Indietro nel tempo
Sentivo la sensazione di essere osservata. Smisi di suonare e abbassai il violino per poter rivolgere lo sguardo alla porta. Lì, fermo sull'uscio, c'era lui. Mi guardava con attenzione, sembrava che stesse cercando di analizzarmi. Non appena notò il mio sguardo su di lui mi sorrise. Un sorriso particolare. Un po' sghembo e un po' imbarazzato. Si staccò dallo stipite e avanzò di qualche passo. Io rimasi bloccata sul posto con gli occhi che lo seguivano come un felino. Ero attenta a qualsiasi mossa, pronta nell'eventuale bisogno di dover attaccare. «Scusami, non era mia intenzione interromperti» disse quasi teso. Non dissi niente, rimasi con gli occhi incollati a lui. «È da un po' che ti ascolto suonare, ma ho avuto il coraggio di venire solo oggi» proseguì guardandomi leggermente imbarazzato.
«E come mai oggi hai avuto coraggio?» domandai con tono affilato. Strinsi la presa sull'archetto e sul violino. I suoi occhi azzurri come il cielo saettavano per tutta la stanza, non riusciva a tenerli fissi nei miei. Ed io, con un'insistenza sconosciuta, tenevo le mie iridi verdi puntate su di lui. Lo stavo pungendo con lo sguardo rendendolo teso ed agitato. «Volevo conoscerti» affermò acquistando un po' di sicurezza. Mi girai completamente verso di lui e gli sorrisi divertita. «Conoscermi? Ne sei sicuro?» domandai con fare strafottente. Lui, però, non sembrò scoraggiato dalle mie parole. Anzi, osò fare un altro passo in avanti. «Sicurissimo» disse accorciando ancora le distanze.
Spalancai di poco gli occhi. Osservai subito le possibili vie di uscita. Nella mia testa calcolai il tempo che avrei impiegato per afferrare la custodia del violino e il mio zaino per poi scappare. «È solo uno spreco di tempo» affermai.
Lanciai un'occhiata alla custodia posta ai miei piedi e pensai a un modo per prenderla senza destare sospetti. Mi sentivo in pericolo e non sapevo il perché. Nella mia testa avevo il sentore che quella semplice conversazione mi avrebbe portato a qualcosa di più grande. «Questo spetta a me deciderlo, non credi?» proferì con un sorriso storto. Alzai il sopracciglio sinistro e incrociai le braccia al petto. D'improvviso sentii i suoi passi che con lentezza si avvicinavano. Trascinò una sedia di fronte a me, provocando a posta un rumore stridente. Si sedette e rimase a fissarmi con quei suoi occhi circospetti. Non avevo idea di cosa passasse nella sua testa o del perché avesse deciso di rompere quella strana routine che si era creata. Lui doveva stare a distanza da me, stare in silenzio. Non doveva pretendere di farmi domande e ricevere risposte. Suonai cercando di non farci caso a lui, ma i suoi occhi erano maledettamente insistenti.
«Perché respingi tutti?» domandò in seguito. Inizialmente non capii a cosa si riferisse, la sua domanda mi lasciò piuttosto interdetta. Allora decisi di non pensarlo e di proseguire con le mie prove. Ma i suoi occhi erano maledettamente insistenti. Mi osservavano senza esitare. Se prima risultava agitato, adesso ha in sé una sicurezza snervante. Gli scoccai uno sguardo fulminante e decisi che era inutile continuare a suonare. «Mi stai disturbando ed io ho un importante concerto stasera» lo informai con voce sprezzante. Sorrise, un sorriso storto che celava insolenza.
«Se rispondi alla domanda starò zitto e non ti disturberò più» affermò con il tono di voce di chi ti sta sfidando. E accolsi la sua sfida, lo guardai con gli occhi che bruciavano. Volevo vedere se era disposto ad arrivare fino in fondo. «Non mi fido delle persone» dissi una mezza verità, un accenno della vera risposta. Lui però non sembrava soddisfatto, mi guardò per un tempo indeterminabile.
«Ma ti fidi di Willow Jones»
«Geloso?» gli chiesi sorridendogli divertita. Ma la risposta che mi diede in seguito tolse tutto il divertimento che stavo provando. «Non ne hai idea» rispose guardandomi con uno sguardo che non sapevo decifrare. C'era una strana luce che illuminava i suoi occhi, un sentimento a me sconosciuto. Mi zittii, era la prima volta in cui non sapevo cosa dire. Il modo in cui mi guardava mi metteva in soggezione, faceva sbocciare in me una serie di domande a cui non trovavo risposta. «Che cosa devo fare per avere la tua fiducia?» mi chiese in seguito. Lo guardai con occhi vacui, una strana sensazione stava emergendo dal fondo del mio petto. Una scintilla folgorò la mia testa facendomi arrivare ad una conclusione di cui probabilmente me ne sarei pentita subito dopo. «Rimani» sussurrai nella speranza che lui non sentisse. Ma lui sentì, eccome se sentì. Infatti, rimase per molto tempo. Rimase nonostante le ombre che offuscavano la mia mente. Rimase anche se io avevo un cuore di latta. Rimase finché io non decisi di distruggere l'unica cosa che era capace di farmi provare qualcosa.
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Sto fra le stelle
FanfictionKailee è conosciuta da sempre come la bambina prodigio, il genio musicale. Figlia d'arte, si è sempre trovata circondata da persona che la elogiavano. Ma chi è realmente Kailee? Nessuno sa rispondere con certezza a questa domanda, perché dietro la f...