IV- Nell'ufficio della Preside.

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La situazione che si era creata quella notte era veramente incredibile, Terry Steeval non sopportava né il bullismo, né l'arroganza. Quando vide quei ragazzini impauriti, non pensò che i più grandi avessero ragione perché fronteggiavano allievi della Casa Serpeverde.
Riconobbe una delle bambine, la sua famiglia era stata fedele al Signore Oscuro, anche se i suoi genitori non avevano partecipato direttamente e non avevano nemmeno il marchio nero sul braccio, simbolo dei fedelissimi. Sua zia, la sorella del padre, invece lo aveva, era un mangiamorte ed era finita ad Azkaban, era stata condannata al carcere a vita, per aver torturato e ucciso. Ma la ragazzina non aveva colpa, non aveva scelto lei di nascere in quella famiglia e non aveva fatto male a nessuno.
Terry era convinto che le colpe dei padri non dovessero ricadere sui figli o la cosa non si sarebbe mai esaurita. Anzi quei ragazzi andavano accolti e amati.
Spesso, le loro famiglie erano state dure fin dall'infanzia, ma adesso potevano capire, che era possibile fare altre scelte e che queste avrebbero assicurato una vita più felice. Dovevano imparare ad amare e a lasciarsi amare.
La strada dell'odio aveva incontrato il loro cammino sin troppe volte.
Da quando la guerra era finita le Case erano più unite e la rivalità più sana, limitata praticamente solo allo sport e al desiderio di vincere la Coppa delle Case a fine anno.
Solo quella di Serpeverde rimaneva un pochino più in disparte, ma il fatto che il Capo fosse un eroe della Guerra e che tutti i ragazzi avessero un nuovo rispetto, per quello che era stato il professore più odiato, li rendeva meno emarginati, ma non risolveva tutto.

Quei ragazzi che in teoria dovevano essere già grandi, forse un paio avevano già diciassette anni, che nel modo magico era la maggiore età, si stavano comportando in modo infantile e meschino, sette contro tre, senza contare la differenza d'età. In più i motivi dello scontro erano assolutamente assurdi e intolleranti, quasi come se si stesse sviluppando un razzismo inverso.

Terry non poteva gestire la cosa da solo, quindi fermata l'emergenza, aveva chiamato i colleghi, che non tardarono a raggiungerlo.
Le prime furono Rolanda Bumb, per Grifondoro e Aurora Sinister dei Tassorosso; seguite dalla preside McGranit, in compagnia del piccolo professore di incantesimi, Fulius Vitious, storico capo della casa di Corvonero. Per ultimo arrivò il professore di Difesa delle Arti Oscure, nonché suo incubo personale, Severus Piton, per la casa delle Serpi.

I cinque maghi si avvicinarono increduli a quello spettacolo, fu l'insegnante di Astronomia a chiedere per prima:

«Terry, che è successo, perché due miei ragazzi sono legati? Chi è stato?»

«Sono stato io, Aurora.»

Rispose il giovane maestro di pozioni, senza battere ciglio. A quel punto prima che la strega potesse continuare, fu Piton a intervenire con il suo solito tono di sufficienza:

«Di grazia, si può sapere, professore, perché ha ritenuto opportuno legare sette alunni di questa scuola? E cosa sta facendo a quelli della Mia Casa?»

Aveva calcato sulla parola professore, con un tono di derisorio disprezzo, arcuando talmente tanto il sopracciglio, che il collega, e non per la prima volta, si chiese come ci riuscisse. Poi aveva enfatizzato anche il fatto che lui stese tenendo un braccio sulle spalle di una delle ragazze Serpeverde. Una bella bambina, con occhi cioccolato e capelli castani, il viso bianco dalla paura, stava tremando e si era buttata singhiozzante tra le braccia dell'insegnante, ma anche gli altri due erano molto vicini.

Anche la preside volle spiegazioni e in poche parole lui disse ciò che aveva visto. I tre piccoli furono accompagnati da Piton, che era il loro direttore e dalla professoressa di volo, che era molto materna e rassicurante, in infermeria.

La preside e gli altri, liberate le gambe dalle corde perché potessero camminare, portarono i più grandi in presidenza dove li interrogarono.

«Cosa stavate facendo? Signorina Vane, è vero che stava per lanciare una maledizione senza perdono ad un suo compagno?»

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