Una volta sua madre le aveva detto che Dio era come un bambino: in un prato, raccoglieva solo i fiori più belli, lasciando gli altri nell’erba; era successo al funerale di sua nonna, quando Perrie aveva solo nove anni.
Se la ricorda bene quella frase ‘raccoglie solo i fiori più belli.’.
‘Pensi che io sia un fiore bello? Dio mi raccoglierebbe?’ chiese ingenuamente la bambina quel giorno.
‘Sei il fiore più bello, ma certe volte Dio guarda anche l’età. Sei troppo piccola, ma sei la più bella. Una rosa.’ Le aveva risposto la donna accarezzandola la testa.
‘E Dio ha un grande prato? Raccoglie tanti fiori, da qualche parte li dovrà pur piantare..’
‘Ha un prato grandissimo, tesoro.’
‘Quindi un giorno rivedremo la nonna?’
‘Certo, anche Elvis.’
‘Il vero Elvis?’
‘Oh, si.’
Elvis era il grande amore di Debbie, teneva ancorai suoi dischi in camera e a volte faceva partire le sue canzoni a tutto volume per casa, cantando e ballando a ritmo della sua musica; Perrie non negava il suo fascino e a volte si univa alla madre, ancheggiando con lei.
‘Allora nonna lo vedrà prima di noi! Magari ti presenterà, no? Così farai buona figura.’ Concluse saggiamente la piccola.
Era una bambina estremamente curiosa ed amabile, e non vedeva l’ora di conoscere Elvis, e riabbracciare la nonna.
Dal giorno dell’incidente Perrie aveva sempre pensato di non essere un bel fiore, ma uno appassito, anonimo, Dio non si era degnato di raccoglierla.
Come un bimbo capriccioso, era passato oltre e aveva portato via i suoi genitori, davanti ai suoi occhi, come per ricordarle di non essere abbastanza per nessuno.
Anche Zayn adesso ce l’aveva con lei, ma non poteva assolutamente dargli torto.
Si era aspettata troppo, troppo da se stessa, troppo da lui, dalla sua pazienza e dal suo aiuto.
Aveva perso la calma, mostrando il suo lato aggressivo, che gli si addiceva così bene, l’aveva quasi picchiata.
Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, solo, cercava di rimandarlo.
Magari sarebbe andato via, come qualche cirro spazzato da un lieve venticello estivo.
Invece era ancora lì, quel pensiero irremovibile, quella paura che la paralizzava da sempre; immaginata come delle creature senza volto, con braccia lunghe, pronte a stritolarla e a portarla via.
Era un incubo molto ricorrente, a dirla tutta, e Perrie aveva spesso pensato di lasciarsi uccidere da esso, tanto a chi sarebbe mancata?
Jade, era una madre premurosa e avrebbe avuto sicuramente più tempo per i suoi bambini e il volontariato.
Jesy, soffriva di amnesia, quindi si sarebbe potuta dimenticare di lei in qualunque momento.
Leigh-Anne, era così fredda e insensibile che Perrie dubitava di essere mai stata nei suoi pensieri, figuriamoci se avrebbe potuto mancarle.
Zayn, beh, era così bello e spensierato che credeva di potergli fare solo un favore morendo.
In fondo, lei era la ‘psicopatica, il fiore brutto, la ragazza che cambiava umore ogni ora’.
Un taglio per togliere via i pensieri.
Un taglio per non sentire il dolore.
Un taglio per scacciare il malumore.
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room 287 || zerrie
FanfictionPerrie amava procurarsi dolore, Zayn aveva fatto qualche sbaglio. Lei era in riabilitazione, lui in cerca di perdono. Due anime sole che si completano, e si sfuggono perchè il destino è un'inevitabile tunnel senza luce. --- iamnamelessvale 2014©