Chapter twenty two -"Dubois"-

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Point of view of Andy


Qualche ora prima




Sentii un leggero tichiettio alla porta.
Amavo svegliarmi e sapere che lui era con me, anche se non concretamente.

Afferrai il telefonino trovando una sua notifica che mi fece sorridere.
Mi ero svegliato nel cuore della notte. L'avevo sognato. Avevo sognato me e lui mano nella mano, ma mi era rimasto quel retrogusto amaro perché era inevitabile, lui non era qui.

Il bussare alla porta non dava segni di cedimento.

Mi alzai indossando una maglietta larga e aprii la porta.
-"Signorino Sprinkl. Buongiorno"-
Sorrise la donna delle pulizie che lavorava all'interno della casa famiglia.

-"Ciao Mery"-

Avrà avuto sui cinquanta anni. Era bassa con una corporatura robusta. I capelli rosso carota gli incorniciavano il viso solcato dalle rughe ormai evidenti.

-"La direttrice mi ha informato che qualcuno desidera conoscerti"-
-"Come?"-
-"Scendi velocemente in atrio"-

Le mani tremavano. Avevo una strana sensazione.

Indossai una polo e dei classici pantaloni.
Scesi le scale salutando talvolta qualche ragazzo.
-"Eccolo"- esclamò la direttrice.
-"Buongiorno"- sussurrai.
-"Andy, loro sono i signori Dubois"-
-"Piacere"- allungai la mano che protemente afferrarono.

Erano due signori sulla trentina o poco più.
Lui era biondo, ben posato, una corporatura rigida e definita. Due occhi color pece che mi scrutavano indagatori.
Lei invece aveva i capelli corti. Non arrivano alle spalle. Mora con due occhi color mogano.
-"Avevano inviato una domanda alla casa famiglia già da qualche anno. Vogliono te. Nessun altro. Abbiamo accettato. È più convenievole per te far parte di una nuova famiglia. Che ne dici?"-

Non riuscivo a parlare.
Era come se centinaia di piccoli aghi stessero bucando le mie vene.

-"Non voglio"-
-"Andy, è un' opp- "-
-"Ho già i miei genitori"-
-"Sono morti"-
-"Non ne voglio altri"- risposi con voce atona.

-"Andy, giusto?"- sorrise la donna.
-"Se accetterai potremmo darti una casa dove vivere. L'affetto che ti è mancato. Abitiamo in Europa da qualche anno. Non ti piacerebbe visitarla?"-
-"Ho una vita qui. I miei amici. L'università. Non abbandonerò nessuno"-
-"Andy conosci la situazione all'interno dello stabile. I posti letto mancano. Non si ripeterà più un'occasione del genere."-
-"Non voglio"-

L'uomo continuava imperterrito a guardarmi, senza dire nulla.
-"Che ha da guardare lei?"-

Sorrise annullando le distanze. Stava per poggiare una mano sul mio volto, ma mi ritrassi.
-"Sei proprio come ti descriveva lui. Forte, ribelle, testardo, altruista. Devo continuare?"-
-"C-come cos- "-
-"Sono il fratello di tuo padre"-
-"Non ha fratelli"-
-"Diciamo che non siamo proprio consanguinei. Sua madre ha sposato mio padre. Non te l'ha mai detto lo so. Aveva una rara malattia che se non curata lo avrebbe portato a morte certa. Prima dell'incidente aveva prenotato un appuntamento. Sul testamento ha richiesto la volontà che se gli sarebbe successo qualcosa, mi sarei preso cura di te"-

Non poteva essere vero.
Una malattia.

Ebbi un forte capogiro, accompagnato da un senso di nausea.
-"Stai bene?"- mi prese per le braccia l'uomo prima di cadere a terra.
-"No"- singhiozzai.
-"Era la volontà di tuo padre ed anche la mia. Non posso vederti chiuso qui dentro. Potrai continuare la tua vita in Europa. Che ne dici?"-
-"Non voglio venire"-
-"Ti lasciamo il nostro numero di telefono. Se vorrai potrai venire a stare da noi per qualche giorno. Vediamo se funziona d'accordo?"-
-"Perché ora?"-
-"Perché prima eri troppo piccolo per capire"-

Non ce la facevo più.
Afferrai il biglietto con l'indirizzo e scappai via.

Perché adesso?
Perché ora che avevo trovato l'uomo della mia vita?
Come farò ora?









Point of view of Shane

Era da poco tramontato il sole.
L'autobus sfrecciava nella notte.
Le macchine correvano sull'asfalto asciutto per tornare a casa per la cena.
Le stelle pian piano scomparivano dietro le nuove.
Avevo inviato un messaggio a Davis informandolo sulla mia destinazione.

Ultima fermata.
Scesi una volta che le porte si erano aperte.
Il vento freddo della notte mi colpì il viso. Tirai su la giacca fino al naso.

Dovevo capire.
La struttura era immensa.
I cancelli la circondavano. Un maestoso edificio rosso si innalzava nel cielo.

Citofonai ed attesi.

I cancelli si aprirono.

-"Buonasera. Desidererei vedere la signora Joseline Allen"-
-"Mi dispiace, ma l'orario delle visite è appena terminato"-
-"La prego è urgente"-

-"Dieci minuti"-

Mi accompagnò all'interno di un corridoio molto lungo.
Le porte si estendevano su ambo i lati.

Ci fermammo davanti ad una porta colorata di giallo.
-"Sta riposando. Prego"-

Avanzai.
Era distesa sul letto.
-"Shane"- sussurrò commossa
-"Mamma"- mi abbracciò.
-"Come stai?"-
-"Meglio"-
-"Grazie per avermi salvato da Seen"-
-"Scusami tu figlio mio. Per tutti questi anni- "- venne interrotta da un singhiozzo.

Sospirai.

-"Perché sei qui?"-
-"Ho trovato una foto nello scantinato di casa"-

Gliela porsi.
Si irrigidí mentre le mani cominciarono a tremare.
-"Chi è lui?"-
-"Non so"- rispose velocemente ridandomi la fotografia.
-"Mamma. Ho bisogno di sapere"-

I suoi occhi si fecero umidi.

-"Era tuo padre"-
-"Dove si trova? Ti prego. Come si chiama?"-
-"Alexander Lee Meer. Aveva diciassette anni quando partorii. Avevo cinque anni in più. Dopo due anni che passammo insieme capì di essere omosessuale. Non fu questo a sconvolgermi. Aveva un sogno. Diventare un medico di frontiera. Voleva partire. Sarebbe partito per l'Iran e non sapevo quanto sarebbe stato via."-
-"Perché non mi hai mai parlato di lui?"-
-"Perché non volevo che mio figlio avesse un padre scostante. Sono stata egoista lo so."-
-"Perché egoista? L'hai fatto per me"-
-"Non potevo sopportare di vederlo con altri uomini"-
-"Eri innamorata di lui?"-
-"Me lo chiedo spesso anche io"-
-"Mi odi?"-
-"Perché Shane? Come potrei?"-
-"Sono anch'io gay"-
-"Tesoro. Ero giovane. Non capivo. Vedevo solo ciò che volevo. Lui è stato sincero, non ti ha mai abbandonato. Sapevo ogni cosa di te. Fino ai tuoi dieci anni."-
-"Poi?"-
-"Poi smisi di contattarlo"-

Le lacrime ormai cadevano senza fine.

-"Come vi siete conosciuti?"-
Mamma sorrise tra le lacrime.
-"Ero un'amica del suo migliore amico. Ci siamo incontrati ad una festa d'università"-

Sorrideva come non non faceva da troppo tempo.
-"Come si chiama il tuo ragazzo?"-
-"Sono due"-

Le guance si infiammarono.
Spalancò gli occhi sorpresa.
Poi scoppiò a ridere.
-"Mamma!"- urlai imbarazzato
-"Scusa scusa. Sei troppo tenero quando arrossisci"-
-"Come si chiamano?"-
-"È un interrogatorio?"-

Sbuffò.

-"Davis ed Iaan"-
-"Mi piace"-
-"Mamma"-

Tornai serio un attimo.

-"Dimmi amore"-
-"Papà potrebbe essere tornato?"-
-"Si. L'ultima missione l'ha svolta in Afghanistan. Dopo dieci anni di mandato hai qualche mese di permesso"-

-"Ragazzo le viste sono terminate."-
-"Ti voglio bene"-
-"Anche io. Cerca di riprenderti"-

Uscii con un peso in meno sul cuore.
Ora sapevo chi era mio padre. Almeno pensavo.
Avrei scoperto tutta la verità.

Yᵒᵘ Oᶰˡʸ Lᶤᵛᵉ Oᶰᶜᵉ

Excuse Me While I Kiss The Sky ◆ Tematica Omosessuale ◆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora