Darkness.

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L'oscurità.

Com'è crudele e dolorosa l'oscurità quando d'un tratto, silenziosamente, ti assale. E fu questa la disgrazia che si abbattè nel cammino di Luke e Prim.

La ragazza sentiva delle voci intorno a lei, bisbigliavano cose che lei non capiva. Aveva gli occhi chiusi, pesanti. Provò anche ad aprirli ma non ottenne nessun risultato, così provò a muoversi, a spostare un braccio o una gamba, ma era come immobilizzata. Il panico iniziò a crescere in lei e il cuore le batteva forte contro la gabbia toracica, come se volesse uscire.

"Dobbiamo farle l'intervento." Una voce fece capolino in quella stanza, e questo la portò a chiedersi in quale luogo si trovasse in quel momento. Cercò di ricostruire tutti i pezzi del puzzle e ricordare cosa le era successo. Le venne subito in mente l'immagine di un ragazzo, biondo con i capelli a spazzola, un piercing al labbrò inferiore e gli occhi che ricordavano il paradiso.

Luke.

Ricordò che erano in macchina e che lui le aveva detto che sarebbe partito, allora il dolore si fece sentire, forte come il mare che si scaglia contro le rocce. Poi fu come se fossero spariti nel nulla, inghiottiti dell'oscurità.

Per un pò in quel luogo a lei sconosciuto regnò il silenzio, che fu rotto, però, da una voce familiare.

"Prim..oh, piccola mia! Che disgrazia! Che disgrazia!" Tirò su con il naso e tentò di trattenere le lacrime. Così la ragazza capì che si trattava di sua madre. Voleva alzarsi e abbracciarla, ma c'era qualcosa che la tratteneva, come se fosse chiuse in una bara di vetro: tutti potevano vederla e parlarle; lei ascoltava, ma le era impossibile aprire bocca. "Allora ci si sente così quando si muore?" pensò.

La madre le strinse la mano e proseguì.

"Mi sento una persona orribile, piccola mia. Non sono stata una buona madre, e non lo sarò mai. Sono stata assente nella tua vita, hai dovuto affrontare tutto da sola, e mi rendo conto solo ora dell'enorme sbaglio che ho commesso."

Mamma sono morta?

"Mi dispiace tanto, non volevo. Non sono portata per questo, ma giuro che se sopravviverai a tutto questo, sarà diverso. Quindi, ti prego, lotta, combatti, perchè fa male vederti così e pensare che in parte la colpa è mia. Sarò sempre lì per te, te lo prometto."

Mamma svegliami.

Mamma dimmi che sta succedendo.

Mamma, ti prego.

"Riprenditi, piccola mia, ti voglio bene." La donna le lasciò un bacio sulla fronte, subito dopo sentì una porta chiudersi. Allora riuscì a ricordare, e capì che il luogo in cui si trovava era un ospedale, e lei odiava gli ospedali. Erano come degli edifici fatti solo ed esclusivamente per accogliere il dolore.

E in quel momento, nonostante tutto, sentì quel vuoto dentro. Quello che sentiva quando qualcuno non era presente, non era lì con lei, a stringerla tra le sue braccia e a rassicurarla. E lei aveva bisogno solo di quelle braccia.

Sentì un cigolio, poi una mano si posò sulla sua. Riconobbe quel tocco, dolce e delicato, solito ad accarezzarle le guance, o ad asciugarle le lacrime. Il tocco di chi c'è sempre stato.

"Che cosa ho fatto?" La voce era dura, disperata, distrutta. Non aveva mai sentito Michael parlare con quel tono, e così realizzò che, forse, lui non aveva mai parlato delle sue sofferenze con lei, e lei non gliele aveva mai chieste e che quindi non era stata una buona amica.

Voleva piangere, proprio come stava facendo l'amico in quel momento.

"Mi dispiace tanto, Prim. Non volevo arrivare a questo, sul serio, volevo solo che non soffrissi, ma tutto ciò che ho fatto è peggiorare la situazione. Spero che ne uscirai viva, e se lo farai, perchè lo farai, ti capirò se non vorrai perdonarmi." Si fermò un attimo, poi proseguì. "Ricordi quel giorno quando ce ne stavamo seduti sulla nostra panchina cantando a squarciagola Hey Jude? E allora è passato quell'uomo anziano e ha iniziato a cantare insieme a noi, eravamo felici. Poi, quando tu sei andata a rispondere al cellulare, quell'uomo mi disse: 'Ragazzo, ho visto come la guardi, e credimi, con quegli occhi io guardavo solo mia moglie, e ti assicuro che avrei dato la mia vita stessa per lei. Non fartela scappare, mio caro, le opportunità hanno fretta di andare, e poi non ritornano.'  Ricordo tutto nei minimi particolari, e fu proprio quel giorno che mi resi conto che ero innamorato di te, ma che non lo sapevo perchè facevo di tutto per nasconderlo. Sai, penso sempre che tutte le cose belle finiscono. Pensa al mare, una tale meraviglia, ci incanta talmente tanto, ci attira a sè, che non ci verrebbe in mente mai nulla di negativo. Eppure, finisce. Ed è lo stesso come nella vita, perchè noi viviamo determinati momenti in felicità, ma anche quelli finiscono. Ma, ti prego, Prim, quello che c'è tra di noi, che sia odio o amore, non facciamolo finire, perchè mi fa dannatamente bene. Scusa se te lo dico solo ora, e magari neanche mi stai ascoltando, ma ti amo, Prim. Io ti amo."

Il cuore della ragazza si spezzò. Non aveva mai immaginato Michael in modi diversi, solo un amico. Non si era mai resa conto di ciò che provava per lei, e allora si sentì una stupida, perchè era ovvio.

E si sentì ancora peggio, quando, d'un tratto, sentì il suo fiato vicino.

Le loro labbra s'incontrarono, e si sentì a casa sotto quel tocco caldo.

                                                              ***

Aprì lentamente gli occhi, la vista un pò offuscata. Si guardò intorno e grugnì capendo di essere in ospedale, ripercorrendo tutto quello che era successo. Era strano: c'è sempre quella frazione di secondo in cui appena ti svegli sei felice, o almeno pensi di esserlo, fino a quando i ricordi iniziano a fare capolino.

"Prim!" urlò alzando il busto di colpo e sentendo una fitta in tutto il corpo. Si risdraiò e analizzò la situazione: la stanza era poco illuminata, aveva la testa fasciata, ed era solo. Nessuno era andato a trovarlo.

La porta si aprì ed entrò una dottoressa, sulla cinquantina.

"Ah, ti sei svegliato!" esclamò lei pimpante.

"Che mi è successo?"

"Oh, niente di grave, almeno, non in confronto a ciò che è successo alla tua compagna. Sei andato nella corsia opposta con l'auto, allora l'altra macchina vi ha urtati non riuscendo a frenare in tempo. Solo qualche punto." disse sorridendo. Luke non capì cosa ci fosse da ridere.

"Lei dov'è?" Chiese cercando di alzarsi.

"Hey hey, stai buono. Non puoi uscire di qui." Scandì lentamente tutte le parole. "Sono stata chiara?" lo schernì.

"Mi dica dov'è." ribadì.

"È nella stanza al piano di sopra, ed è in coma. Non si sa come andrà a finire... ti prego, non ti muovere di qui, c'è il mio lavoro in gioco. Potrai vederla appena sarai rilasciato."

"Ah-ah." Annuì il biondo.

La donna lasciò la stanza senza dire nient'altro, e appena Luke vide la porta chiudersi, si alzò dal letto e si fiondò verso di essa. La aprì con cautela e diede un'occhiata lungo i corridoi, poi uscì.

Non avrebbe resistito.

NOTA DELL'AUTRICE

Eeei, allora lo so che non aggiorno da tanto, ma amatemi, sono le due di notte. È corto okay ma sto facendo di tutto per poter aggiornare sempre ma non ci riesco, come vedete dall'orario. Sono impegnata troppo e uff :(

Comunque, spero vi piaccia. Come andrà finire tra Luke e Prim? E tra Michael e Prim? E, soprattutto, sopravviverà? eheh.

Okay lol

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La smetto, ma leggetela, è la mia nuova storia.

vi amo

salvamiluke

Saved. || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora