VIII-Parlare con un amico.

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Terry aveva passato i giorni dopo l'incidente con i ragazzi a nascondersi da Piton ancora più di prima, si vergognava così tanto di non essere riuscito a chiudere la mente subito dopo aver mostrato le azioni dei ragazzi. Sapeva che Piton aveva visto molto altro, anche se aveva la segreta speranza che non avesse visto tutto quello che temeva. Non sapeva esattamente quando il contatto si fosse interrotto e voleva illudersi che non conoscesse le sue emozioni più intime, ma sentiva che la speranza era vana. Per questo evitava il collega, l'idea che lo ritenesse uno sciocco lo innervosiva e ancora peggio sarebbe stato vedere il disgusto sul suo volto.

Non che fosse un sentimento che non avesse mai attraversato i lineamenti virili di quel volto. Questo pensiero lo fece sorridere, in realtà il disgusto era il sentimento che più vi aveva visto, in genere rivolto ai suoi indisciplinati studenti, che combinavano qualche disastro con le pozioni. Eppure era uno sguardo che non aveva mai rivolto a lui. Il pensiero che gli occhi scuri, animati da gelida disapprovazione, con una punta di ironico disprezzo, si posasse su di lui lo faceva rabbrividire e la voglia di sorridere gli passava di colpo. Quando si fermava su di lui, in genere, assumeva un'espressione di soddisfazione e sollievo.  Anche se raramente lo aveva elogiato a voce alta, quando gli assegnava dei punti per la sua Casa, lo faceva sempre con un piccolo sorriso e un luccichio d'orgoglio nello sguardo.

 Quando poi la MeGranit lo aveva chiamato per il posto di insegnante di pozioni, gli aveva confidato che era stato proprio il nuovo vicepreside a suggerirgli il suo nome, dicendole che era tra i più dotati che avesse preparato da che insegnava. Si era sentito felice come non mai per quella prova di fiducia e aveva cercato di dare il suo meglio per essere all'altezza delle aspettative del suo mentore. Ma non aveva calcolato quanto sarebbe stato difficile vederlo così spesso, senza avere, neppure, la possibilità di sognare un futuro con lui. 
Le cose negli ultimi giorni erano ulteriormente peggiorate, se fino ad allora la consapevolezza del suo amore per la madre di Harry, lo aveva avvilito, adesso si sentiva anche patetico e aveva paura che l'uomo che amava, lo trovasse solo uno scherzo di natura.

Tra i maghi l'omosessualità non era vista con la stessa negatività che c'era tra i babbani, anzi vi erano molte coppie dello stesso sesso, forse perché tramite un incantesimo, non semplice ma che i mediaghi conoscevano da secoli, anche quelle coppie potevano avere figli che fossero di entrambi i genitori e, nel caso di due uomini, ma anche di famiglie magiche tradizionali, dove per qualche motivo volevano molti bambini e non volevano gravare sempre sulla donna, si poteva far avere la gravidanza anche all'uomo. L'unico inconveniente era che per passare del tempo nel mondo babbano e far scambiare il ventre gravido per per una bella pancia da birra, che fin troppi uomini inglesi sfoggiavano con orgoglio, ci voleva sempre un incantesimo di illusione, per quanto semplice. La pratica era abbastanza diffusa e i pregiudizi al minimo, forse perché, a differenza del mondo babbano, le coppie omosessuali non mettevano a rischio il numero dei maghi.
Ovviamente qualcuno faceva resistenza, si trattava per lo più di quei maghi che erano cresciuti fra i babbani e i loro costumi, cioè i nati babbani e i mezzosange, come Piton. Anche se non sapeva come l'uomo la pensasse sull'argomento e fino a quel momento quell'ansia non gli era mai venuta, ora che lui conosceva il suo segreto, non riusciva a non temerlo.

Terry era seduto in riva al lago nero da quelle che potevano essere due ore, ma che non gli sembravano nemmeno dieci minuti, rimaneva seduto a fissare l'acqua tenendosi il volto con le mani.

Era assorto tra i  suoi pensieri e diventava sempre più disperato, così quando sentì una mano sulla spalla e una voce che chiamava il suo nome, fecce un salto portandosi la mano al cuore, che gli palpitava furiosamente. Si voltò di scatto e sentì Neville che si scusava per averlo spaventato.

«Eri totalmente concentrato ed avevi un'aria sconvolta. Ti ho chiamato tre volte e non mi hai sentito, che succede Terry? È un po' che sei strano, stai bene?»

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