moans.

1.2K 65 6
                                    

Nessuna delle due ricordava dove e come avesse avuto inizio la loro storia, erano solo sicure che stare sotto quel lenzuolo nude e sudate fosse stata la scelta migliore di quella giornata.
Sentire gli ansimi l’una dell’altra in sincro era stata una melodia talmente sensuale ed eccitante che Perrie fu tentata di registrarla e risentirla ogni volta.
Jade si girò lentamente e osservò la bionda negli occhi, accarezzandole la guancia umida e rossa.
Prese il pacchetto di sigarette sistemate sul comodino e ne accese una, facendo piccoli giri con la bocca.
“Ho perfezionato i disegnini. Guarda questo.” sussurrò con voce roca.
Fumava raramente, ma quando lo faceva era per sfogare la felicità e la soddisfazione di una qualche esperienza.
“E’ bello, Jadey.” rispose la bionda sbadigliando. “Vado a fare una doccia, apri la finestra così non resta il cattivo odore.”
In quel caso era stato il sesso con Perrie a renderla così di buon umore. “Credo che ti raggiungerò fra un po’.”
Ammiccò al sedere della ragazza e passò la lingua sulle labbra, asciugando la saliva con l’indice destro.
Perrie rise e chiuse delicatamente la porta dentro di sé: non fu nemmeno necessario togliersi i vestiti, che erano sparsi in giro per la stanza da un paio di ore.
Aprì l’acqua e ascoltò per qualche istante lo scrosciare dell’acqua, che forse solo lei al mondo trovava tranquillizzante.
Le ricordava il suono dei temporali, sempre se suono si poteva definire e la sua infanzia.
Delle volte restava ore intere a osservare la frenetica corsa delle goccioline e a contare le piccole crepe che creavano sui vetri, ascoltando sua madre suonare un lento al piano.
Ricordava ancora la melodia di ‘Kiss The Rain’ e qualche nota della canzone.
Le mancava veramente tanto la sua vecchia vita, fatta di viaggi, musica e abbracci, ma cosa ci potevi fare?
Non poteva passare tutte le giornate piangendosi addosso, ma poteva compensare il vuoto con l’odio.
Quando l’assenza diventa presenza non puoi far altro che distruggerti, incolpando te stessa e ogni singolo respiro che hai emanato da quando i tuoi genitori sono morti.
E quella era diventata una presenza fin troppo sentita: oppressiva, costante e pesante. Perrie fu tentata di prendere il rasoio e smontarlo, era così vicino.. il bordo del lavandino era a pochi centimetri da lei, ci avrebbe messo meno di un istante se avesse allungato il braccio.
“Ehy.”
Sussultò sentendo due braccia estranee avvolgerle la vita e un viso posarsi sulla sua spalla.
“Jade, mi hai fatto spaventare.”
“Scusa, c’era il rumore dell’acqua ma credevo mi avessi sentita comunque!”
Perrie si sentì in leggero imbarazzo, non riuscendo a capire come mai, visto che fino a mezz’ora fa il suo viso era fra le gambe della mora e viceversa.
Mica l’amica poteva leggere nel pensiero o indovinare ciò che Pez aveva in mente di fare.
Le lasciò un veloce bacio sul collo ed entrò nella doccia, sperando che magari sarebbe rimasta sola.
Biiip, risposta sbagliata.
Jade le prese la mano e si fece condurre dentro il box, strusciando i seni all’altezza delle scapole dell’altra.
Le sfiorò l’incavo del collo con due dita, mentre con l’altra mano seguiva le forme sinuose del suo corpo.
Perrie non poté trattenere un sorriso, pensando a quanto in accontentabile fosse Jade nonostante tutto quello che era successo prima e decise di spingere il suo bacino più vicino alla schiena, facendoli strusciare in un’altra danza sensuale.
“I nostri movimenti farebbero invidia a Shakira.” rise la mora leccando il lobo.
“Da quando sei così sciolta, Jadey?”
“I’m ooon tonight you know my hips don’t lie!”
La bionda sorrise, girandosi per poter osservare meglio la donna: non sembrava poi così tanto più grande di Pez, le piccole rughe che un tempo le solcavano il viso erano scomparse e l’unica cosa a incorniciare quel volto di mancata principessa Disney erano le ciocche di capelli bagnati.
Non era una bellezza languida, ma aveva un qualcosa di estremamente attraente che aveva conquistato Perrie.
Oddio, forse ‘conquistato’ era una parola troppo grossa, la bionda non era nemmeno sicura di amare Jade, stava solo facendo sesso con lei, no?
Insomma, nessun trasporto emotivo o altre cazzate romantiche.
Perrie era ancora un bomba e tentare qualunque approccio emotivo avrebbe ferito tutti.
La mora abbassò la mano all’altezza dei seni e iniziò a solleticarla, passando la lingua in qualche punto che poco prima aveva scoperto essere sensibile.
Leccò un capezzolo e lo morse leggermente, percependo il petto della ragazza alzarsi e abbassarsi ad un ritmo più frenetico.
Ripetè di nuovo l’azione, mentre con le mani si avvicinava alla sua intimità.
Passò la lingua lungo tutto il tronco, dal collo all’ombelico e si soffermò sul pube, indecisa da dove iniziare.
Perrie provò a prendere in mano la situazione, sfiorando il viso di Jade, ma inutilmente.
La mora si avvicinò alla sua vagina e le strusciò il dito sul clitoride, iniziando con movimenti lenti e provocanti che andavano via via velocizzandosi.
Sentire i gemiti della bionda e vederla fremere al suo tocco era una sensazione indescrivibile, avrebbe voluto conservarla nella memoria per l’eternità.
“Oh, Jade.” ansimò la ragazza poggiando la mano su un lato del box.
Poggiò l’altra sui capelli della mora e vi affondò le dita, mentre tentava di non venire così presto.
La donna le aprì un po’ di più le gambe e avvicinò il suo viso all’organo, leccandosi le labbra con la lingua.
L’effetto dell’acqua rendeva tutto decisamente più sensuale ed emise un suono gutturale.
Leccò una, due volte, mordicchiando e tendendo la pelle, ansimando insieme all’amica e toccandosi a sua volta.
Non si accontentò, spinse un dito nella sua apertura e fece dei piccoli movimenti circolari, per abituare la pelle tesa a quel tocco.
Perrie venne, e Jade ebbe il permesso di infilare anche il secondo dito.
Alzò lo sguardo per prendere fiato e incontrò gli occhi azzurri di Pez, chiedeva pietà e aveva il viso solcato da qualche lacrima, che andava confondendosi con le goccioline d’acqua del rubinetto.
La mora mise un dito in bocca e si alzò, tornando alla stessa altezza dell’amica.
“Cosa vuoi fare?” domandò ingenuamente.
“Prima pensavo a una doccia, ma sono troppo stremata per fare qualunque cosa, credo che andrò a dormire.”
Sfiorò il naso con quello della donna e le leccò il labbro inferiore, mentre passava un dito sul seno sinistro.
Forse non era così stanca come aveva detto, ma aveva veramente bisogno di una dormita.
Partendo dalla pulizia della stanza, dalla passeggiata e dall’attività sotto le lenzuola, la ragazza non aveva avuto un momento di pace.
Uscirono dal bagno insieme e si gettarono a braccia aperte sul letto, respirando all’unisono.
“Sono le tre e mezza di notte.” esordì Jade osservando la sveglia sul comodino.
“Sei l’unica persona capace di farmi arrivare al culmine in piena notte.” sussurrò accarezzandole il viso e alzandosi su un gomito.
Avvicinò i loro visi e baciò l’amica, chiedendo il permesso per far entrare la lingua.
Biiip, permesso accordato.
Rotolò e si sdraiò sulla mora, facendo aderire i loro bacini e strusciandoli.
Carezzò il suo corpo e sorrise: era così piccina nonostante fosse più grande di quasi dieci anni che aveva paura che al minimo tocco si sarebbe frantumata in mille pezzi.
Fu tentata di farle il solletico, ma sapeva che la sua risata avrebbe svegliato tutta la struttura ed evitò questo guaio.
Sbadigliò e tornò alla posizione di prima, prendendo quasi tutta la coperta per sé.
“Notte, Pez.” mormorò Jade prima di vestirsi e chiudere soddisfatta la porta della stanza 287.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

room 287 || zerrieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora