Capitolo 13. Chi ho io? (pt.1)

78 10 1
                                    

Quando William parcheggia nei pressi del teatro rimango per un attimo ferma a guardare davanti a me. La mia vista si focalizza sul cruscotto dell'auto offuscando il resto. Il cervello sembra spegnersi per un attimo, lasciandomi un vuoto all'interno della mia mente. «Sei sicura di voler entrare da sola?» chiede premuroso William una volta aver spento il motore. Giro il volto verso di lui e annuisco. «Devo farlo da sola, ho bisogno di risposte» affermo per poi girare

il volto verso il finestrino. «Quando devo venirti a prendere?»

«Tra una mezz'oretta, non conto di stare in mezzo a quelle persone per troppo tempo». Abbozzo un sorriso per incoraggiarlo a lasciarmi andare, poi afferro la mia pochette, apro la portiera ed esco dalla sua auto. Aggiusto la gonna affinché non si stropicci, mi giro ancora una volta verso William e l'osservo. Abbasso di poco il busto poi lo saluto agitando la mano. Lui ricambia il saluto ma non sembra intenzionato a mettere in moto l'auto e andare. Allora gli do le spalle, alzo la testa e guardo il Sapphire Theatre che sembra incombere su di me. 

Questa volta non ho gli occhiali da sole a proteggermi, devo affrontare tutti gli sguardi a testa alta. Sollevo di poco la gonna e salgo con passo moderato le scale, poi raggiungo l'ingresso estraendo l'invito dalla pochette. Spingo con forza le enormi porte a vetro e mi dirigo come stamattina verso il desk.

La ragazza che è solita stare dietro di esso mi guarda con gli occhi spalancati. Proprio come stamattina le poso l'invito sotto al naso. «Dove devo andare?» le chiedo senza troppe cerimonie. Lei sembra svegliarsi dallo stato di trance e inizia a boccheggiare. 

«Signorina Wilkinson! Che piacere vederla! Venga, le mostro subito la sala» esclama alzandosi in piedi e uscendo allo scoperto. Mi fa strada verso le enormi scalinate rivestite da un tappetto rosso. Osservo i dipinti e i dettagli del soffitto ammirata, le altre volte che sono stata qui a stento facevo attenzione al cartello appeso alla porta che dice "spingere". «Venga di qua. Il teatro è una struttura antichissima, molto tempo fa venivano organizzate enormi feste da ballo» mi racconta cordiale e per la prima volta l'ascolto attenta. «Sembra un castello» mormoro mentre mi reggo al corrimano intagliato. «Già, tutti quanti qui si sentono un po' principi e principesse quando entrano» commenta. Arriviamo in cima alle scale e mi indica un enorme porta bianca con dettagli in oro. «Peccato che io mi senta più la strega cattiva che una principessa» commento senza pensarci, poi afferro il grande pomello in oro e spingo l'enorme porta.

Se prima l'illuminazione era soffusa e molto accogliente, ora sembro quasi accecata da tutti questi lampadari. Chi diavolo se l'aspettava che un teatro del genere potesse avere una sala da ballo così grande? Guardo tutti i presenti infiocchettati nei loro abiti eleganti scuri che conversano e chiacchierano tra di loro. Seduti ad alcuni tavoli vi sono quelli che possono essere definiti dei fotografi stanchi di scattare foto. 

Quando la possente porta si chiude dietro le mie spalle produce un leggere tonfo che richiama l'attenzione di tutti i presenti. Ora mi sento Malefica che irrompe al battesimo di Aurora. Ed ecco che il chiacchiericcio di prima si gela e centinaia di occhi si puntano su di me. Rimango congelata sul posto, mentre occhi indiscreti perforano la mia pelle come aghi appuntiti. Con lo sguardo vago su tutti i presenti cercando di concentrarmi solo ed esclusivamente sul mio obiettivo. Occhi indiscreti si posano su di me con insistenza mentre parole appena sussurrate volano tra un ospite all'altro, provocando in me disgusto. Ecco perché continuavo a declinare ogni singolo invito del direttore White. 

Thomas White è un vecchio amico di famiglia che ha sempre provato stima e ammirazione nei confronti di mio padre. Ricordo che ogni volta che organizzava un evento o una piccola festicciola invitava sempre la mia famiglia. Delle volte dava l'idea che quegli eventi li organizzava solo per mio padre.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora