Capitolo 71

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Cami
Avevo un brutto presentimento. Non so esattamente il come o il perchè, ma sento che da un momento all'altro succederà qualcosa. Di certo, Ethan era la causa principale di quella sgradevole sensazione e la cosa più brutta era che non potevo nemmeno occuparmi della faccenda. Avevo un aereo per la Florida che mi aspettava alle tre del mattino e non riuscivo proprio a prendere sonno. Ethan continuava a comportarsi in maniera strana e nonostante nel suo cellulare non ci fosse nulla di compromettente, sapevo che mi stava nascondendo qualcosa. Certe volte era talmente pensieroso che non sentiva nemmeno ciò che gli dicevo. Dovevo richiamare la sua attenzione più volte per cercare di avere in dialogo con lui e ultimamente andava a lavoro più presto la mattina.
Diceva di avere parecchi impegni e prendeva più appuntamenti del solito. E poi c'era quella sua perenne distrazione che sembrava fare parte della nostra relazione che era diventata a tre.

Più tardi, verso l'una, inizio a preparare il mio borsone. Ethan è sveglio e il trillo del suo cellulare attira la mia attenzione. Lui sembra fare finta di nulla e lo ignora. Poi mi raggiunge e mi abbraccia forte da dietro, come se la mia partenza fosse definitiva.

«Non ho intenzione di andarmene per sempre» dico seria.

«Ti amo così tanto, Cami» mi sussurra.

Lo spero. «Nemmeno tu te ne andrai, vero?».

«No. Perché dici così?».

«Non voglio affrontare l'argomento adesso perché la situazione potrebbe degenerare e starò via per tre giorni. Non voglio litigare, Ethan ma ho capito che c'è qualcosa che ti turba» dico. Poi, prendo tutto il coraggio che ho in corpo e confesso: «Ho controllato il tuo cellulare».

Vedo Ethan che si acciglia e poi sul suo volto compare un'espressione delusa. «Non ti fidi di me».

«Mi fido» mi affretto a dire. «Ho paura. Ho il terrore che qualcosa possa separarci».

«Niente al mondo potrà mai separarci. Ci amiamo, abbiamo lottato per noi. Mi conosci e sai che non ti farei mai del male. Ma non capisco cosa speravi di trovare sul mio telefono. E scommetto che non hai trovato niente».

«Già. È stata un'azione stupida e ti chiedo scusa, davvero» dico profondamente pentita.

Lui non merita tutto questo, ma non riesco a scacciare i cattivi pensieri. Cosa c'è che non va? Perché improvvisamente mi sento così impotente?

«Cami, fai due calcoli. Questa nostra storia va avanti da anni. Ho rischiato di perdere tuo fratello per poter stare insieme a te, ho tenuto duro nonostante la distanza, ho tradito per te e lo hai fatto tu per me. Adesso stiamo insieme e non ci manca niente. Viviamo insieme perché non volevamo più sprecare altro tempo e tu credi che ci sia qualcosa che potrebbe minacciare la nostra felicità?».

«Ho paura che svanisca da un momento all'altro» sussurro.

«Non lo permetterei» mi rassicura Ethan. «Non hai bisogno di rassicurazioni. Da quando sei diventata così insicura?».

Da un paio di settimane, vorrei dirgli. Da quando hai ricevuto quella strana telefonata e da quando ti comporti in modo strano. Ma non dico niente di tutto ciò, mi limito a fare spallucce e lo abbraccio di nuovo prima di separarci momentaneamente.

Più tardi, dopo essere salita in macchina con mio padre, diretti verso l'aeroporto, mi prendo qualche minuto per riflettere lucidamente.
Credo ad ogni singola parola detta da Ethan. Non permetterebbe mai che la nostra relazione venga minacciata e lo ha dimostrato nel corso di questi anni. Lui più di tutti ha lottato per noi, ma lo conosco e so che nasconde qualcosa.

«Problemi in paradiso?» chiede mio padre, una volta saliti in aereo.

Speravo sinceramente che non accorgesse di nulla, ma papà è sempre stato un osservatore attento. Non sono mai riuscita a nascondergli nulla e speravo che, nel corso degli anni, sarei riuscita a migliorare la mia tecnica, ma con lui fallisce sempre.

«No» mento. «Ho solo sonno».

Come immaginavo, papà non si beve le mie scuse e dice: «Se tu e Ethan avete qualche problema, non rimandate l'inevitabile. Prima o poi dovrete parlarne. Tua madre e io avevamo lo stesso problema. Lei mi ha tenute nascoste alcune cose e quando le ho scoperte non volevo più avere nulla a che fare con lei. Ma quando mi sono accorto che non portava a niente non parlare, ho deciso di prendere in mano la mia vita e darle una svolta. E meno male che l'ho fatto, altrimenti tu non saresti qui oggi».

Bleah!

Mi limito a guardare mio padre seria, rifletté su ciò che ha detto e ha pienamente ragione. Non dovevo rimandare il discorso. Forse avrei dovuto chiarire la situazione fin da subito e se era il caso, chiudere la nostra storia, perché sono più che certa che quello che mi nasconde non mi piacerà.

L'indomani, papà e io raggiungiamo il quartiere residenziale e il centro economico della città, Downtown Miami. Dobbiamo concludere alcuni contratti e questa è la mia occasione. Papà mi farà da supporto alla riunione con la Tour Ltd. e interverrà solo se lo riterrà necessario. Questo però non accade perché sono riuscita a far pendere dalle mie labbra ben quattordici impiegati e due dirigenti, per poi concludere il contratto in maniera più vantaggioso rispetto le previsioni.
Papà era abbastanza entusiasta e non ha perso tempo per comunicare la bella notizia a Matt e Elia.

Per quanto mi sarebbe piaciuto rimanere a Miami per visitarla, non vedo l'ora di tornare a casa. So che Ethan sa prendersi cura di sé e sono sicura che non troverò la nostra dimora un perfetto disastro. Quello che mi preoccupa è Harry Potter che potrebbe mettere a soqquadro l'intero appartamento in un secondo. Quindi, prima di partire nuovamente, inizio una videochiamata con Ethan e mi mostra la casa in perfetto ordine.

«Ti aspettiamo stasera» mi dice dolce Ethan e il cucciolo abbaia per farsi sentire.

«Non è necessario» mi affretto a dire. «Arriverò tardi e tu domani dovrai lavorare».

«Lo so, ma mi sei mancata e non vedo l'ora di baciarti».

Sorrido a quella frase e gli mando un bacio, chiudendo in fretta la conversazione.

Quella notte, quando torno a casa, Ethan dorme beatamente sul nostro divano, ancora vestito, con Harry appallottolato ai piedi. Non voglio svegliare nessuno dei due, quindi ne approfitto per mettermi il pigiama e andarmi a stendere accanto al mio uomo. Sto per scansare il cellulare da divano per evitare di sedermici sopra, quando mi squilla nelle mani. Quando guardo lo schermo ho un mancamento perché leggo l'anteprima del messaggio appena ricevuto da un numero non memorizzato in rubrica.

SO CHE NON VUOI AVERE NULLA A CHE FARE CON ME, MA DAMMI UNA POSSIBILITÀ. RIMARRÒ IN CITTÀ PER L'ULTIMO GIORNO. ALLOGGIO ALL'HOLIDAY INN. TI ASPETTO LÌ DOMANI ALLE DIECI.

Faccio di tutto per non piangere o iniziare ad urlare in piena notte, così mi limito a rimettere il cellulare dov'era e vado in camera mia.
E poi non ce la faccio più a trattenere le lacrime. Piango fino ad addormentarmi, sperando che il dolore al cuore si plachi.

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𝗙𝗼𝗿𝗴𝗶𝘃𝗲 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗴𝗲𝘁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora