestazione della gloria celeste, un miracolo in forma umana.
“Potresti aver ragione.”
Alec annuì. I suoi occhi cervoni fissarono la bocca di Magnus, mentre avvicinò le labbra ad essa, ma senza toccarla. Il corpo del fotografo fu percorso da un brivido intenso. “Allora penso che dovresti scegliere: come mi vuoi, Magnus?” Gli occhi di Alec si alzarono di nuovo su quelli di Magnus, andandosi ad incatenare ai suoi proprio mentre si passava la lingua tra le labbra. Era un attentato ormonale bello e buono. Un gesto che bastò a far perdere a Magnus tutto il suo (precario) autocontrollo. Si alzò dalla panca e attirò Alexander a sé, facendo aderire il proprio petto al suo. Sentì una sorta di rammarico quando realizzò che tutto questo sarebbe stato di gran lunga migliore se anche lui fosse stato mezzo nudo, ma andava bene uguale. L’unica cosa che Magnus voleva fare era baciare quella bocca perfetta e usare le mani per abbandonarsi a quella tentazione pulsante di toccare il corpo di Alec. Cominciò con la sua schiena, accarezzando i suoi dorsali e le scapole, per poi scendere lentamente, seguendo tutto il perimetro della colonna vertebrale, andando sempre più in basso fino al fondo schiena, dove scese ulteriormente fino alle natiche, che agguantò senza premurarsi di essere delicato.
Alec rise sulle sue labbra, succhiandogli quello inferiore prima di parlare. “Pensavo ti interessasse la mia nudità. Non pensavo certo ti saresti interessato all’unica parte coperta.”
Magnus indietreggiò con il viso qualche centimetro per riuscire a guardare Alec bene negli occhi. “Chi sei tu e che ne hai fatto del mio innocente fidanzato?”
Alec rise ancora. “Sta’ zitto.” Disse, prima di infilargli una mano tra i capelli sulla nuca e tirarlo a sé per baciarlo, mentre l’altra andava a posizionarsi sul suo collo. Alec sapeva di buono e aveva quel modo di baciarlo che gli faceva attorcigliare le budella. Era cambiato, era migliorato. I suoi baci non erano più timidi e insicuri, erano irruenti ed esigenti, ma generosi allo stesso tempo. Come fosse possibile, Magnus doveva ancora capirlo, ma Alec riusciva a dare e prendere in egual misura anche se si trattava solo di un bacio. Lasciava che fosse Magnus a dettare il ritmo, ma poi improvvisamente, prendeva le redini e cominciava a baciarlo come più lo aggradava, alternando il tutto a piccoli morsi.
“Sono felice di costatare che almeno per voi questa giornata sia iniziata bene.”
La voce profonda del coach Garroway ruppe quella meravigliosa bolla in cui erano finiti, facendoli dimenticare che erano in una palestra e non in camera di Magnus, e li portò a separarsi. Alec sussultò così tanto che sembrava gli avessero appena fatto passare l’elettricità nelle vene, mentre le sue guance diventavano rosse per l’imbarazzo.
“Mi stavo scaldando.” Disse, cercando di portare l’attenzione del coach su qualcosa che non fosse la scena a cui aveva appena assistito.
Sul viso del coach comparve un sorriso eloquente. “Ho notato.” E se l’uomo voleva fare una battuta, Alec non riuscì a coglierla perché sbiancò, incapace di trovare qualcosa da dire.
Magnus lo vide persino trattenere il respiro. Un po’ lo capiva: non è mai bello essere beccati da uno dei tuoi insegnanti mentre hai mezzo metro di lingua nella gola del tuo ragazzo, mentre il suddetto ragazzo tiene le mani sulle tue natiche. Possono crearsi situazioni imbarazzanti.
“Rilassati, Lightwood. Siete adolescenti, Dio solo sa cosa vi fanno fare gli ormoni.” Scosse la testa, rassegnato. “Ho perso il conto delle volte che ho beccato tuo fratello e mia figlia nella stessa situazione. Ci sono abituato.”
“I-io…” tentò Alec, ma il coach lo interruppe, alzando una mano.
“Comincia a scaldarti. Sul serio.”
Alec divenne paonazzo, mentre il coach cercava di trattenere una risata. Quando il ragazzo afferrò di nuovo la corda che aveva abbandonato sul pavimento poco prima e cominciò a saltare, l’uomo si voltò verso Magnus. “Vai sulle gradinate, ok? Dopo l’allenamento potrai distrarre il mio pugile quanto ti pare, ma per adesso ho bisogno che sia concentrato.”
Magnus annuì e fece come gli era stato detto. Forse, se non avesse avuto Alexander a portata di bacio, anche lui sarebbe riuscito a concentrarsi e fare qualche foto seria da aggiungere al suo progetto.
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I got all I need when I got you and I
FanfictionLa FanFiction nasce su EFP, l'autrice originale si chiama Roscoe24, tutti i diritti sono riservati a lei e con il suo consenso posso trascrivere la storia qui su Wattpad. Potete trovarla su Efp sotto "Fan Fiction: Serie TV > Shadowhunters" ========...