capitolo 6

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Non è la prima volta che parliamo dell'amore... giusto?

E non è la prima volta che utilizzo la stessa metafora: la solita metafora

L'amore porta con se tantissimi altri aspetti, che possono essere la dolcezza o le solite cose vomitevoli che fanno le coppie innamorate, ma una di questi -che a mio parere è la più importante- è la gelosia, ogni persona può fingere di essere dolce con un'altra, ma la gelosia è incontrollabile e ingestibile, quando si accende la miccia puoi solo aspettare che esploda e non si può tornare indietro.

Da questo capivo che il mio Tom, era solo mio.

La gelosia porta a pensare che la persona che ami sia solo tua, e che nessuno abbia il diritto di portartela via, sennò ci si ritrova senza fiato, ma di questo già ne abbiamo parlato.

E adesso che ci penso, il mio Tom, effettivamente era solo mio, solo io potevo vederlo o sentirlo, solo io sentivo i brividi o accapponarsi la pelle ad ogni suo contatto, qualunque esso fosse, sapevo che amava solo me perchè poteva avere solo me,e io amavo lui perché era l'unica cosa che vedevo, era l'unico capace di rispettare le mie esigenze, faceva tutto ciò che volevo -cosa ovvia perchè lo avevo inventato io-

Avevamo passato tutta la notte abbracciati e quando mi girai e non sentii il suo corpo caldo di fianco al mio mi iniziò ad assalire il panico e l'ansia.

E se fosse finito tutto? E se la mente mi stesse giocando un brutto scherzo?

Ma fortunatamente venni strappata da quegli orribili pensieri quando sentii dei rumori assurdi in bagno, in preda all'ansia corsi nella sua direzione ma mi fermai immediatamente quando lo vidi uscire dalla doccia, ovviamente nudo, iniziai ad arrossire, sentivo arrivare tutto il sangue che avevo in corpo arrivare alla gote fino a farle diventare rosse e ustionanti come il fuoco, lui sorrise beffardo per la mia reazione e si avvicinò a me sorridendo beffardo

"Amo che la tua timidezza sia ancora presente da qualche parte del tuo cervello, nonostante tu mi abbia visto centinaia di volte così, mentre ti dicevo le cose più spinte che potessero passare per la mente, mentre da queste carnose labbra rosee uscivano solo gemiti"

Disse cercando di baciarmi per farmi perdere il senno ma io mi schiarii la voce e mi allontanai da lui, lui ridacchiò e si sedette sul letto al mio fianco

"Mi spiace se ti ho imbarazzata, ma sai che effetto mi fai quando sei vestita in quel modo"

Guardai ciò che avevo, indossavo ancora i vestiti che mi aveva dato la spogliarellista in quel club, e non mi dispiacevano affatto, Tom intanto continuava a tentarmi per i soliti scopi ma io rimasi sulle mie e gli passai dei vestiti

"Dobbiamo andarcene, lo hai detto stesso tu, non possiamo stare nello stesso luogo per troppo tempo"

"Mi basterà poco, lasciamelo fare" disse avvicinandosi a me, io m alzai di scatto e lui ridacchiò "Ok ok adesso mi vesto e ce ne andiamo"

"Vado a prendere qualcosa da mangiare intanto"

dissi uscendo dalla porta della stanza, lasciai che la porta mi si chiudesse alle spalle e mi guardai per qualche istante intorno, di fronte al Motel vidi una piccola caffetteria, una volta entrata ordinai qualcosa da mangiare e aspettai di essere servita, intatto, alla piccola tv attaccata al muro, trasmettevano il servizio sulla morte sa me causata, il senso di colpa si fece strada nuovamente in me, divorandomi e riportandomi alla mente l'immagine di quegli occhi terrorizzati e le urla causate dal mio sparo, non volontario.

Venni strappata dai miei pensieri quando la donna mi sventolò per più volte una busta con dei croissant, le abbozzai un sorriso ed afferrai la busta, mi avviai verso l'uscita ma dei ragazzo mi sbarrarono la strada

"Ehm... io dovrei passare, quindi se vi spostaste..." dissi cercando di oltrepassarli ma quest mi accerchiarono

oh cazzo...

Tom's pov

Continuai a ridacchaiare al pensiero della sua timidezza ancora presente, nonostante la mia volgarità, specialmente quando facciamo sesso, continuava a rimanere la ragazza timida che amavo con tutto me stesso e il fatto che la definissero in quel modo, che la facessero star tanto male, solo al pensiero mi si stringeva il cuore, nessuno è mai stato capace di andar oltre a quel minuscolo difetto, una cosa che la rende così diversa dalle altre e così meravigliosa.

Finii di vestirmi ed uscii da quella topaia, afferrai le sacche di soldi e le misi nel cofano dell'auto, alzai lo sguardo e vidi un gruppo di ragazzo accerchiati intorno alla mia Madison

"PORCA TROIA"

Imprecai dando un pugno all'auto, corsi immediatamente dentro la stanza e afferrai la pistola, la infilai nei pantaloni e misi la maglia sopra in modo da non farla vedere, oltrepassai la soglia del bar rimanendo dietro agli uomini che la circondavano, estrassi velocemente la pistola dai pantaloni e la puntai dietro la nuca di uno.

"Se non volete che salti il cervello in aria al vostro amichetto allontanatevi da lei, sennò finisce male per tutti voi"

Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene, non avevo paura di uccidere qualcuno, anzi, per me era come una boccata di aria fresca, il sapore metallico sulle labbra, la canna fumante della pistola che emana odore di polvere da sparo, il rumore secco del grilletto che scatta, tutte cose che portano pace nel casino che mi ritrovo in testa.

"Aww che carino, il ragazzino è venuto a fare l'eroe per la sua puttanella"

Le si riempirono gli occhi di lacrime, era terrorizzata e con lo sguardo mi pregava e mi scongiurava aiuto, quella parola mi fece accendere la miccia, sparai alla nuca del tizio di cui non sapevo neanche il volto, il suo corpo senza vita cadde al suolo e io gli gettai la pistola addosso, mi avventai sugli altri, che pur essendo tanto grossi non riuscivano neanche ad incassare decentemente un calcio, il sangue che usciva dalle mie nocche ferite si mescolava a quello che fuoriusciva dal naso dello stronzo.

"Ringraziate che non avete fatto la sua fine"

Dissi a due centimetri dal volto di uno di quelli, lei aveva ancora gli occhi umidi, cercava di trattenere le lacrime, sapevo che non aveva paura di me, con tutti i morti che potessi fare, lei continuava ad amarmi nonostante tutte le stronzate che potessi commettere, le porsi la mano e lei l'afferrò gettandomi le braccia intorno al collo, iniziò a singhiozzare ed io le accarezzai i capelli nel tentativo di calmarla

"Avevo paura che mi facessero qualcosa"

"Shh, ci sono io con te, non ti potranno fare mai niente"

Le sussurrai all'orecchio, ma dopo poco alle mie orecchie giunse il suono delle sirene della polizia, corremmo immediatamente via da quella merda e ci mettemmo in macchina, iniziai nuovamente a correre sulla strada

"Dove stiamo andando?"

Chiese guardando la strada come se fosse una bambina, tutte le volte che aveva quello sguardo, pieno di curiosità e di ingenuità sorridevo, non era cambiata nonostante tutto questo

"Al sicuro piccola, al sicuro" dissi poggiandole una mano sulla coscia

Mad Love ||Tom Holland||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora