IX- Una lettera provvidenziale.

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La sua insicurezza era aumentata come non mai, da che aveva memoria l'unico punto fermo della sua vita era stata Lily e l'amore che nutriva per lei, tutto, nel bene e nel male era ruotato intorno a questo, Piton si era accorto che non aveva mai vissuto per nient'altro. Non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato un giorno in cui lei non fosse il suo primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera, in cui non si sarebbe chiesto cosa gli avrebbe suggerito in un'occasione o in un'altra.
Da bambini viveva per vederla sorridere, da adolescenti desiderava stringerla e passare la vita con lei, da adulto aveva rimpianto, ogni secondo, di non poterla vedere almeno da lontano. Un modo senza Lily Evans era stato un modo molto oscuro, nessuna maledizione che il suo presunto Padrone gli aveva lanciato contro negli anni, ed erano state molte, era più dolorosa della sua morte.

Eppure, tutto era cambiato da quando aveva visto i pensieri di Terry, uno sciocco ragazzino, un suo ex alunno che poteva essere suo figlio, un ragazzo a cui non aveva mai pensato se non come ad un bravo allievo e ad un possibile candidato, quasi decente, per la sua vecchia cattedra. Al massimo, negli ultimi sei mesi, aveva pensato a lui come ad un collega, ma nemmeno particolarmente simpatico. Da alunno gli piaceva il suo carattere, ultimamente era diventato sfuggente, ma dopo quello che, per colpa sua, aveva passato, non era risentito, ma sicuramente dispiaciuto.

Ogni volta che il giovane aveva evitato il suo sguardo si era sentito in colpa. Questo sentimento era un vecchio amico, lo conosceva bene da anni. Ma per il resto, il giovane non aveva scalfito la sua vita e le sue emozioni, che si aggiravano intorno ai pensieri di sempre, aggravati solo dal fastidio di una notorietà che avrebbe evitato, e ad un affetto che non credeva di meritare e che non era abituato a gestire.
Per fortuna il suo essere scontroso, lo riparava dalla maggioranza dei sui fan, che si dividevano in due categorie, le donne affascinate dalla sua tragedia romantica, e che, se non fossero state donne, avrebbe volentieri strozzato una per una, e gli uomini, ammirati per il suo coraggio e la sua furbizia. In pratica degli stolti idioti, che non capivano che lui non aveva avuto niente a che fare con quelle virtù!

Aveva solo cercato di sopravvivere e di distruggere chi aveva spento la luce del suo mondo, proteggendo l'ultima scintilla di luce e di speranza che gli era rimasta, il figlio di Lily, Harry. Non aveva fatto altro che vendicarsi e difendere il ragazzo, il suo eroismo era puramente egoistico.

Certo il vecchio barbagianni non era d'accordo ed era vero che molte cose, anche folli, le aveva fatte per accontentarlo, ma anche lì l'altruismo e il coraggio non avevano cittadinanza, il fatto era che aveva amato quel vecchio caprone. Si era insinuato nella sua vita piano piano, all'inizio lo aveva praticamente ricattato, poi si erano legati in un patto, ma Silente, il perché non lo aveva mai capito, si fidava di lui, e lo aveva fatto da subito. Questa fiducia, e le manifestazioni d'affetto che faceva finta di non vedere, ma che ancora adesso lo colpivano come pugnalate, si erano fatte strada nel suo cuore ghiacciato.
Non si poteva passare la vita con quel vecchio svitato e non imparare ad amarlo, era una specie di ossimoro, da un lato sembrava impossibile anche solo sopportarlo e dall'altro ti conquistava e diventavi suo. Lui, come molti altri, si era ritrovato ad aver a cuore i desideri del suo preside senza nemmeno rendersene conto, e ogni volta che l'uomo era fiero di lui, si sentiva meglio.

Negli ultimi vent'anni, la fiducia e l'affetto incondizionato di Silente, erano stati la sua ancora, il balsamo che aveva lenito le sue ferite, anche se non era riuscito a chiuderle.

Si era ripromesso di non lasciare entrare più nessuno nel suo cuore, chi lo aveva fatto era finito male, prima sua madre, poi Lily e infine Silente. Ma non era riuscito a mantenere la promessa e l'uomo coraggioso di cui parlava il giornale ne era terrorizzato.

In quell'ultimo mese, poi, era particolarmente confuso. Si rese conto di aver bisogno di parlare con qualcuno e non una persona qualsiasi, ma una di quelle che si era insinuata nel suo cuore e che lo aveva portato a rompere la promessa che si era fatto, un ragazzo con gli occhi verdi, che portava la scintilla della luce di Lily e che negli ultimi tre anni aveva imparato ad amare come un figlio, nonostante avesse davvero cercato di odiarlo.

Harry era come Silente, con le sue contraddizioni, la sua sconsideratezza, il vizio di non pensare prima di agire, la sciocca presunzione, ma anche la determinazione, la testardaggine e soprattutto un animo capace di amare come pochi, era una di quelle persone a cui finivi col voler bene malgrado ogni sano proposito d'antipatia.

Severus sorrise al pensiero del ragazzo, lo aveva fatto arrabbiare come pochi, e continuava a farlo con una certa disinvoltura, ma allo stesso tempo, era l'unico che lo capisse, l'unico che avesse una vaga idea di come si sentisse. In quegli anni si erano aiutati a vicenda, adesso avvertiva forte la necessità di parlargli. Aveva bisogno di capirsi e aveva bisogno di rivedere gli occhi di Lily, nell'ultimo mese non riusciva a ricordarli con la solita chiarezza e questo, più di tutto, lo spaventava.

Quella mattina, quasi fosse un segno del destino, gli era arrivato un gufo da granaio, un esemplare con il piumaggio chiaro, era il nuovo portalettere di Harry. Gli aveva consegnato una pergamena che lo avvisava dell'arrivo al castello del Salvatore del Mondo Magico, per la fine della settimana. Piton si sentì sollevato, non credeva che un giorno avrebbe desiderato incontrare quel moccioso impertinente, eppure la vita è davvero imprevedibile e leggendo la pergamena si ritrovò a sorridere davvero dopo molto tempo. Senza nemmeno riflettere, diede dei biscotti al gufo che gli becchettava la mano indispettito per ricordargli la sua mancanza.

«Sì, ora ti do da mangiare, sei stato bravo, aspetta un attimo e porta la mia risposta ad Harry...»

Mentre parlava con l'uccellino si mise a scrivere velocemente la risposta, dicendo al suo protetto che sarebbe stato lieto di vederlo. In realtà avrebbe contato i giorni, ma questo non lo avrebbe scritto, anzi cercò persino di scacciare il pensiero e di concentrarsi sui compiti sul molliccio che gli avevano consegnato il giorno prima.

Erano una schifezza, non capiva come potessero definirsi inglesi e scrivere in quel modo pedestre! Forse le lezioni di grammatica fatte da bambini erano state inutili, probabilmente avrebbero dovuto assumere un'insegnante di lingua, lo avrebbe detto a Minerva, com'è che non ci avevano mai pensato?
Infondo gli sembrava di ricordare che nelle scuole babbane di cui quell'animale di suo padre parlava, si insegnasse anche ai ragazzi più grandi. Doveva ammettere che in questo i giovani maghi non fossero certo dei geni.

Passò nuovamente l'inchiostro rosso su una sciocchezza scritta malissimo. Per Merlino, quanto odiava correggere i compiti, e pensare che i ragazzi credevano che agli insegnanti piacesse infliggere punizioni, ogni volta che puniva loro faceva molto peggio a sé stesso.
La parte della valutazione era quella che odiava di più, noiosa e ingrata. Sbuffò all'ennesimo errore, questo alunno era particolarmente idiota, controllò il nome sulla pergamena, Calla Parkinson, una Serpeverde del quarto anno. Pensare che sua sorella Pansy era una studentessa decente, Calla era una ragazzina odiosetta e dispettosa, in confronto a lei la sua ex allieva era una santa!

Sorrise al ricordo di quanto lo avessero fatto ammattire, anche allora era il capo casa, Pansy aveva l'età del suo figlioccio, lei e Draco erano stati amici, lo ricordava bene, sorrise ripensando a Draco Malfoy e al suo caratteraccio, in fondo era un bravo ragazzo. Ripensò a come lui e Harry si erano odiati per tutta la durata degli studi, quella annata gli aveva creato un sacco di ansie, ma alla fine aveva dato origine anche ad una generazione di maghi formidabili, quasi tutti avevano lottato duramente, anche se pochi dei suoi Serpeverde si erano distinti.

Sospirò di nuovo, lo infastidiva pensare come alla fine la maggior parte dei combattenti venisse da quei palloni gonfiati dei Grifondoro, beh, non tutti anche i Tassorosso e i Corvonero avevano fatto la loro parte. Terry, ad esempio, era stato davvero coraggioso, rivide i suoi ricordi della battaglia, il furore della lotta, l'eccitazione, la paura e l'immenso dolore davanti al corpo senza vita del padre...

Per Merlino, come diavolo aveva finito per pensare di nuovo a Terry? Stava correggendo il compito terribile di Calla! Per amor di Salasar, non poteva continuare così!

Davvero non vedeva l'ora di sfogarsi con qualcuno e mettere ordine alla sua testa, Harry non sarebbe arrivato mai troppo presto, e non avrebbe mai creduto di desiderare un incontro con quel pazzo, eppure era così. Era davvero caduto in basso, ma suo malgrado sorrise, la verità era che voleva bene a quel dannato Potter e gli mancava.

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