CAPITOLO 14

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<Avanti> la voce di Miss Opkins è tornata normale, almeno così sembra. La porta che di solito è impossibile da aprire, nonostante i svariati sforzi di tutti i presenti, questa volta si smuove con un semplice tocco della mano.
I tre entrano con calma e si posizionano in fila di fronte alla scrivania che domina l'ampia stanza. Questa è di legno massello, scuro e lucido; sebbene in perfetto ordine è difficile trovare sulla superficie uno spazio libero, è completamente ricoperta di fogli, libri, penne e appunti. Le pareti sono scure e i quadri appesi sono numerosi, raffigurano paesaggi e qualche vecchio e probabilmente importante personaggio storico. Ovviamente i ragazzi non riconoscono nessuno. C'è una sola finestra, anche se larga come tre, che si trova dietro la scrivania alle spalle della preside e dá una fantastica vista sul giardino del retro. La luce che entra illumina la stanza e fa brillare il parquet chiaro.
<Prego accomodatevi> sembra gentile mentre indica le sedie posizionate di fronte a lei. I tre si guardano velocemente e obbediscono subito, senza dire una parola.
<Noi quattro dobbiamo parlare> unisce i palmi delle mani e fa combaciare le lunghe e sottili dita, le porta per un momento davanti alla bocca e si ferma ad osservare i giovani. Sorride, ma non sembra felice. Ha uno strano sguardo carico di tristezza e qualcos'altro che non riescono a cogliere immediatamente.
<Ci sono alcune cose che mi piacerebbe discutere con voi> ha abbassato le mani che ha riposto ancora unite in grembo.
Ha un tono pacato, ma i giovani riescono comunque a percepire la tensione che cerca di celare. Si guardano negli occhi e per un po' nessuno dice niente, James cerca di studiarne l'espressione per capire cosa stia nascondendo. Prima che riesca a capirlo riprende a parlare:
<Come immagino già sappiate qualche tempo addietro ho rivelato al Signor Baldwin come i nuovi ragazzi riescono ad arrivare qui> Ora la faccia di Steven è diventata completamente rossa. Miss Opkins sapeva che avrebbe rivelato tutto ai suoi due migliori amici, ma si trattava comunque di un'informazione riservata.In teoria.
Anche James e Daniel sembrano imbarazzati e iniziano a muoversi sulle loro sedie.
<Non c'è da preoccuparsi, sapevo fin dall'inizio come sarebbero andate le cose. Voi siete un gruppo molto unito ed è impossibile separarvi> li osserva con una scintilla di orgoglio ad illuminarle gli occhi circondati da rughe.
<Non permettete a niente di cambiare questa cosa. I tempi che stanno per arrivare necessitano di amicizie come le vostre. È importante> ha un tono sincero, ma la sua non è una semplice affermazione, è una richiesta. Il suo sguardo è intenso e supplichevole.
<Potreste dover affrontare alcune cose che forse vi faranno discutere. Ci saranno momenti in cui litigherete, in cui sarà più facile pensare a sé stessi e basta, ma ricordatevi gli uni degli altri>
I ragazzi sono leggermente scioccati da quelle parole. È ovvio che resteranno sempre insieme, non c'è bisogno di doverlo sottolineare. Loro sono semplici amici, non si perderanno con gli anni. Sanno che non sarà così.
<Fatta questa premessa dobbiamo andare al sodo, non voglio farvi perdere più lezioni del dovuto. Vi ho convocati qui perché ho qualcosa da chiedervi. Vorrei che prima di rispondere prometteste di essere sinceri> tace aspettando la loro risposta. Tutti e tre annuiscono senza però pronunciare una singola parola. La preoccupazione comincia a farsi strada.
<Bene. Qualcuno di voi ha anche solo una vaga idea di dove si trovi Scott Lewis?>
Sentendo quel nome i tre si guardano a vicenda e inspirano profondamente. È già difficile far finta di niente, dover addirittura ammettere di non sapere niente sulla sua nuova vita è troppo. Continua a regnare il silenzio, nessuno dice niente. La preside è in attesa, si limita a guardarli, ma ora con il busto è protesa in avanti come se in quel modo potesse sentire meglio.
James sa bene che spetta a lui parlare, respira con calma un paio di volte prima di trovare il coraggio per farlo:
<Non sappiamo dove si trovi> e a quella risposta la delusione della donna è palese. Il ragazzo dai capelli corvini non riesce a trattenersi e aggiunge:
<Ma se si trovasse in pericolo e lei lo sapesse, noi potremmo andare a salvarlo>.
Steven si volta a guardarlo con un'espressione imbronciata, sa che non è pienamente d'accordo, anche se è la cosa giusta da fare. Daniel annuisce con vigore e implora con lo sguardo il permesso di partire. Miss Opkins ha la bocca leggermente aperta e sul suo volto ora c'è stupore. Riflette un momento, le labbra prendono la forma di un sorrisetto e dice: <Vedo che sapete già la novità allora>
Sposta il peso indietro, alza lo sguardo verso il soffitto, scuote leggermente la testa.
<È quasi impossibile tenere nascosto qualcosa in questa scuola> torna con lo sguardo sui tre ragazzi. Hanno delle espressioni colpevoli e con fare nervoso puntano gli occhi in ogni angolo dell'Ufficio. Ovunque, tranne che su di lei.
<Va bene così, oramai è fatta. Ditemi solo quello che avete scoperto> poggia i gomiti e gli avambracci sulla scrivania in attesa. Non sembra arrabbiata, solo piuttosto tesa.
<Noi... sappiamo solo che è arrivato un messaggio firmato con le sue iniziali> questa volta è Steven che prende la parola. È stato lui ad origliare la conversazione segreta, quindi è giusto che sia compito suo rivelarlo.
<Non sappiamo cosa dicesse il testo del messaggio, ma siamo convinti che S.L. sia lui>
<Ovvio che lo siete> risponde di getto lei.
<Vi darò le informazioni che vi mancano, ma non voglio che prendiate decisioni affrettate> li fissa uno per uno intensamente prima di riprendere.
<Il messaggio dice semplicemente che si trova con loro. Non dice né dove, né da quanto tempo né perché> non abbassa mai lo sguardo, ma la sua voce ha una strana nota nel pronunciare l'ultima parte della frase. James alza un sopracciglio e piega leggermente la testa.
<Mi scusi, questo cosa dovrebbe significare?>
La preside sembra agitarsi all'improvviso e si raddrizza sulla sua sedia come se tutto a un tratto fosse scomoda.
<Solo quello che ho detto> però adesso non li sta guardando negli occhi. Questo sembra sfuggire a Daniel che interviene e sposta il discorso su un altro punto:
<Cosa voleva dire prima quando ha parlato di decisioni affrettate?>
<Eccoci al punto> Torna seria e sicura di sé. Poggia entrambe le mani sulle sue ginocchia, sospira e poi continua
<Siete stati convocati qui anche perché voglio chiedervi di andare in missione per mio conto. O meglio, per conto della scuola. Penso di conoscervi abbastanza bene da poter dire che nessuno di voi voglia lasciare l'istituto> fa una pausa di qualche secondo.
<Nemmeno lei Signor Baldwin, anche se immagino sia il meno propenso di tutti> sorride malinconica. Anche lei conosce il suo passato.
<Soprattutto ora che siamo nel periodo dell'anno di maggior sconforto per lei>
Lui semplicemente ricambia lo sguardo, non vuole dire niente. Annuisce, ma sul suo volto non lascia trasparire alcuna emozione. Percepito il suo disagio decide di riprendere.
<Bene allora. Vorrei che voi tre andaste a richiamare qualcuno dei vostri vecchi colleghi>
A queste parole i tre spalancano la bocca.
<Ma.. pensavo, pensavamo in realtà, che ci volesse mandare in aiuto a Scott> Steven, anche se il più restio a partire, sente che sia compito loro dover fare qualcosa al riguardo.
<Oh no. È una missione troppo pericolosa. Ci occuperemo noi di questa faccenda>
James stringe i pugni così forte da conficcarsi le unghie nei palmi. Non può definire il loro amico disperso una semplice "faccenda". Lui è una persona, un grande combattente e un ottimo ragazzo; non è assolutamente una faccenda. Il ragazzo dalla pelle scura ha corrucciato la fronte e la guarda di traverso.
Notando il clima di tensione che si è creato si affretta a specificare:
<Capisco che sia un vostro caro amico e che per voi è di fondamentale importanza riportarlo da noi, non pensate che per me non sia così. Semplicemente non posso mandare tre dei miei studenti, anche se tra i migliori, in una missione che potrebbe rivelarsi estremamente pericolosa> si ferma per cercare di captare i loro sentimenti. È evidente che non vogliono ascoltarla, se fosse per loro andrebbero via in quell'istante.
<Per favore, fidatevi di me e dei vostri professori. Pensate piuttosto a quello che vi ho chiesto> si rivolge a loro quasi pregandoli. I tre si guardano e senza dire niente ad alta voce hanno già deciso cosa fare:
<In cosa consisterebbe il nostro compito?> il ragazzo che ha parlato fissa i suoi occhi color del mare in quelli anziani che gli stanno di fronte. Lei sembra piuttosto soddisfatta di quella domanda.
<Vi darò una lista di persone da contattare che sicuramente risponderanno positivamente. Loro sanno come arrivare qui, dovete solo informali di quello che sta succedendo. Voi invece per poter viaggiare avrete bisogno di questi> si piega lateralmente e apre un cassetto da cui estrae tre spille argento a forma di mezzaluna.
<Grazie a queste sarete in grado di spostarvi dentro e fuori dalla scuola ogni volta che vorrete. Vi avverto: richiedono dei poteri particolarmente sviluppati, per questo non sono fornite a tutti gli studenti> fa una pausa in cui sorride tranquilla per la prima volta da quando hanno cominciato a parlare <per questo e perché altrimenti le visite al Bar di Jenna sarebbero ben più frequenti e numerose>
Il trio si scambia occhiate furtive e cariche di sensi di colpa. Miss Opkins sa delle loro uscite segrete? Impossibile, li avrebbe fermati molto tempo prima.
<Comunque confido nel fatto che sappiate usarle con discrezione>
Le appoggia in fila di fronte a loro, sono lucide e non più grandi di una falange. Sarà perché è stato appena detto loro che hanno un grande potere, ma a James sembra che emanino un'aura di potenza. Timidamente allungano le mani per prenderle. Le osservano da vicino, ma non sanno esattamente cosa suppone che ne facciano.
<Dovreste metterle in corrispondenza del petto. Di solito si usa fare in questo modo> accorre in loro aiuto la donna.
<Perfetto così. Ora potete andare, vi richiamerò io tra non molto per darvi tutte le informazioni di cui avete bisogno per poter raggiungere i destinatari del nostro invito> si alza e così fanno anche i giovani. Li guarda negli occhi per l'ennesima volta, ma questa volta c'è solo orgoglio e gratitudine nel suo sguardo.
<Sono fiera di voi ragazzi, comunque andranno le cose> capiscono tutti che questa è la frase del loro congedo. Ringraziano e si girano per raggiungere la porta.
Proprio quando Daniel ha la mano sul pomello per poter uscire si sente qualcuno bussare da fuori.
<Prego si accomodi Signor Wood> risponde con tono tranquillo la Preside, come se lo stesse aspettando. Il trio non vuole indagare oltre su quella stranezza, ha già molte cose di cui preoccuparsi. Lasciano entrare il loro professore e poi si dileguano veloci nel corridoio.


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