13

65 4 0
                                    

Le parole hanno un peso.

La mattina seguente, Matilde aveva ancora nella mente tutte le immagini della giorno prima , che aveva incamerato nella cartella dei bei momenti, accanto a tutto ciò che riguardava la sua adolescenza e i ricordi di suo figlio.

Aveva passato la più bella cena della vigilia di natale della sua vita.

Per lei il natale era magia, speranza, gioia e tanta, molta felicità.

Quando la sera si erano seduti tutti a tavola e come voleva la tradizione avevano mangiato a base di pesce, avevano iniziato a raccontare i migliori aneddoti dei natali passati, specialmente da quando c'era Edoardo, avevano ricordato soprattutto quando a soli pochi mesi, gattonando aveva fatto si che il loro grande albero di natale cadesse e con esso tutte le decorazioni fatte di glitter e brillantini finirono ovunque.

oppure raccontarono di quando marco aveva fatto bruciare tutto l'arrosto nel forno ed erano dovuti andare a comprare uno già pronto.

Riccardo stava li ad ascoltare con la speranza di poter passare altri natali insieme alla sua piccola grande famiglia, stava raccontando di come da piccolo lui aspettava con trepidazione babbo natale che si calava dal camino di casa sua, beveva il latte e mangiava i biscotti che lui stesso gli aveva lasciato qualche ora prima e la mattina seguente scartava il suo regalo.

«Ve lo giuro, è stato uno choc scoprire che babbo natele era mio padre».Aveva aggiunto al suo racconto, facendo scoppiare tutti gli altri in una risata.

Poi scartarono tutti insieme sotto l'albero i regali, la quale la maggior parte erano di Edoardo, ed infine continuarono discutere, tutti insieme.

Poco dopo passata l'una,la mamma Alice aveva dato segni di cedimento, proprio come la nonna ed Edoardo qualche ora prima.

«Se vuoi lo metto a letto io».
Le chiese vedendo che il bambino dormiva tra le braccia di Riccardo.

Per la prima volta Edoardo dopo che aveva giocato tutta la sera con la sua nuova motocicletta rosso fuoco regalata da Riccardo gli si addormento proprio sulle braccia, a Matilde le era esploso il cuore mentre sua madre e sua nonna furono molto felici di sapere che anche per lei c'era un'altra opportunità di vedere la sua famiglia completa.

«Non si preoccupi signora, lo porto io su».

«Va bene ragazzi, allora vi auguro buona notte».

salì silenziosamente le scale e poi scomparve tra il buio notturno del piano di sopra.

«Grazie». Gli sussurrò Matilde all'orecchio.

«Non dirmi grazie per una cosa semplicemente ovvia».

Si guardarono negli occhi dimenticandosi che davanti a loro c'era marco che stava in silenzio aspettando di port entrare in punta di piedi in quella delicata situazione.

Si schiarì la gola, riportando all'attenzione  su di lui, in imbarazzo Matilde fece finta di nulla, il cellulare di Marco squillò.

«Dimmi...intendi adesso...non è un po' tardi...ok dai arrivo».

si alzò da terra e poi rivolse uno sguardo all'amico.

«Paolo mi ha chiesto se lo raggiungiamo al vicolo vuoi venire?».

«No marco, vai tu...io sono stanco, tra un po' vado a casa».

Riccardo era cambiato, non era più quel adolescente che pur di non stare a casa se ne inventava di ogni.

Aveva sempre voglia di stare in giro, a bere e fare serata con gli amici.

Non era più quel ragazzo che ne aveva una diversa ogni sera.

A volte  la cosa migliore è complicare tutto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora