6.

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Il campanello.

Akira.

La (c/c) si sbriga ad aprire la porta.

Si trova davanti quella figura familiare.

Il primo pensiero di molti riguardo Akira Mado è solitamente lo stesso.

Sempre quello sguardo freddo e distaccato.

Quando si incontrarono la prima volta, Akira era completamente un'altra persona.

Erano entrambe molto piccole e la madre della bionda era ancora viva.

Probabilmente è stato questo il momento in cui la personalità di Akira è cambiata.

Suo padre Kureo, spesso la trascurava, preferendo occuparsi del lavoro, piuttosto che della figlia.

Non che non le volesse bene, tutt'altro.

Però, dal giorno della morte della moglie qualcosa in lui era cambiato.

Il suo scopo era quello di eliminare i ghoul, uno in particolare.

Colui che uccise la moglie.

(T/n), senza pensarci due volte si getta tra le braccia dell'amica, colei che considera come una sorella.

La prima persona in cui abbia mai riposto la sua fiducia.

Nonostante l'esitazione iniziale, Akira avvolge le sue braccia attorno alla schiena della (c/c).

Poco dopo, il silenzio creatosi viene infranto dai singhiozzi di (T/n).

"Akira, secondo te è colpa mia?"

La ragazza chiude gli occhi.

Scuote impercettibilmente la testa.

"No, (T/n), non è colpa tua." 

(T/n) si allontana.

Si asciuga il viso dalle lacrime.

"Che ne dici di entrare?" domanda la (c/c) sforzandosi di sorridere, dopo aver fatto notare all'altra che fossero ancora fuori dall'appartamento.

Akira annuisce.

L'atmosfera è radicalmente cambiata.

Benché non andassero d'accordo, anche ad Akira manca Seidou.

Non erano amici, questo è ovvio, però in un modo o nell'altro, lo considerava parte della sua quotidianità.

Non averlo più attorno, con i suoi commenti infantili e il costante senso di invidia nei suoi confronti, le metteva addosso un velo di nostalgia.

"Siediti pure, vuoi che ti porti qualcosa da bere? Se vuoi posso preparare del the..."

"Del the va più che bene, ti ringrazio."

Akira si siede sul divano.

E' capitato molte volte che, una volta finito l'orario lavorativo, (T/n) riuscisse a convincerla a passare del tempo con lei la sera, soprattutto quando c'era maltempo.

Alza lo sguardo verso il soffitto.

I suoi occhi paiono brillare sotto le luci chiare del lampadario.

Aumentano il senso di freddezza nei suoi occhi chiari.

Il continuo battito della pioggia sul vetro della finestra, le fa tornare in mente momenti della sua infanzia.

Un momento preciso a dire il vero.

L'ennesimo tuono.

L'ennesimo assordante rumore.

Una piccola Akira si muove nel letto, senza riuscire a prendere realmente sonno.

Oltre al suono costante della pioggia, la bionda è in grado di distinguere dei suoni di passi lungo il corridoio.

Incuriosita, si allontana dal letto.

La porta della sua camera è aperta, come d'abitudine.

Si sporge sull'uscio.

Tutto ciò che è in grado di distinguere nell'ombra del corridoio è una silhouette rannicchiata sul pavimento.

Osservando più attentamente si accorge che quella "cosa" raggomitolata su sé stessa è la "ragazzina rumorosa" che i genitori hanno accolto temporaneamente.

"Che cosa ci fai per terra?" domanda Akira.

"Ho paura dei tuoni..."

Sente la voce dell'altra tremare.

"Stai piangendo davvero?"

La bionda si appoggia una mano sul fianco.

Sbuffa, scocciata.

"Forza, vieni."

(T/n) raggiunge il più in fretta possibile la coetanea.

"Posso dormire con te?" chiede timidamente.

"Come vuoi..." risponde seccata Akira.

L'investigatrice si allontana dai suoi pensieri sentendo il rumore di una tazza venir poggiato sul tavolino di fronte al divano.

(T/n) è di fronte a lei, sta già bevendo il suo the.

"Grazie."

Le due consumano la loro bevanda nel più sacrosanto silenzio.

Quel giorno alla fine ci siamo addormentate entrambe.

Pensa Akira bevendo l'ultimo sorso.

Can You Feel My Heart||Seidou Takizawa x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora