Capitolo 22. Ne voglio ancora

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Trying to take control, but I don't know how toI don't wanna be sad forever-Sad Forever, Luv

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Trying to take control, but I don't know how to
I don't wanna be sad forever
-Sad Forever, Luv


Quando la mia figura viene riflessa nello specchio un sorriso compiaciuto ritaglia le mie labbra. Con le dita vado a definire i boccoli ramati, poi accarezzo la collanina dorata che circonda il mio collo e sistemo il colletto plissettato del vestito blu. Mi raddrizzo con la schiena e osservo la mia figura.

Accarezzo i bottoni che percorrono il mio busto e le maniche a campana, compiacendomi del tessuto morbido e delicato. Faccio scorrere le dita sui fianchi per poi fare un passo indietro e contemplare per intero il mio riflesso.

«Sei uno splendore» mi complimento con me stessa, mandandomi un bacio volante.

Ci sono giorni in cui evito il mio riflesso, mi limito a specchiarmi per controllare che il mio aspetto non rimandi ad un fantasma. Altri giorni mi soffermo più volte davanti allo specchio e mi ammiro civettuola.

Mi contemplo facendomi apprezzamenti che riempiono il mio ego. Mi ammiro così tanto da gonfiare la mia autostima che per molto tempo è stata sepolta sotto cumoli di parole taglienti.

Mi avvicino con cautela e poso una mano sulla cornice dello specchio a figura intera. Mi guardo dritta negli occhi e allargo il sorriso. «Santa Coco Chanel!» esclamo ammaliata. «Sembro proprio una modella» mi compiaccio ancora, spostando la testa e scuotendo i capelli.

Me lo merito. Mi merito tutti questi complimenti, lo devo alla me di anni fa. A quella ragazzina che si nascondeva in tessuti opachi. Quella ragazzina che metteva la prima cosa che trovava, perché non le importava di farsi notare, di esistere.

Per lei era indifferente tutto, non serviva a nulla vestirsi per bene. Ma non capiva che così stava facendo un torto a sé stessa. Non comprendeva che così facendo si annullava, rendendo il suo riflesso ancora più ripugnante.

Si guardava e vedeva solo un morto che camminava, non provava piacere nell'incontrare il proprio riflesso.

Non capiva l'importanza di indossare qualcosa che le piaceva e la faceva sentire bella. Ma adesso tutto è cambiato, adesso non mi tolgo gli occhi di dosso. Ci sono ancora dei momenti in cui mi detesto, ma vengono compensati da questi momenti in cui mi ammiro.

Scivolo all'indietro, facendo scorrere in modo sensuale la suola dei tacchi bianchi, e mi guardo per un'ultima volta. Faccio finta di infilarmi una corona sulla testa e, con occhi da gatta, alzo la testa e mi guardo con superiorità.

«Sei pazzesca» pronuncio con decisione e una punta di orgoglio.

Me lo ricordo ancora il momento di transizione, quando ho scelto di sentirmi bene con me stessa. È partito tutto con il tipico taglio di capelli. Ho sempre detto di averlo fatto per protesta contro i giornali, mentivo.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora