Capitolo 17. La verità fa male, ma le bugie sono più letali

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Tutto intorno a lei appariva offuscato: i contorni, le figure, le sagome. Sembrava di stare immersi in una grotta, dove il freddo delle pareti si diffondeva per tutte le ossa e l'odore acre ti faceva bruciare le narici. Dopo un po' la vista sembrava abituarsi a quella oscurità, presentando uno sfondo azzurrino intriso di inchiostro. Non riusciva a capire dove fosse finita. Sembrava di stare in un fondale marino.

All'improvviso sentì un rumore in lontananza, come delle gocce che cadono solitarie. E poi, come una tempesta funesta, tutto intorno a lei divenne vivido. Era di nuovo intrappolata in quell'abitacolo. Tutto di quell'auto appariva maledettamente familiare. D'istinto le mancò il fiato. Sentiva di nuovo quella sensazione di terrore che le bruciava lo stomaco. Voleva urlare fino allo sfinimento, piangere finché non si svuotava. E il panico si insinuò con delicatezza quando il rumore di gocce che cadevano si fece più intenso.

Era stretta al sedile anteriore dalla cintura di sicurezza, che in quel momento sembrava le stesse corrodendo la pelle. Iniziò a tirarsela via ma sembrava incollata a lei. Sentì il rumore dell'acqua che scrosciava, poi gocce cristalline iniziarono a scendere dal finestrino chiuso. Si guardò intorno e con orrore si rese conto che con pigrizia l'acqua stava penetrando all'interno dell'auto circondandola. Stava sprofondando giù, verso l'abisso oscuro. Era in trappola, da sola, nel suo inferno personale.

E allora rivide tutto: un corpo che si accasciava sul volante, le urla di una bambina, un freno a mano che veniva tirato con forza, il suono dei clacson che rompevano i timpani. E in fine, capelli rossi che ricadevano come rugiada su un viso ormai spento. Con disperazione iniziò a battere i pugni e i palmi delle mani sul finestrino. Urlava nella speranza che lì, nei dintorni di quell'abisso oscuro, ci fosse qualcuno pronto a salvarla.

Che sciocca che era. Non c'era mai nessuno. Era sempre sola, nessuno avrebbe mai teso la mano per salvarla. Allora si ritrovò con l'acqua alla gola, il fiato ormai corto, e la paura che le incendiava gli organi. Smise di lottare, lasciò che l'acqua arrivasse sotto gli occhi. E lì iniziarono a fondersi con quella distesa oscura le sue lacrime. Rimase in mobile mentre l'acqua entrava pian piano nel suo organismo. I suoi capelli rossi macchiavano tutta quell'oscurità danzando, i clacson delle macchine iniziarono ad ovattarsi mentre le urla di quella bambina si facevano più intense.

Sentiva tutti gli organi ardere mentre i polmoni sembravano collassare. Una volta arrivata sul fondo sentì quell'incessabile bisogno di urlare. E lo fece. Prese un gran respiro e svuotò tutto il dolore che aveva represso...

Spalanco gli occhi e mi alzo a sedere per tossire di riflesso. I polmoni e la gola stanno bruciando davvero. Mi schiarisco la gola e porto una mano su di essa per massaggiarla. Sono nella mia stanza avvolta da tutti i miei colori sporcati dal buio della notte.

Porto subito gli occhi sulla presa elettrica posta affianco al mio letto e, con sollievo, noto la lucina da notte a forma di astronave che espande la sua luce. Chiudo per un attimo gli occhi, poso la schiena alla spalliera del letto e rilascio un sospiro.

Quando riapro gli occhi noto lo schermo del mio cellulare illuminarsi per poi rilasciare il solito suono associato all'arrivo di una notifica. Lo afferro e in automatico strizzo gli occhi per la troppa luce. Porto i capelli dietro le orecchie e tento di leggere che cosa c'è scritto sullo schermo troppo luminoso: cinque chiamate perse e dieci messaggi, tutti da parte di Luke. Strizzo ancora una volta gli occhi e dopo alcuni tentativi sbagliati riesco a sbloccare il cellulare.

Tocco sull'applicazione dei messaggi e cerco di capire il loro significato. Sono tutti sconnessi, alcuni scritti male altri senza senso. Strofino il viso con una mano e riporto di nuovo i capelli dietro alle orecchie. Intanto che decido se scrivergli un messaggio o chiamarlo, lo schermo si illumina di nuovo: il soprannome che ho dato a Luke sembra lampeggiare come un faro mentre la foto che ho messo al suo contatto sembra accecarmi.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora