capitolo 13

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Siamo seduti a terra e abbracciati da più di dieci minuti e l'ultimo dei miei pensieri è alzarmi, finalmente mi sento a casa, qui tra le sue braccia, tra le braccia di mio fratello. Ci sono tante cose che deve spiegarmi e vorrei davvero riuscire a parlare per fare delle domande ma ho la bocca impastata e sono convinta che la voce mi uscirebbe rotta dal pianto.

Mi stringo di più al suo petto e lui mi solleva di peso

-andiamo sul divano..- sissurra al mio orecchio e mi rendo conto che anche la sua voce è tremante.

Si mette sul divano e mi tiene abbracciata mentre sono seduta sulle sue gambe, prendo coraggio e parlo

-da...da quanto...l..lo sai?- ho la voce ancora tremante ma riesco a formulare una frase senza balbettare molto

sospira leggermente -da pochi giorni...sei cambiata tanto e solo quando Zayn ha parlato di te ho collegato tutto...-

lo sa già da qualche giorno? perché non mi ha detto nulla? -perché...perché non me lo hai detto?-

ridacchia leggermente, che ha da ridere? -mi avresti creduto o mi avresti preso per pazzo?-

alzo la testa di scatto e poi la riabbasso -non lo so...-

ridacchia ancora -ecco..ora sai perché sono stato zitto- afferma convinto. Effettivamente non capita tutti i giorni che qualcuno viene e ti dice di essere tuo fratello.

Restiamo un pò a contemplare il silenzio che viene rotto dai miei singhiozzi

-non...non capisco più nulla...- dico

mi alza il volto con due dita e mi costringe a guardarlo negli occhi -se vuoi ti racconto cosa è successo...- annuisco quasi subito -però poi sarai tu a raccontarmi qualcosa...- annusico di nuovo, questa volta più incerta, cosa dovrei raccontare? la merda di vita che ho vissuto da quando mi ha lasciata sola?

Gli faccio segno con la mano di iniziare a parlare.

-quando eravamo piccoli...nostro padre non era per niente una buona persona e tu... eri così innocente...- si blocca un attimo per sorridere e poi ricomincia -..ricordo che non era mai a casa, lavorava sempre, preferiva essere chiuso in uno studio che stare con noi e la mamma, loro due litigavano sempre, ogni discussione finiva con dei piatti rotti o con la porta sbattuta- si ferma ancora e prende un respiro profondo -però c'è stato un periodo in cui tutto andava bene, mamma ci portava spesso al parco a giocare- mi viene in mente la foto e mi scappa un sorriso che viene ricambiato da Liam che torna subito serio. Dopo l'ennesimo litigio più movimentato del solito, i vicini chiamarono i servizi sociali...dopo nemmeno un giorno erano da noi. Non riesco ancora a spiegarmi per quale fottutissima ragione, hanno portato via solo te, cazzo!- tira un pugno sul bracciolo del divano e strizza gli occhi per trattenere le lacrime.

Lo abbraccio forte -ora...- tiro su con il naso -ora non mi lasci più vero...?-

mi guarda immediatamente e ricambia l'abbraccio, stringendomi, se possibile, ancora più forte -per nulla al mondo...se qualcuno prova ad allontanarmi da te, lo prendo a pugni- sembra serio e questo mi fa scappare una risata.

-che hai da ridere eh? ti faccio ridere?- mi guarda e io tornando seria gli faccio segno di non con la testa mentre cerco di non farmi sfuggire un grugnito, trattenere le risate non è mai stata tra le mie doti -ah no eh?-

si da una spinta e io finisco sotto di lui, inizia a farmi il solletico e io perdo quel poco di autocontrollo che mi è rimasto.

-no ti prego no! ahahahahahah-

-così impari a prendermi in giro..- fa un tenerissimo broncio

gli faccio il labruccio di rimando - va bene, non lo faccio più ma ora togliti di dosso- inizio a ridere e lo spingo.

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