Capitolo 25. Tormenti

49 5 2
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.





Sono abituata agli incubi.

Essi sembrano cuciti alla mia ombra. Nonostante ci sia uno spiraglio di luce, loro mi perseguitano. Lo fanno in silenzio, non appena apro gli occhi appesantiti e i primi pensieri si formano nella mia testa. Gli incubi danzano con essi, creando un vortice di angoscia mista a monotonia. Perché gli incubi sono i miei sogni. Quando cala la notte e i pensieri più intimi attecchiscono come neve, gli incubi iniziano a suonare.

Delle volte faccio anche dei sogni, quelli sciocchi che il giorno dopo ci pensi e ti chiedi "Ma cosa diavolo ho sognato?", ma vengono rimpiazzati in poco tempo dai miei tormenti.

E una volta che il giorno arriva, gli incubi seguono il mio risveglio. Mettono piede sul pavimento della mia stanza e mi seguono mentre vado al bagno. Per questo ci sono momenti in cui, per colpa loro, le coperte del mio letto sembrano essere un rifugio così caldo. Le lenzuola avvolgono il mio corpo supino come l'abbraccio di una madre. Il cuscino sembra aiutarmi a sorreggere il peso della mia testa. La coperta mi da quel tepore tale da acquietare i miei sensi.

Questa mattina, per mia fortuna, gli incubi non mi tengono inchiodata al letto. Sono sveglia da diversi minuti, o ore, e fisso con sguardo appesantito il lato sinistro della mia stanza.

Mi piace dormire sulla sinistra, si intravede la luce del mattino filtrare dalla finestra. Osservo il manichino che uso per cucire i vestiti, il comò verde salvia che contiene le mie pregiate stoffe. In alto ci sono alcuni cubicoli che contengono, ammassati tra di loro, i miei preziosi libri.

Quando mi stanco di accarezzare con lo sguardo i colori ombreggiati del mio mobilio, decido di girarmi sull'altro lato. Sposto di poco la testa e osservo il mio cellulare posto sul comodino di fianco al mio letto.

La sveglia è suonata?

Giuro di aver sentito il suo motivetto risuonare tra le pareti della mia mente.

Con lentezza tiro fuori il braccio dalla mia fortezza di coperte e stacco il cellulare dalla carica. Affondo il naso nella testa di Comagus e osservo l'ora illuminare il mio viso: sei del mattino. A volte mi capita di crollare in un sonno profondo che mi porta a dormire per tutta la giornata. Altre volte, seguo con svogliatezza il risveglio imposto dalle mie innumerevoli sveglie. E poi ci sono risvegli come questi, in cui precedo di parecchie ore la sentenza delle mie sveglie.

Mi giro sulla schiena, porto il cellulare al petto e chiudo gli occhi. Sprazzi dell'incubo che mi rincorre da diverse notti si palesano nella mia mente. Luci tenui di un pomeriggio autunnale, bocche sorridenti, strade che scorrono e parole dolci che suonano in un abitacolo. Poi arrivano cinture troppo strette, strade che scorrono troppo veloci, respiro affannoso, silenzio assordante. La sento l'acqua che scorre, le orecchie ovattate, la gola che brucia. È incredibile come la mente umana sia in grado di prendere i tuoi tormenti e renderli ancora più pesanti. La realtà si mischia all'immaginario e non ricordi più cosa sia vero e cosa sia falso.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora