Io odio la montagna - Capitolo 44🌹

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Mi siedo sulla valigia.
Perché cavolo non riesco a chiuderla?
Ho un problema con le valigie, mi sa.
<<Fil, ho un problema! Mi serve il tuo culo, il mio non mi basta>> urlo.
<<Arrivo!>>
<<Non ho ben capito>> urla mia madre.
Ridacchio.
Filippo spalanca la porta.
<<Ho sentito che qualcuno ha bisogno del mio culo.>>
<<Siediti sulla valigia, per favore.>>
Si siede.
<<Quanta roba hai messo questa volta?>>
<<Il necessario.>>
Alzo le spalle.
<<Immagino...>>
<<I biscotti al cacao devo portarli per forza.>>
<<Hai messo le patatine?>>
<<Ovvio.>>
<<I cereali?>>
Annuisco.
<<Le barrette ai cereali?>>
Annuisco.
<<Mmh... Le caramelle?>>
Annuisco.
Dopo vari tentativi, riesco a chiudere la zip.
<<Hai portato...>>
<<Basta, Fil. La mia valigia non è un supermercato.>>
<<Ragazzi, la colazione è pronta>> urla mia madre dalla cucina.
<<Frittelle, arrivo!>> esclama Filippo.
<<Aspetta, Fil, mi aiuti a portare la valigia?>>
Chiude la porta.
Troppo tardi.
Cerco di alzarla, ma mi cade su un piede.
<<PORCA MERDA!>> urlo dal dolore.
<<BEATRICE, QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI MODERARE IL LINGUAGGIO?>>
Sento delle risate da parte di Filippo che si sta beatamente gustando le frittelle.
Trascino la valigia fino a quando non mi cade dalle scale provocando un qualcosa simile al terremoto.
Per non bastare, scivolo a causa di un rotolo di carta igienica finita che qualcuno ha lasciato sul gradino e cado sulla valigia.
La giornata è iniziata decisamente male.
<<Ma cos'è? Un terremoto?>>
Mia madre arriva allarmata, seguita da Filippo e Mirko.
<<È caduta la ringhiera?>> chiede mio padre correndo.
<<Che cazzo ci faceva un rotolo di carta igienica sul gradino?>> sbraito, sventolando quel dannato rotolo.
Cala il silenzio.
Filippo non riesce a trattenere le risate e scoppia a ridere, portandosi una mano sulla bocca.
I miei genitori e Mirko lo seguono a ruota.
Non so se ridono per la mia caduta o per la risata contagiosa del mio ragazzo.
Forse per entrambe le cose.
<<Come fate a ridere? Mi sono quasi rotta le costole.>>
<<Sembri una balena spiaggiata>>, sbotta Filippo con le lacrime agli occhi.
Si siede a terra e si trattiene la pancia.
Vedendolo in quello stato, mi metto a ridere anch'io.
L'unica cosa positiva è stata sentire la sua bellissima risata.
Mi piace farlo ridere, anche se fa parecchio male cadere dalle scale.
Spesso lo faccio ridere involontariamente; mi viene spontaneo dire cazzate o scivolare mentre scendo le scale con le mie enormi ciabatte a forma di unicorno.
Un giorno di questi le butto fuori dalla finestra quelle dannate ciabatte, anche se sono carine e morbide.
Filippo si alza e torna serio.
Ma che dico?
"Filippo" e "serio" stanno malissimo insieme in una frase.
Manco si può sentire.
Meglio non esagerare, eh!
Rifaccio la frase: torna alla normalità.
Molto meglio.
Mi aiuta ad alzarmi e mi prende a mo' di sposa.
Mi stende sul divano e si siede accanto a me.
<<Scusami per poco fa. Tutto okay?>>
Mi accarezza dolcemente il viso.
<<È tutto okay. Sentire la tua risata mi ha fatto dimenticare la caduta. Il fatto è che ormai con tutte queste cadute non faccio più caso ai lividi sul fondoschiena.>>
Ride.
<<Che c'è adesso? Ho detto cazzate?>>
<<Tu dici sempre cazzate, ma ti adoro lo stesso. Se non ci fossi tu, chi mi farebbe ridere?>>
Mi bacia.
<<Fil?>>
<<Piccola?>>
<<Mi hai lasciato da parte qualche frittella?>>
Si gratta il retro del collo.
<<Ehm...>>
<<FIL!>>
<<Devo correre?>>
<<Esattamente.>>
Afferro una rivista dal tavolino e inizia a correre.
"Come passare dal dirsi parole dolci a correre come matti per la casa in cerca di aiuto. Tutorial di Beatrice Rossi e Filippo Mangiatore di frittelle."
<<RAGAZZI, SMETTETELA! TRA UN PO' SI PARTE>> urla mia madre.

Avete presente quando tutto va alla grande e si è felici di andare in vacanza?
Io no.
Ho un livido sulla coscia perché Filippo non mi ha aiutata a portare la valigia.
Sto morendo di fame perchè ho mangiato solo una mela perché Filippo ha mangiato tutte le frittelle.
Sto trascinando la valigia in giardino per metterla nel cofano della macchina perché FILIPPO NON MI AIUTA.
Mi si stanno spezzando le braccia.
<<Fanti!>> urlo.
<<Che c'è?>>
<<Dammi la tua valigia, tu prendi la mia.>>
Lascio la valigia e cade sul suo piede.
Ops.
Impreca.
Sollevo la sua che è leggerissima.
<<Fil, cosa hai messo qui dentro? Solo un pacco di fazzoletti Tempo?>>
Alza le spalle.
<<Il minimo indispensabile.>>
Arrivano Lorenzo e Cristina felici come una Pasqua.
Certo, loro non hanno a che fare con fidanzati che mangiano come se fossero incinte e pantofole scivolose ogni santo giorno.
Quando abbiamo detto loro che saremmo andati in montagna, ci hanno pregati di venire con noi.
Quindi, abbiamo detto "Perché no?".
<<Non vedo l'ora di arrivare. Adoro la montagna!>> esclama Cristina.
Mi abbraccia contenta.
<<Io odio la montagna>> diciamo all'unisono io e Filippo.
Questa cosa di essere sincronizzati è strana.
<<Molto meglio una vacanza al mare>> dico.
Filippo mi dà ragione.
Ci diamo il cinque.
Sistemate le valigie, entriamo in macchina.
Metto la cintura e prendo un respiro profondo.
Mette in moto.
<<Posso guidare io?>> chiedo.
<<No, l'auto è mia.>>
<<Guarda attentamente la strada.>>
<<Fidati.>>
<<Non perdere di vista i nostri genitori, seguili attentamente.>>
<<Lo so, lo so.>>
<<Non può guidare Beatrice?>> chiede Lorenzo.
<<Hai sentito?>>
<<Ma insomma! Nessuno si fida di me?>>
<<Dopo avermi quasi uccisa con i tuoi spaghetti, non riesco più a fidarmi di te.>>
Dopo circa mezz'ora Lorenzo e Cristina sono già crollati in un sonno profondo.
Lorenzo la tiene stretta e ha la testa appoggiata sulla sua spalla.
<<Che carini! Mi ricordano me e te quando siamo andati in campeggio insieme>> dico.
Ridacchia.
<<È stato bello fingersi dei ladri.>>
<<Ricordo che abbiamo litigato perché mi hai fatta cadere nel lago.>>
<<A me è piaciuta quella vacanza.>>
<<Ah, sì?>>
<<Soprattutto quando abbiamo dormito abbracciati nella tua tenda.>>
Fa l'occhiolino.
Sorrido.
Mi sporgo e gli dò un bacio sulla guancia.
È fatto così: molto spesso fa il coglione, ma è il ragazzo più dolce che esista.

<<MA CHE CAZZO È?>>
<<Beatrice!>>, mi rimproverano i miei.
<<Dovrei vivere in questa catapecchia per tre giorni?>>
Non è colpa mia se non so tenere a bada la lingua.
Filippo mi cinge i fianchi e nasconde il viso nell'incavo del mio collo.
Lo sento ridacchiare.
Le sue labbra mi fanno il solletico.
<<Abbiamo trovato questa. Accontentati>>, si giustifica mia madre.
<<Almeno possiamo prendere la camera matrimoniale>> sussurra Filippo nel mio orecchio.
Fa un sorriso sghembo.
Sorrido e gli dò una leggera gomitata.
<<Bene, adesso dobbiamo scegliere le stanze...>> inizia mio padre.
Prendo il mio ragazzo per mano e lo trascino in una delle tre camere da letto matrimoniali.
<<Ho già scelto.>>
Chiudo la porta.
<<Non combinate guai>> urla sua madre dietro la porta.
<<Merda.>>
Gli salto in braccio e indico un enorme ragno sul muro.
<<Oh, cazzo.>>
<<Fa qualcosa, Fil.>>
Lo abbraccio forte.
<<Assolutamente no. Io quel coso non lo tocco.>>
Molto mascolino il suo comportamento, devo dire.
Il ragno si muove.
Indietreggia.
<<Sei tu l'uomo.>>
<<Sì, ma... Ma tu a volte ti comporti come un uomo.>>
<<Che significa? Uccidilo. Adesso.>>
<<Scappiamo?>>
<<Scappiamo.>>
Esce dalla camera come un forsennato.

<<Pensi anche tu quello che penso io?>> gli chiedo.
<<Ovvio.>>
<<Sei sicuro che non è pericoloso?>>
<<Ci sono io, tranquilla.>>
<<Ma che fortuna.>>
<<Dai, sali.>>
Mi aiuta a salire.
Si siede davanti a me e accende.
Fa un forte rumore.
Lo stringo forte.
Iniziamo a girare intorno la casa.
<<È divertente>> urlo.
<<Già.>>
Tutti escono fuori, a causa del rumore che fa questo affare.
Ci stavamo annoiando, ma poi ci è venuta questa idea geniale.
<<Ma che su... BEATRICE, FILIPPO, SCENDETE DA QUEL TAGLIAERBA!>> urla mia madre.
Va più veloce.
Mirko prende il cellulare e ci fa un video.
Lorenzo e Cristina ci guardano sbalorditi.
I nostri genitori sono leggermente infuriati.
<<Fil, sai fermarlo?>>
<<Certo.>>
<<Allora fermarlo, stiamo andando troppo velocemente.>>
Prova a spegnerlo.
<<Non si spegne.>>
<<COME? Oddio! Attento, c'è un albero.>>
Andiamo a sbattere.
<<Si è spento.>>

Mio padre entra nella nostra camera con un fazzoletto.
Uccide il ragno con un colpo secco sotto lo sguardo impaurito mio e di Filippo.
Se fossi un genitore, non riuscirei mai a uccidere un ragno se mio figlio me lo chiedesse.
<<Fatto. Avevate paura di un piccolo ragno innocente.>>
<<Non era piccolo, papà.>>
<<Domani facciamo i conti per aver ammaccato il tagliaerba del proprietario. Buonanotte.>>
<<Buonanotte, pa'.>>




Ammettetelo, questa non è una fanfiction normale.

Dopo di te | Irama/Filippo FantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora