Capitolo 15

3.8K 201 7
                                    

Giorno 5 (parte due)

Ebbi così tanti incontri che non potei nemmeno pranzare ed uscire un attimo dall'ufficio per prendermi un caffè. Avevo solo il tempo di bere dalla mia bottiglietta d'acqua.
"Perfetto, le farò sapere" dissi, dopo aver appuntato tutto sul mio block note.
Ero stanca. Avevo troppi casi da risolvere ed io ero stanca. Sentivo la testa scoppiarmi.
"Ally, ce ne sono altri?" domandai, sperando una risposta negativa.
"Ce ne sono altri quindici" disse, dopo aver contato dalla sua agenda ed io a quella frase mi portai le mani sul viso con rabbia.
"Allyson, sono già le venti" dissi "Non ce la posso fare" fui sincera "Ho fame, ho sonno"
"Cosa faccio allora?" domandò, riferendosi sicuramente ai casi che stavano aspettando fuori da ore.
"Rimanda i loro incontri" dissi e lei dubitò per qualche secondo prima di fare quello che dissi.
Dopo qualche minuto ritornò.
"L'ho fatto ma... non erano per niente felici" disse ed io annuì, alzandomi finalmente daa sedia.
Mi stirai e presi la mia borsa, prendendo anche il mio block note e i documenti dei casi di quel giorno. Avrei lavorato anche a casa. Avevo molto da fare.
"Grazie, Ally, possiamo anche andare" dopo ciò uscimmo insieme dall'ufficio e ci salutammo quando le nostre strade si divisero.
Ritornai a casa con il mal di testa ed ero così assonnata che aprì la porta con difficoltà.
Iniziai a prendere l'occorrente per fare qualcosa di digeribile ma ero così assonnata che non riuscivo a stare in piedi per altri minuti, così mi portai una mano alla tempia a causa del mal di testa e in quel momento spuntò Lauren in cucina, col pigiama.
È adorabile ma è anche una stronza.
"Ciao" disse.
"Ciao" risposi freddamente e mi alzai, ritornando a cucinare. Era l'unico modo per tenermi occupata ed evitare una conversazione con Lauren, o almeno sperai così.
"Domani lavori?" notai speranza nella sua voce ed io mi sentì un pò in colpa.
"Devo" dissi, non avendo in realtà voglia di stare chiusa in ufficio il resto della giornata.
Lei non disse niente e sentì i suoi passi allontanarsi, così capì che andò in camera sua.
Quando finì di preparare la cena, la ingozzai velocemente e andai anch'io a dormire, ma in camera mia, purtroppo però non riuscì a dormire nonostante il sonno e sentì i passi di Lauren camminare per la casa, così dopo un'ora passata a guardare la TV mi alzai e andai a vedere cosa non andasse.
Purtroppo quello che vidi mi lasciò a bocca aperta.
Lauren stava camminando avanti e indietro piangendo ed io non capivo cosa le fosse successo.
"Che hai?" domandai e in quel momento notò la mia presenza.
Si asciugò velocemente le lacrime, come per far capire che tutto andasse bene ma era inutile mentire davanti all'evidenza, così la presi per mano e la feci accomodare sul letto della camera da letto. Lì le telecamere non c'erano e magari si sarebbe sentita in quel modo meno osservata.
Chiusi la porta e mi avvicinai al corpo seduto sul divano che piangeva e non riusciva a fermarsi.
"Mi fai stare male" disse tra i singhiozzi e il mio cuore perse un battito quando capì che le sue lacrime fossero causate da me "Mi fate stare male" usò il plurale e non capì chi fossero le altre persone.
"Chi?" domandai, con voce tranquilla, mentre le accarezzavo il polso per tranquillizzarla.
"Tu e i miei genitori" confessò "Siete fatti tutti della stessa pasta"
"In che senso?" in fondo non sapevo nulla della sua situazione familiare e non capivo perché la stesse paragonando alla nostra.
"Siete indifferenti. Pensate ai soldi. Mi fate sentire sola".
Giurai che sembrava una bambina fragile di dieci anni, e non era un insulto ma un modo per dire che fosse adorabile.
"Io non penso ai soldi" sospirai anche se in realtà avesse ragione.
"Sì invece" disse "Oggi sono restata tutto il giorno da sola"
"Perché non sei uscita?" domandai. In fondo non ero sua madre, poteva fare quello che voleva quando voleva.
"Perché non voglio" guardò avanti a sè, ignorando il mio sguardo che chiedeva e chiedeva.
"Perché?".
"Perché voglio stare solo con te" mi guardò e io mi sentì in colpa a vederla in quello stato.
"Perché piangi? Non capisco" ero confusa.
"Perché nonostante io abbia ventisette anni non ho amici. Perché non ho un lavoro perché i miei genitori hanno un bel posto lavorativo e mi trasferiscono i soldi in banca. Perché tu sei ricca, come loro. Perché tu lavori tutto il giorno. Perché sono sola. Perché-"
Non le diedi possibilità di parlare che avvicinai le mie labbra alle sue per darle un dolce bacio.
"Mi dispiace" dissi sinceramente "Ora capisco perché parlavi in quel modo nel sonno" ero diventata improvvisamente dolce "Cercherò di trovare il tempo per stare con te, va bene?"
Lei annuì dolcemente come una bambina che era appena riuscita a non aver paura dopo che la madre le avesse detto che i fantasmi non esistessero.
La feci dormire con lei e cercai di stare sveglia finchè lei non si addormentò.
Restai tutta la notte sveglia per risolvere i casi di quel giorno solo per riuscire ad avere un pò di tempo libero il giorno dopo per dedicarmi a Lauren.

Matrimonio a prima vista ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora