La principessa è una bugiarda

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La principessa è una bugiarda


«Pensi che tuo fratello ucciderà Sasha?»

Sollevo lentamente il capo, poggiato sopra il petto nudo di Jack, così da incrociare gli occhi di lui. Sotto il bagliore delicato della luna, i nostri corpi spogli restano adagiati in un manto di lenzuola, avvolti dal calore che si trasmettono l'un l'altro.

Una risatina divertita vibra nelle mie spalle e sgorga dalle mie labbra, mentre rilasso i muscoli e lascio che le mie membra riposino sopra le sue. «Ne dubito, Aaron non ce la farebbe senza di Sasha, ma probabilmente si sarà vendicato. O forse Sasha si sarà fatta perdonare con qualche seduta di sesso estremo. Onestamente? Non ci tengo a saperlo.»

Le labbra carnose di Jack si aprono in un sorriso, il suo braccio, sotto la mia testa, scivola attorno il mio corpo e lo stringe, così che i nostri cuori battano insieme, sincronizzati. Ha un odore buono, ora, delizioso, che inspiro vorace, incapace di farne a meno. Jack mi culla nel silenzio dei nostri respiri, stringendomi a sé nel più delicato degli abbracci. Con le dita scivolo sul suo petto, accarezzandone i peli scuri, disegnando una X proprio sopra il cuore che batte veloce.

«Abbiamo deciso di interrompere la terapia medica di Roy: staccheremo la spina.»

Pronuncia questa fra l'incertezza e il dolore, con una voce roca e profonda che non basta per celare la sofferenza che si dirama nei suoi occhi. Sollevo lentamente il capo, lui ha lo sguardo fisso, rivolto al soffitto, le sopracciglia aggrottate per trattenere il viscerale dolore che lo sta divorando. «Ne abbiamo discusso molto, insieme, era da tempo che eravamo indecisi se prendere o no questa decisione.» Sotto il palmo della mia mano, il suo petto si contrae per lo sforzo che impiega nel tentativo di respirare. «È tremendo, sai, Sophia? Scegliere queste cose. Non puoi mai sapere cos'è giusto e cos'è sbagliato, non saprai mai se eri nella ragione o nel torto. Alla fine, lo stiamo condannando a morte oppure lo stiamo salvando? È intrappolato dentro quegli arnesi medici da quando ha tredici anni... non può continuare così, non si sveglierà più, lo so, il suo cervello...»

La sua mano afferra la mia, la stringe con forza: ha una mano grande, Jack, estremamente callosa, frutto di migliaia di lavori faticosi a cui è stato costretto sin da quando era bambino. È cresciuto troppo in fretta, lui, costretto a vivere orrori che nessuno, nemmeno un adulto, dovrebbe sperimentare, men che meno a quell'età. I suoi occhi brillano per le lacrime represse, Jack serra le palpebre e deglutisce.

«Kostana mi ha detto che eravate come fratelli, più uniti che mai.»

Lui annuisce in silenzio. «Siamo praticamente cresciuti insieme» mi spiega. «Siamo nati lo stesso giorno, alla stessa ora, abbiamo studiato insieme e giocato insieme sin da quando eravamo bambini. Lui era... una bella persona. Era un po' permaloso, ma gli piaceva guardare il mondo. Gli piaceva anche il vostro, di mondo, sai? Quello dei gagi. Gli sarebbe piaciuto poterlo unire al nostro, un giorno, in modo tale che non ci fossero più soprusi e discriminazioni. Ci credeva davvero, in quel sogno. E gli stessi gagi che tanto amava hanno finito per ucciderlo.»

La sua voce scema, crolla come un castello di carte trasportato via dal vento. La presa delle sue dita sulle mie si fa più forte, dalla finestra una brezza fresca assorbe la calura del dolore dissipatosi nell'aria. «Ci sono dei momenti dove mi domando perché ci sia così tanto odio nelle persone» sussurra alla fine. «Ogni istante, in ogni attimo, la gente si ritrova ad odiare sconosciuti di etnie diverse, persone mai viste prima d'ora, a volte perché hanno un comportamento ai loro occhi strano, a volte per il semplice colore della pelle. Perché, Sophia? Non è stancante odiare così tanto senza nessun motivo? Porta davvero soddisfazioni?»

Mai più CenerentolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora