Quando arrivai a Rio notai che ricordavo tutto della città e di quello che mi circondava, e che essa stessa non era poi tanto cambiata.
Sognavo ormai da anni di poter ritornare a Rio per viverci, come quando ero piccola. Pensai che adesso non ci andavo per vivere, però era un inizio.
In verità, mentre ammiravo la città, riflettevo sul perché Neymar avesse deciso di portarmi in Brasile, ma non lo capivo. Lo conoscevo da poco e, se fossi stata nei suoi panni, non avrei invitato la prima ragazza che mi fosse capitata sotto gli occhi.
Tuttavia io e lui la pensavamo diversamente.
Mi preoccupai del fatto che non avessi portato le chiavi della casa di Rio, ma Neymar mi disse che aveva messo un secondo appartamento a disposizione per me; quindi lo ringraziai cercando di nascondere l'evidente imbarazzo che molto probabilmente lui aveva notato.
Dopo aver girato per un paio di volte la chiave nella toppa della porta dell'appartamento ed averla aperta, mi accorsi che anche lui stava facendo la stessa cosa per la porta accanto alla mia.
“Saremo vicini”, mi spiegò anticipando la mia domanda. “Ti ho preceduta”
Sorrisi e lo salutai con un cenno della mano, chiudendo la porta bianca alle mie spalle.
. . .
Passai la serata stesa sul letto in uno stato pietoso a leggere, a controllare il computer e occasionalmente a guardare la TV. Quella sera ero persino troppo pigra per farmi un caffè: avevo mal di testa, e un caldo soffocante lo enfatizzava. La tensione elettrica di quegli aggeggi era nell'aria intorno a me e si faceva sentire, ed era così insistente che mi spinse ad alzarmi ad aprire le imposte. Troppa aria viziata.
La testa mi girò per un istante, poi raggiunsi il balcone e presi una boccata d'aria. Inspirai profondamente.
Decisi che avevo un mal di testa troppo forte per poter essere trascurato, quindi mi avvicinai alla borsa per prendere una pillola.
Nell'atto di ingerirla, mentre pregavo che non mi si conficcasse in gola, sentii la porta accanto aprirsi e chiudersi, e dei passi veloci moltiplicarsi lungo il corridoio, finché man mano il rumore non si affievolì.
Poche ore dopo realizzai che Neymar era uscito senza chiedermi di unirmi a lui. Non che fosse vincolato a farlo, e comunque avrei detto di no a causa dell'emicrania, ma non riuscivo a capire perché mi avesse invitata in Brasile.
Intorno alle 5 di notte la porta si aprì e si chiuse e questa volta Neymar entrò in casa accompagnato da qualcuno.
La confusione che facevano era indescrivibile, tanto che accesi il lumino da notte e feci per bussare qualche volta sul muro, ma la mia mano fu fermata a mezz'aria dalla sensazione che sarebbe stato poco cortese nei suoi riguardi fare la parte dell'infastidita.
Mi avvicinai al balcone: le imposte della sua casa erano aperte e le luci accese. Proprio come se qualcuno mi avesse notato, mentre discutevano, due braccia femminili si allungarono ad afferrare le imposte e a chiuderle.
Chiusi anch'io il balcone e cominciai a fare ciò che non avrei dovuto: accostai l'orecchio alla parete e cominciai ad origliare, una volta che l'orrenda musica da discoteca dell'appartamento accanto venne spenta.
“Mi sono divertita un sacco!” la donna si sedette: lo dedussi dal rumore di molle di un divano o di un letto. “Davvero” continuò “dovremmo farlo più spesso”
“E abbassa la voce!” replicò Neymar in un tono più basso. La musica da discoteca l'hai messa lo stesso, riflettei. “Vuoi svegliarla?”
“Chi devo svegliare?” questa volta abbassò la voce “Ma chi ti sei portato appresso? Mica c'è qualcuno qui?”
Capii che era una ragazza dalla voce molto giovanile.
“Qui? No” Neymar aveva fatto qualche passo. Si era reso conto di aver commesso un errore dicendole di abbassare la voce.
Evidentemente si era avvicinato al muro che separava gli appartamenti. Impulsivamente allontanai l'orecchio ed indietreggiai, pensando che mi avesse notata. Capii in un secondo momento che non era possibile, ma spensi il lume per evitare che dal balcone filtrasse la luce.
Adesso ero al buio, quindi accesi il display del cellulare.
“E nell'appartamento affianco?”
Neymar non parlò per qualche secondo, poi riprese.
“Posso spiegarti.”
“Sei sempre il solito! Pensi che io non me ne accorga che questa casa sia un vero bordello di bassa qualità!” la voce della ragazza si era alzata.
“Jo? Non penso che si darebbe a queste cose, e poi tu non la conosci. E non essere gelosa. Non ci vediamo in quel senso.” replicò Neymar.
La ragazza rise.
“Perché, tu la conosci, invece?” si alzò di scatto e mosse qualche passo “Dammi i vestiti, piuttosto. Muoviti.”
Stando a quanto sentivo e ad un po' di immaginazione, Neymar consegnò alla ragazza gli indumenti, e lei li ficcò in una borsa. Sentii la maniglia della porta abbassarsi e le voci affievolirsi. Mi avvicinai alla mia porta in modo da sentire meglio.
“Vuoi che ti dia un passaggio a casa?”
“Vai a letto, fammi il piacere.” lo zittì lei “Un taxi posso permettermelo!”
Neymar chiuse la porta e, dopo una decina di minuti, spense le luci.
Il giorno successivo mi chiamò.
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Brasileiros (Neymar Jr Fanfiction)
FanficJo è una ventenne fredda, ossessionata dalle mode strane e con la mente offuscata dal suo sogno: la solitudine, l'unica cosa che renderebbe felice il suo animo solo e restio a relazioni di qualsiasi genere quando incontra per la prima volta Neymar J...