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Sono solo di passaggio...

La situazione si mostrava sempre più complicata del previsto.

Le settimane al mare sembravano volare via più veloci del vento.

Matilde passava le sue sere accompagnata dalla sua migliore amica e ogni tanto usciva con il fratello e Riccardo.

Erano tutti e quattro che passavano la loro estate alla casa al mare dei nonni.

Erano un perfetto quartetto, chi li guardava da fuori pensava che fossero delle coppie di fidanzati, ma in realtà non sapevano che c'era il mare in mezzo.

Matilde non voleva parlare con Riccardo e a stento lo guardava in faccia.

Si sentiva in colpa per il fratello ed era convinta che per lui era lo stesso.

La sua gravidanza era arrivata ad un punto di decisione.

Non lo sapeva ancora nessuno a parte Ludovica di ciò che le stava crescendo dentro.

E a malincuore aveva deciso che doveva porre fine a ciò che era il frutto di una sera.

Oggi sarebbe arrivata la madre per il weekend, e Matilde aveva deciso di dirgli la verità.

Aveva un appuntamento fissato al ospedale il giorno dopo e nessuno poteva fargli cambiare idea.

Si sentiva ancora troppo piccola per conoscere questo grande peso.

Non riusciva a dormire, non mangiava e non beveva.

Anche la nonna Tina aveva capito che c'era qualcosa che non andava e cercava di stare più tempo possibile con la sua nipotina.

Lei però aveva un caratteraccio.

Preferiva soffrire sola anziché parlare con qualcuno.

Ma la nonna più testarda di lei aveva deciso che doveva capire cosa aveva la sua nipotina.

«Allora mi dici cosa ti passa per la testa, non mangi, non dormi, sei sempre irritata, non parli con nessuno, sei pallida in volto e ogni volta che qualcuno ti dice qualcosa di carino lo mangi, non è che sei innamorata?».

Indugio a fargli una domanda molto molto scomoda.

«Nonna cosa sei un detective in cerca della verità?».

«Sto solo cercando di capire cosa ti passa per ora».

La nonna riusciva a leggerla dentro e non riuscì a trattenere il suo sguardo che scoppiò a piangere.

«Oh bambina mia, va tutto bene tranquilla ci sono io qui con te adesso».

La strinse in un abbraccio lieve e poi tornò a sedersi di fronte a lei, posizionando una mano su quella della nipote, mentre con l'altra levava via le lacrime che erano cadute dai suoi occhi.

«Nonna non è facile spiegare cosa mi sta succedendo per ora, io non riesco nemmeno a capacitarmi di come sia successo, mi sento così piccola e indifesa, non so come si sta al mondo e non riesco a farmi carico di una cosa del genere».

La nonna in silenzio, uscì dal cassetto della cucina una fotografia e gliela porse davanti agli occhi.

«Matilde, questa sono io a diciotto anni».

Era una foto della sua nonna, al mare mentre indossava un vestito rosso che evidenziava le curve di una donna incinta.

«Qua aspettavo il mio unico bambino maschio..il tuo papà, ero così piccola all'epoca e stavo da poco con tuo nonno, ma noi ci siamo innamorati e poi è nato il frutto del nostro amore, non abbiamo indugiato nemmeno per un secondo e abbiamo creato la nostra piccola grande famiglia».

Le sorrise, in fondo sapeva che sua nonna aveva già capito tutto, non era mica scema e nonostante l'età era parecchio sveglia.

«Si nonna, ma la situazione era diversa prima...io a settembre inizierò l'università e sarò sola senza nessuno».

«Non  è vero ci sarò io, ci sarà tua madre, tuo fratello, la tua migliore amica e ci sarà anche il padre del bambino ne sono sicura».

«Questo non lo puoi sapere perché io non so se porterò avanti questa gravidanza e se lo dirò al padre».

La nonna cristiana da generazioni non avrebbe mai concesso che la nipote avrebbe "eliminato" quello che lei chiamava problema con uno schiocco di dita.

«Io lo capisco che è una decisione tua, ma poi tra vent'anni quando ti guarderai allo specchio cosa dirai a quella ragazzina che diventerà una donna che non ha voluto continuare la gravidanza?»

«Che forse anche se ha sbagliato ha fatto bene a non avere un bambino mentre lei era ancora una bambina».

Il giorno dopo si era fatta lasciare dalla madre al ospedale.

Non appena era arrivata e con il cuore in mano le aveva parlato, insieme alla nonna Tina che la supportava.

Sua madre non le aveva fatto grandi scenate.

Certo lei sperava per sua figlia un altro futuro che quello fatto così presto di pannolini e biberon, ma lo schiaffo  che voleva dargli si era tramutato in carezza non appena l'aveva vista scoppiare in lacrime di fronte a lei.

Era lì che cercava il coraggio di entrare ma non si animava a farlo.

La madre le aveva chiesti se volesse compagnia,
ma lei aveva risposto che se la doveva sbrigare da sola.

Sua nonna, sua mamma e Ludovica erano con lei anche a distanza,pronte a sostenere ogni tipo di decisione che lei avrebbe scelto per il suo futuro.

Si diresse nel padiglione A.

Prese l'ascensore e clicco il terzo piano.
Era quello che si occupava di queste decisioni delicate.
Non sapeva cosa stava facendo fin quando le porte non si aprirono.
Si torvo al interno del reparto di neonatologia.
Dove mettono i bimbi appena nati.
Infatti i loro pianti riecheggiavano nella stanza.

C'erano un sacco di persone davanti al vetro che scattavano foto, o si congratulavano con i neo papà.

Tutti li felci e contenti.

Piano piano si avvicinò anche lei.
C'erano più di dieci neonati l'uno accanto agli altri in fila indiana.

I maschi si riconoscevano dai braccialetti blu e le femminucce da quelli rosa.
Urlavano, piangevano e avevano fame.

Ma nonostante il casino che vi era attorno erano tutti così felici, perché stavano festeggiando la nascita di nuove piccole innocenti vite.

C'era un solo bambino che non piangeva e dormiva beato tra la confusione generale.

«non è buffo quel bambino,che è l'unico che non piange?».

Le domandò una signora accanto a lei.

«si è proprio carino».

«quello è il mio piccolo nipotino, si chiama Matteo è appena nato».

Matilde si asciugò le lacrime e poi sorrise alla signora che le aveva appena parlato.

«c'è anche il suo?». Le domandò

«no...io sono solo di passaggio io».

A volte  la cosa migliore è complicare tutto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora