CAPITOLO 4

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È passato oramai troppo tempo da quando è stato chiesto a Steven un colloquio privato con il professor Wood e la Preside. Lui sa benissimo che i suoi amici gli chiederanno di raccontare loro tutto per filo e per segno, ma è anche convinto che sarà più facile a dirsi che a farsi. Ciò che gli era appena successo aveva dell'incredibile.

Le parole del professore lo hanno lasciato paralizzato, non sa il motivo di quella convocazione. O meglio lo immagina, ma non pensa che il suo miglioramento meriti davvero tutta quell'attenzione. Prima di lui anche altri ragazzi erano maturati, aveva sviluppato il loro potere, ma mai a nessuno della sua classe era stato chiesto di fermarsi dopo la lezione per parlarne. Di sicuro non è una cosa così importante da chiamare anche la Preside, no? La testa di Steven è davvero troppo affollata dai pensieri. Si impone di fare un respiro profondo e di non pensare in modo negativo. Non aveva fatto nulla di male, anzi teoricamente avrebbero dovuto solo essere lodato, ma chissà perché sente di non essere lì solo per ricevere complimenti.

Steven è immobile davanti a Wood, non dice una parola, ma la sua preoccupazione è evidente. Il professore lo guarda incuriosito, non sembra in procinto di iniziare una ramanzina, ma nemmeno un discorso di elogio se è per quello. Dopo pochi minuti, arriva anche la Preside. Il ragazzo non si capacita di come sia stata informata, ma non se ne sorprende del tutto. Lei entra e si mette a fianco dell'uomo.
≪Mi è stato riferito che ha finalmente raggiunto il suo pieno potenziale, complimenti signor Baldwin. Siamo tutti molto fieri di le≫ Per ora non è andata male, anche se il ragazzo non è abituato a sentirsi chiamare per cognome è ancora meno è abituato a sentire dei complimenti.
≪Emm grazie Miss Opkins≫
≪Credo sia giunto il momento di informarlo dei recenti sviluppi, potrebbe essere una valida risorsa per il nostro scopo≫ aggiunge Wood rivolto direttamente alla Preside. Steven guarda entrambi senza capire. Quali recenti sviluppi? Informato su cosa? Quale progetto? Il suo cuore prende a battere più forte e una goccia di sudore gli attraversa la tempia destra.
≪Sono d'accordo professore, ma non qui. Prego Signor Baldwin, dovrebbe seguirmi nel mio ufficio. È bene che la conversazione che terremo a breve resti assolutamente privata≫ Nonostante si sia dichiarata favorevole, la donna ha un atteggiamento un po' titubante.
Decisamente più preoccupato di prima Steven annuisce senza però riuscire a dire nulla. Si volta verso la preside, saluta educatamente il professore e la segue a testa bassa.

Dopo pochi minuti trascorsi per i corridoi, i due arrivano davanti alla porta di solito sempre chiusa dell'ufficio personale della Preside. Steven sa bene che è praticamente impossibile da aprire per gli studenti perché lui e il suo gruppo ci hanno provato diverse volte, ma sempre invano. Con naturalezza la donna posa una mano sulla maniglia e fa scattare la serratura. Il ragazzo spalanca d'istinto gli occhi, ma per fortuna la Preside non se ne accorge. Oppure fa finta di non farlo, Steven non lo sa.
≪Prego si accomodi, dovremmo fare un discorso piuttosto impegnativo e sono sicura che a un certo punto vorrà avere qualcosa a cui appoggiarsi≫
"Molto incoraggiante come inizio" è l'unica frase che emerge chiara nella mente di lui, ma lì rimane confinata, non è il caso di dar voce a questi pensieri. Semplicemente si siede senza dire una parola.
≪Dunque, come lei ben sa questa nostra comunità è unita da quel piccolo simbolo che lei ha alla base del collo≫ comincia convinta e senza esitazioni. Automaticamente le mani di Steven raggiungono la sua voglia.
≪È quella che indica se un ragazzo possiede dei poteri adeguati per essere ammesso in quest'istituto. Un'altra cosa che accomuna tutti gli studenti presenti è il fatto di non ricordare nulla o quasi del giorno in cui siete stati portati qui≫ fa una breve pausa per dare tempo a Steven di assimilare l'informazione. Lui non ha mai pensato molto al come è arrivato in quella scuola. Ha pensato al perché, ha pensato che avessero sbagliato, ma quasi mai ha rimuginato su chi e come lo l'avesse portato lì. Ora sforzandosi di ricordare capisce che gli è impossibile, non ha più quel ricordo nella sua mente. Ha come la sensazione di saperlo, ma in una parte del cervello che per ora gli è impossibile raggiungere.
≪Proprio come le dicevo. È una misura di sicurezza che ho deciso di prendere fin da quando sono diventata la Preside. Quello che davvero in pochi sanno è ciò che fanno i ragazzi una volta terminato il percorso di studi. Lei pensa di conoscere il futuro che attende lei e i suoi compagni?≫
Steven rimane un po' sorpreso per quella domanda diretta. Certo che lo sa, tutti lo sanno; così risponde deciso:
≪Una volta concluso l'ultimo anno i ragazzi tornano nel mondo normale e vivono la loro vita insieme a coloro che non hanno poteri cercando di non farsi scoprire≫
≪Si e no Signor Baldwin≫ a quelle parole l'espressione di Steven assume una nota di perplessità. La donna prosegue con il suo discorso per chiarire la questione:
≪Alcuni sono mandati nel mondo comune come ha detto lei e conducono una vita regolare, ma non tutti hanno questo destino≫ altra pausa per lasciare tempo al ragazzo di comprendere bene il significato di quelle parole.
≪Molti dei miei ex studenti tornano tra i comuni, ma non per condurre una vita tranquilla, bensì per reclutare altri studenti da portare qui≫ Steven è sorpreso, ma in fondo non c'è nulla di male in ciò che gli è appena stato rivelato. Effettivamente qualcuno deve pur esplorare ogni luogo per trovare nuovi ragazzi, altrimenti non ci sarebbe più nessuna scuola.
≪Capisco, ma ancora non ho afferrato il punto della questione≫ risponde il ragazzo dopo qualche momento di incertezza.
≪Questo perché non ho terminato il mio racconto. Ciò che dirò in seguito potrebbe atterrirla, perfino≫
"Andiamo bene" la mente di Steven comincia ad essere preoccupata e i suoi pensieri si esternano in azioni: le mani gli cominciano a sudare e continua a muovere la gamba come un tic.
≪Mi ascolti bene perché sto per farle una rivelazione molto importante e gradirei che tenesse per lei queste informazioni per non creare il panico tra gli altri studenti≫
"Certo, come no. Gli altri ragazzi devono essere tutelati, mentre solo io posso essere terrorizzato?" è quello che pensa, ma quello che dice è:
≪Mi dica pure≫
≪Non siamo l'unica comunità di speciali presenti al mondo> lascia che quella frase aleggi tra di loro per un tempo indefinito. Ora nella testa di Steven si affollano mille pensieri e congetture. Non sono i soli? Quanti altri ce ne sono allora? Anche loro vivono in una scuola privata? E se si, dove? Perché non si sono mai incontrati? Ma soprattutto, perché non è mai stato detto niente? Troppe domande senza risposta, ma prima che il giovane possa dar voce anche solo a una di loro la Preside lo anticipa:
≪Lo so che è sconvolgente e che avrà molto domande da pormi, ma ancora non le ho detto tutto e preferirei che mi ascoltasse fino alla fine, prima di dar sfogo ai suoi pensieri≫
Non può far altro che annuire, non è in grado si formulare una frase adeguata al momento.
≪Molto bene≫ prosegue lei ≪Come le dicevo non siamo i soli. Esiste un'altra aggregazione di ragazzi della vostra stessa età e con poteri simili ai vostri, ma la loro voglia ha una forma diversa≫
≪La falce≫ commenta Steven d'impulso. La Preside annuisce con convinzione
≪Esatto Signor Baldwin. Il mostro che avete affrontato questa mattina appartiene a loro≫
≪Ma perché? Perché hanno deciso di mandarci un serpente gigante?≫ la voce del ragazzo è sconvolta
≪Era un avvertimento. Loro vivono in modo diverso dal nostro, gli insegnanti educano i ragazzi con altri principi. Fino a questo momento siamo riusciti a tenerli a bada, ma ultimamente sembrano diventati più forti. Avrà notato anche lei che da un po' di tempo anche i ragazzi che ancora non hanno concluso l'ultimo anno vengono mandati altrove. La verità è che ho bisogno di più persone che mi aiutino in questo compito. Dobbiamo salvare quanti più ragazzi possibili perché là fuori sono un bersaglio facile≫ La voce della donna si alza di un tono, è evidente che la questione la tocca da vicino. Sul volto le compare un'espressione triste e ferita.
≪Quando dice che sono educanti con diversi principi, cosa intende?≫ chiede subito il giovane.
≪Non pensano di doversi nascondere al mondo, non credono che i comuni debbano avere il "potere" di farci mettere un freno alla nostra potenza. Sono invece convinti che solo gli speciali abbiano il merito di prendere delle decisioni. Quello che vogliono è rimettere i comuni al posto che secondo loro gli spetta, vogliono impadronirsi del loro mondo e usarli come semplici schiavi≫ Gli occhi le si velano di rabbia e sofferenza. Non vuole lasciarsi andare troppo ai sentimenti, ma è difficile per lei ogni volta riaffrontare il discorso con i diversi studenti.
≪Quindi vogliono conquistare il mondo? Come i cattivi dei film?≫
≪Diciamo così≫
≪E noi cosa possiamo fare al riguardo?≫
≪Combattere≫
Una semplice parola. Dieci lettere che lasciano Steven senza fiato. Come possono loro, un branco di ragazzini, combattere contro altri ragazzi educati all'odio e un ideale di superiorità? Non è giusto. Quando si combatte succede sempre qualcosa di brutto a tanti, troppi innocenti. È indignato e arrabbiato. La Preside se ne accorge e aggiunge alla sua affermazione:
≪So benissimo che non è corretto chiedere ai miei ragazzi di combattere contro questi soggetti e infatti non è questo quello che faccio. Io chiedo solo a coloro i quali ritengo meritevoli di reclutare nuovi ragazzi per poter dar loro una speranza. So che non è compito vostro lottare e difendere questo mondo, ma l'unico modo in cui possono essere fermati è togliere potere a chi controlla questa fazione. È un dato di fatto e prima poi andrà affrontato Signor Baldwin≫ Steven rimane sorpreso. È ancora convinto che tutto ciò sia scorretto, ma sa anche che la donna che gli sta di fronte ha pienamente ragione.
≪Capisco i suoi sentimenti e non le sto chiedendo di combattere per questa scuola e nemmeno per tutte le persone che vivono al di fuori, sarebbe un peso troppo grande e me ne rendo conto. È una cosa che non chiederei mai a lei nello specifico, lo sa bene. È stato convocato per essere messo al corrente dei pericoli che potrebbe dover affrontare al di fuori dell'istituto se l'anno prossimo deciderà di partire per reclutare nuovi ragazzi. Ha tutto il tempo che vuole per decidere e non è assolutamente obbligato a farlo. È una scelta libera e la voglio avvisare del fatto che molti hanno rifiutato. Lei con il suo dono mi è sembrano un valido candidato e dovevo tentare, ma nessuna vergogna dovrà pervaderla in caso di rifiuto≫
Ora capisce il motivo di tanto allarmismo. Steven lotta con tanti sentimenti dopo la confessione della Preside.
Lui è un valido candidato? Non se l'aspettava proprio; vuole andare a salvare altri ragazzi? Certo che si; ha paura? Come mai prima di quel momento. Guarda davanti a sé, ma non la donna, semplicemente il vuoto, riflettendo. La Preside non aggiunge altro e rimane in religioso silenzio per lasciargli tutto il tempo di cui ha bisogno per riflettere. Non vuole forzarlo, sa che si tratta di una decisione ardua da prendere.
≪I-io non me l'aspettavo≫ riesce a dire lui dopo diverso tempo. Respira rumorosamente e si raddrizza con la schiena prima di aggiungere:
≪Sarà un onore per me portare a termine il compito che mi vuole assegnare Miss Opkins≫
Un sorriso di orgoglio si dipinge spontaneo sul volto di lei:
≪Sono lieta di sentire questa parole Signor Baldwin. Voglio comunque informala che questo non la vincola a nulla e durante il prossimo anno le sarà chiesto più volte se ancora desidera partecipare alla missione. Se le si presenteranno dei dubbi non esisti a manifestarli e se per caso vorrà ritirarsi, sappia che nessuno la biasimerà≫ conclude alzandosi dalla sua poltrona. Steven capisce che il loro colloquio è giunto al termine e si alza a sua volta dicendo:
≪Ci penserò sicuramente più a fondo, ma penso proprio di non voler cambiare idea≫
≪Attenderò la sua scelta e non le metterò mai pressioni, non si preoccupi≫
Con un lieve cenno del capo il ragazzo si gira e raggiunge la porta, mette una mano sulla maniglia e in quel momento sente Miss Opkins aggiungere:
≪La prego, quando racconterà questa storia ai suoi amici, non si preoccupi sapevo fin dal principio che lo avrebbe fatto, cerchi di non farli cedere al panico e nemmeno all'entusiasmo, conoscendo i soggetti. Inoltre, si assicuri che la notizia non fuoriesca dalla vostra stanza, su questo non transigo≫
Ammirazione e sorpresa sono i sentimenti che quell'ultimo commento ha fatto nascere nel ragazzo.
≪Non si preoccupi, farò in modo che non dicano una parola a nessuno≫ promette prima di uscire dalla stanza dove finalmente può respirare a pieni polmoni.

Dove può andare adesso? Non se la sente di correre subito da Daniel e James per raccontare quello che ha appena scoperto. Prima deve schiarirsi le idee, vuole riflettere e preparare il discorso che farà ai compagni. Le sue gambe sanno già cosa fare e lo portano sotto ad un albero isolato nel giardino. È una bella giornata, ma un vento decisamente troppo freddo fa in modo che in pochi siano all'aperto. Perfetto per Steven. Si siede con la schiena appoggiata al tronco della quercia dietro di lui, chiude gli occhi e fa vagare la sua mente tra i numerosi pensieri che lo assillano cercando di metterli in ordine.

Dopo circa un'ora passata in solitudine, decide che è giunto il momento di tornare dentro. Più che altro è arrivata l'ora di cena. Sa cosa dire a James e Daniel e non vuole perdere altro tempo. Sarà quella sera stessa, dopo aver mangiato, nella loro camera.

Si avvia verso la sala comune, fortunatamente era riuscito ad arrivare per tempo. Prende posto accanto ai soliti che ovviamente non gli lasciano nemmeno il tempo di sedersi prima di sommergerlo di domande, ma è deciso a non raccontargli niente lì dove tutti possono sentire e risponde solo:
≪Dopo prometto che vi racconto tutto, ma quando saremo da soli in camera, d'accordo?≫

Anche se un po' delusi i suoi amici non possono far altro che acconsentire prima di consolarsi con il ricco banchetto. La cena prosegue tranquilla e come al solito. Tutti parlano e si divertono, ma Steven non può fare a meno di chiedersi chi altri oltre a lui è a conoscenza della triste verità. Non vuole che qualcuno noti il suo umore, quindi decide di fingere che tutto vada bene come al solito. Mangia in modo esagerato anche se non ha la solita fame, chiacchiera amichevolmente con i suoi migliori amici e ride di gusto.
Una volta terminato di abbuffarsi i tre tornano con urgenza nella loro camera. Chiudono a chiave la porta e si siedono tutti su un letto come suggerito da Steven.
≪Va bene ragazzi, ora vi racconto. Prima dovete giurare solennemente che la questione non uscirà da questa stanza. Non sto scherzando questa volta. È una cosa davvero importante≫
James e Daniel si scambiano uno sguardo allarmato, ma entrambi dicono ≪Prometto≫ in quel gruppo le promesse sono prese sul serio, non sono semplici parole, sono obblighi morali inviolabili.
≪Ok, allora ecco qua tutta la storia≫

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