capitolo 9

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Era la resa dei conti... o quasi

Ritrovarsi una volante avanti agli occhi dovrebbe terrorizzare, normalmente si dovrebbe insinuare l'ansia e il terrore, pur avendo la consapevolezza di non aver fatto nulla, ma noi pur essendo colpevoli non eravamo spaventati, anzi, Tom era più che altro arrabiato.

Strinse i pugni fino a tal punto da far diventare le nocche bianche, cercai di avvicinarmi a lui per stringergli la mano affinché si calmasse ma lui subito scostò la mano furioso, quel gesto mi ferì, ma capivo le circostanze.

La volante si fermò a qualche metro da noi e dalla macchina uscì un ragazzo alto con i capelli biondi e gli occhi azzurri, mi fece un cenno con il capo di saluto e mi porse un leggero sorriso, intanto Tom guardava la scena in silenzio, furioso, tra il silenzio imbarazzante si potevano sentire solo i suoi sospiri pesanti tentando di mantenere la cama.

"Piccola, vai dentro"

Disse senza guardarmi, tenendo lo sguardo fisso su quel uomo

"Tom, io..."

 Cercai di controbbattere intententa a dirgli che non lo avrei mai lasciato ma si voltò di scatto verso di me e alla sua vista mi si gelò il sangue nelle vene: il volto era paonazzo, quegli occhi, quei magnifici occhi, che tante volte portavano pace, mi terrorizzarono, erano rossi e ignettati di sangue, erano pieni di rabbia e sofferenza, vederlo in quello stato mi spezzò il cuore.

Silenziosamente entrai dentro casa e nel momento in cui oltrepassai la porta venni accolta nelle braccia della signora Holland dandomi modo di liberarmi da tutta l'ansia che stavo trattenendo, iniziai a piangere sulla spalla, non sapevo neanche il motivo per qui io stessi piangendo ma sapevo che ne avevo bisogno.

Nicola mi scostò leggermente e con il pollice mi asiugò le lacrime

"Devi stare tranquilla, si risolverà tutto, ma hai bisogno di sapere delle cose"

Ci sedemmo entrambe sul divano di fianco alla finestra, per avere una visuale di ciò che intanto accadeva fuori

"Che cosa dovrei sapere?" chiesi preoccupata

Tom's pov

Nel momento in cui riconobbi la volante di Harrison mi si gelò il sangue nelle vene e sentii la rabbia montare, sapevo che non mi sarebbe successo niente, anche perché in passato eravamo amici, ma solo al pensiero di quel che è successo avevo voglia di spaccargli la faccia

"Che diavolo ci fai qui?"

"Sapevo che ti saresti nascosto qui per un po’"

"Beh adesso che hai avuto conferma puoi anche toglierti dalle palle"

Non rispose... quel grandissimo figlio di puttana non rispose, si limitò a fare quella sua solita risatina che tanto mi irritava, in passato era sempre stato al mio fianco, e non avrei mai pensato che le cose potessero cambiare in quel modo, ma con il tempo una persona si rende conto delle maschere che ognuno di noi indossa

"Senti non farmi quella risata del cazzo e togliti dalle palle"

"Vedo che porti ancora rancore..."

Disse serio, quasi come se fosse dispiaciuto, e non dubito che lo fosse, ma dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo che ha rovinato la mia famiglia in quel modo, e dopo che si è comportato come sua madre puttana, non sarei mai stato capace di perdonarlo

"Come potrei mai perdonarti?! Tu, grandissimo pezzo di merda, mi hai lasciato in quel casino, sei andato alla polizia e hai messo in mezzo me e la mia famiglia, hai fatto il mio nome, hai ferito la mia famiglia, e mi hai abbandonato, tu adesso dovesti essere colui che protegge la gentre, se fossi in te mi vergognerei di portare quel fottutissimo distintivo dopo quello che mi hai fatto, lurido figlio di puttana"

Mi avvicinai pericolosamente a lui, lo istigavo e lo spingevo in attesa di una sua reazione, ma non reagiva, avevo così tanta voglia di fare a botte, ma anche se lo avessi ferito il suo dolore non sarebbe mai stato comparabile al mio.

Continuavo ad istigarlo ma inaspettatamente non reagiva,  continuavo imperterrito fino a quando non mi bloccò i polsi impedendomi di toccarlo di nuovo

"Senti, mi dispiace, ma ero nel panico e non sapevo cosa fare, pensavo solo a lavarmene le mani" disse come se non fosse nulla

"LURIDO BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA a me e alla mia famiglia non ci hai pensato?! Sali su quella volante di merda e levati dai coglioni prima che ti faccia seriamente male"

Dissi con le lacrime agli occhi, i ricordi facevano troppo male, era passato tempo ma era ancora troppo doloroso per parlarne, era uno dei motivi per cui me ne andai di casa, non potevo sopportare più tutta quella merda, pensavo di esserne uscito, ma il carma mi odiava

"Senti ti devo dire due cose, ti stanno cercando e questo è uno dei primi luoghi in cui verranno, quindi è meglio che tu te ne vada e poi volevo parlare di quel che è successo..."

"Oh andiamo, non saparami cazzate come se fossimo ancora amici, grazie per l’informazione e togliti dalle palle"

"Lo dico per te, proteggi quella ragazza, si vede che la ami"

"Non ti azzardare a nominarla, mi sono già controllato quando le hai sorriso è la cosa più bella che abbia mai avuto e non ti permetterò di rovinarmi anche questo"

Il lurido bastardo non disse nulla, salì su quella volante di merda e se ne andò, riuscii finalmente a cacciare un sospiro di solievo, i ricordi facevano ancora male, ero troppo fragile per sopportare ancora quel fardello e in quel momento non ne avevo le forze, quando portai Meddi a conoscere la mia famiglia, nel momento in cui lo vidi in quello stato mi crollò il mondo addosso, davo la colpa ad Harrison ma il vero colpevole ero io, non ero stato in grado di proteggerlo.

Affranto dai ricordi mi accasciai al suolo e le lacrime iniziarono a prendere piede sul mio volto, erano dolorose bruciavano ogni volta che venivano a contatto con la mia pelle ma nulla era paragonabile al dolore che stavo provando in quel momento, iniziai ad urlare frustrato a causa dei ricordi, per cercare di alleviare il dolore, ma nulla lo permetteva, non sentivo nulla, volevo solo lei al mio fianco.

"MADISON!" urlai disperato

Mad Love ||Tom Holland||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora