Giorno 3 (parte uno)
La mattina dopo fu altrettanto monotona.
Feci colazione, mi lavai, mi vestì ed andai a lavoro senza dare fastidio a Lauren come di solito mi piaceva.
I miei pensieri erano occupati sul giorno prima : le avevo confidato un pezzo del mio passato, perché lo avevo fatto?
Mi sentivo davvero stupida, mi sentivo vulnerabile. Adesso mi avrebbe potuto fare male e nessuno doveva farmi male perché io dovevo essere piu forte di loro.
Quando andai a lavoro fui abbastanza distratta e anche un pò menefreghista. Allyson fece ritardo ma non mi importò; lei sembrò notarlo e mi chiese cosa avessi ma non sapevo davvero come spiegarlo.
Sentivo un nodo allo stomaco dopo tutto ciò che stava succedendo.
Nei sogni di quella notte erano apparsi mamma e papà e Lauren mi aveva riferito che aveva sentito qualcuno piangere di notte, sottintendendo che fossi io, ma io non sapevo davvero che dire.
Succedeva questo dopo che qualcuno sfiorava la mia parte vulnerabile : ero fredda, impassibile e vuota.
"Signora?" il caso mi richiamò come al solito ed io alzai lo sguardo, rendendomi conto che fossi persa nei miei pensieri.
"Sì?" domandai.
"Mi ha ascoltato, vero?" domandò ed io lo fissai per qualche secondo.
"No, mi scusi, ero distratta" dissi con dispiacere "Le va bene se la richiami qualche altra volta? Credo di non stare bene" dissi e lui annuì.
Si alzò e ci salutammo con un stretta di mano cortese.
Quando lasciò l'ufficio presi un grande sospiro e afferrai il cellulare.Lauren : Tutto bene?
Misi il silenzioso e mi accomodai meglio sulla mia poltrona.
Allyson era andata via e c'ero solo io in ufficio.
A volte avevo bisogno di quel silenzio. A volte avrei voluto che la mia vita avesse un volume da abbassare ed alzare quando voglio, ma in realtà non è così purtroppo.
L'unico modo per azzerare le voci altrui è chiuderti in stanza, ma se vuoi zittire le tue di voci... allora aspetta e spera.
Non so per quanto tempo restai a fissare il soffitto ma giurai che fosse tanto.
Pensai a mia madre e a mio padre. Pensai alla canzone che mio padre mi dedicò da piccola. Pensai al mio diciottesimo compleanno e pensai al giorno dopo.
In quel silenzio si sentirono dei singhiozzi, non ero io, non lo ero. Era la mia mente che inventava situazioni.
Dopo un pò sentì le palpebre chiedere riposo e io glie lo acconsentì, ma purtroppo un flashback in movimento mi fece riaprire gli occhi con il fiato corto.
Mio padre sul letto matrimoniale il giorno dopo de diciottesimo, questo era il mio flashback, uno dei più frequenti.
Ricordai le mie urla mentre i dottori dicevano a mia madre che avesse avuto un infarto.
Una lacrima si formò al lato del mio occhio ma non riuscì a scendere, non seppi perché. Restò lì titubante come me il giorno dopo del mio compleanno. Titubante tra urlare o stare in silenzio. Piangere o ridere per quanta sfiga avessi. Correre verso di lui o stare ferma perché non sarei riuscita a raggiungerlo.
Sospirai e in quel momento mi venne in mente Lauren. Cosa stava facendo? Magari si era riaddormentata come al suo solito?
Sospirai e quando immaginai Lauren sdraiata sul letto matrimoniale mi venne la pelle d'oca.
Mi alzai dalla poltrona e afferrai le chiavi, il cellulare e la borsa.
Corsi in auto e sentì il mio cuore accellerare.
Perché avevo paura che potesse fare la stessa fine di mio padre?
In quel momento una lacrima decise di cadere e scivolare sul mio viso.
Quando arrivai a casa aprì con ansia la porta, tanto che dovetti fare vari tentaivi per far entrare la chiave correttamente.
Posai tutto sul tavolo e corsi verso la sua stanza.
Il suo corpo era rannicchiato sul letto e in quel momento mi venne in mente la visione di mio padre.
Immaginai i dottori vicino a lei.
Ormai le lacrime avevano deciso di scendere.
"Lauren" corsi da lei singhiozzando "Non morire" provai a svegliarla scuotendola ma non si mosse "Ti prego"
In quel momento Lauren aprì le palpebre e quando mi guardò portò la sua mano sul mio viso.
"Qualcosa non va?" domandò.
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Matrimonio a prima vista ➳ Camren
FanficUn matrimonio a prima vista, ma Camila sperava di essere cieca.