it's not a goobye, ok?

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Perrie scese velocemente le scale e si precipitò in soggiorno, salutando pigramente i passanti.
Quella mattina si era svegliata con una fastidiosa sensazione di sporco addosso: le lenzuola erano completamente sfatte, i suoi capelli sparati in aria come se avessero preso la scossa e sentiva uno strano odore aleggiare nella stanza, ricordava solo qualche breve istante di ciò che era successo la notte precedente e si sentiva estremamente impura.
Nonostante avesse sorriso e fosse stata cosciente durante tutto l’arco di tempo percepiva una sensazione di ‘violazione’ dentro di sé, mischiata a qualche vocina simile a ‘tu non ami le ragazze! ’.
Non ne era completamente sicura, percepiva una sorta di attrazione per Jade, ma non poteva di certo ignorare i sentimenti che stavano nascendo per Zayn.
Sbuffò sonoramente e si poggiò con entrambi i bracci sul tavolo, osservando le persone sedute in quella stanza.
Cosa avrebbe dovuto fare? Come si sarebbe dovuta comportare?
In fondo non era successo nulla di grave, no? Il suo imene era ancora perfettamente intatto e magari la donna aveva dimenticato il tutto.
Avrebbe dovuto solamente riprendere la sua solita ‘vita da psicopatica’ e tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Ma pochi istanti dopo la bionda realizzò di aver completamente torto, quando la mora la salutò lasciandole un leggero bacio sulle labbra, che non passò inosservato al ragazzo seduto sul divanetto di fronte lei.
“Buongiorno principessa”
Principessa? A dir poco disgustoso. Dopo una semplice notte di sesso aveva acquisito questo nomignolo?
“Ciao”
Fu un saluto sussurrato e detto a testa bassa, ma Jade non ci fece caso e iniziò a parlare.
“Come stai? Dormito bene? Io sì, ho riposato tantissimo e sono in piena forma, potrei fare la maratona di New York. No vabbe, forse è esagerato, ma potrei fare tutte le scale fino all’ultimo piano!”
Perrie stirò un sorriso e osservò impassiva l’amica.
Sembrava veramente felice e si ritrovò a pensare se stesse fingendo o lo fosse davvero.
Perché Perrie voleva solo cancellare dalla mente quelle immagini.
Tipo bum, ti svegli con l’amnesia e non ricordi più le piccole cose, ma diceva quella canzone di cui adesso non riusciva a ricordare il titolo.
Rise, pensando che le mancava solo l’amnesia per essere completamente fuori di testa.
“Jadey, ti posso chiedere un favore?” domandò guardandola negli occhi.
Le era venuta in mente un’idea brillante e tentava in tutti di controllarsi per non lasciar trasparire alcuna emozione.
“Certo, qualunque cosa” rispose la donna aggiustando un ciuffo di capelli ribelle dietro l’orecchio.
“Potresti prendermi la pinza verde? L’ho dimenticata sul comodino e non mi sento molto bene per potermi alzare”
“Sarò qui fra un istante!”
Perrie osservò la figura finchè non scomparse dietro l’angolo, si alzò e salì velocemente le scale per arrivare fino al terzo piano.
Guardò tutte le porte verniciate in modo differente e lesse le targhette.
“Psicologa”
“Analista”
“Esperta Disordini Alimentari e Problemi Legati al Cibo”
“Dottor Maroney”
“Eccolo” sussurrò.
Pregò qualunque santo che il dottore non ci fosse e bussò, entrando senza ricevere alcuna risposta.
Si guardò intorno e restò impressionata dalla spropositata quantità di carte e trofei che giacevano in quella stanza.
Sembrava una camera di qualche giocatore di baseball, considerando l’ingente quantità di trofei sportivi, più che lo studio di un medico.
Ecco cosa faceva il dottore quando si assentava, come oggi.
La bionda intravide una figura in camice seduta sulla grande sedia dietro la scrivania e potè assicurare di conoscere già chi vi sedeva.
Percepiva il suo respiro lento e regolare.
Fu tentata di avvicinarsi e sorridere, ma restò con le mani in mano e la testa bassa, prendendo coraggio e parola.
“Zayn.”
Nessuna risposta.
“Zayn.” alzò un po’ il tono di voce.
Ancora nulla.
“Ehi, lo so che mi senti.”
Silenzio.
E se si fosse addormentato?
Perrie si avvicinò cautamente e osservò il viso del ragazzo, l’espressione rilassata e una mano sullo stomaco che si alzava e abbassa a intervalli brevi.
Non riuscì a trattenere un sorriso e gli carezzò la guancia, non aveva mai visto cosa più tenera e voleva essere custode gelosa di quella scena.
“Va bene, credo che così sarà più facile” sospirò baciandogli la fronte e sedendosi su uno sgabello vicino.
“Mi dispiace per ieri. E’ stato ieri, giusto? Ho perso un po’ la cognizione del tempo, scusa” ridacchiò “Non so cosa mi sia preso, o meglio, lo so. Non voglio ferirti, non voglio che tu ti preoccupi per me, non voglio alcuno sforzo per aiutarmi. Non devi metterti in mezzo per me, me la cavo. Sono abituata agli sguardi della gente, alle loro malelingue. Non ti ho ancora ringraziato abbastanza per quello che hai fatto, sei il mio eroe. Sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto. Quale persona mi avrebbe difeso dalle occhiatacce degli altri e gli insulti di quel signore? Insomma, Zay, tu mi insulti sempre, ma non me la prendo perché, ehy, sei tu! Insomma, chi altro può chiamare una ragazza psicopatica e poi baciarla? Chi altro può venire a farmi visita quasi ogni giorno e guardarmi rifare le stesse identiche cose ogni volta? Chi altro può accontentare ogni mio desiderio e capriccio senza lamentarsi? No, Zay, è troppo. E’ decisamente troppo per qualunque persona, figurati per me. Tanto arriverà un giorno in cui ti griderò contro e mi odierai. Ma non sarà colpa tua, e non avrò paura, te l’avevo già detto. Mi mancherai tanto però, questo si.
Mi mancheranno i tuoi occhi così belli. E fottesega se non sono blu o verdi, il tuo colore è il più bello di questa terra! Mi mancherà guardarli e vedere le tue lunghissime ciglia incorniciarli. Mi mancherà il tuo profumo quando mi abbracciavi o ti sdraiavi sul mio letto. Forse non lo sai, ma dopo mi crogiolavo nelle lenzuola e ne aspiravo più che potevo. Magari la gente se ne va, ma il ricordo resta.
E il tuo ricordo sarà sempre il più bello.
Mi mancherà anche la tua voce, così calma, così sensuale. E porca puttana, canta di più! Tu dovresti calcare i palchi, non stare in questo studio da pseudo giocatore di football!
Mi mancherà.. non so cos’altro. Forse il brivido che percorreva il mio corpo quando mi sfioravi, anche accidentalmente.
Forse il sorriso che nasceva senza un motivo.
Anche le guance che sentivo andare a fuoco quando parlavo con te.
Credo che mi mancherà anche il mal di stomaco che provavo certe notti, pensandoti.
La tua gentilezza, mascherata da quella maschera di menefreghismo.
Ma fai bene, ehi! Sei troppo buono per questo mondo di merda, Zay.
La lista di cose che mi mancheranno di te sarebbe troppo lunga, credo che arriveremmo a sera.
Vorrei solo.. un ultimo abbraccio. Un qualcosa. Poi tornerò in camera mia e non mi vedrai più, se non nel salone o per qualche istante nei corridoi. Non ti biasimo se non vorrai incontrarmi o mi ignorerai, perché te lo sto chiedendo.
Non voglio farti dell’altro male, dimenticati di me, cancella la memoria, odiami, fa’ qualunque cosa pur di non sapere più nulla di me. Non voglio ferirti, sono una bomba e nessuno riesce a maneggiarmi con cura, perciò.. non so. Penso sia un addio. E allora addio Zayn Malik- si, ho chiesto il tuo cognome a Jesy, visto che non me l’avevi ancora detto- fare la tua conoscenza è stata una delle esperienze più belle della mia breve vita.
Ho scoperto tantissime cose con te, ho rievocato ricordi e pensieri, ho fatto cose assurde.
Ti amo Zayn.
Credo di amarti un po’ come Harry amava Louis, ricordi? Ma questa volta la storia non finirà bene.
Devo andare, grazie di tutto e.. addio.”
Perrie si alzò e soffocò un singhiozzo, prima di girarsi e incamminarsi verso l’uscita.
Aveva confessato quasi ogni cosa a Zayn, aveva mentito in un punto ‘e non mi vedrai più, se non nel salone o per qualche istante nei corridoi.’, ma non aveva il coraggio di raccontare come sarebbero andate veramente le cose.
Sospirò.
“Aspetta.”
Sentì una voce flebile chiamarla, ma no, doveva averla immaginata.
Era diventata davvero pazza allora? Rise e chiuse la porta alle sue spalle.
“Ti ho detto aspetta.”
Si voltò e.. Zayn?
Trattenne un urletto e alzò il sopracciglio indagatore, cercando di darsi un’aria seria.
“Si?”
“Devo dirti una cosa.”
Il suo cuore perse un battito.
“Anche io ti amo.”
“Da quale punto del discorso eri sveglio piccolo bastardo?”
“Diciamo, da quando mi hai baciato la fronte”
“Ti odio!”
“E io ti amo, come la mettiamo? Affrontiamo le cose insieme, da soli il mondo può far paura, ma se ci teniamo per mano siamo più coraggiosi. Non mi lasciare anche tu Pez, ti prego.”
“N-non lo farò.”
 

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