Capitolo 9

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Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete;

bussate e vi sarà aperto (Mt 7, 7)

Clarissa si era sempre considerata una ragazza tutto d'un pezzo. Solare, introversa, testarda e , come amava definirla suo fratello, spietata.

La maggior parte delle volte si buttava a capofitto in missioni suicide. Senza avere il permesso del suo tutore. Suo fratello e Simon erano quelli che si beccavano rimproveri al posto suo per proteggerla. Ma Clary non aveva bisogno di protezioni. Sapeva prendersi le sue responsabilità, anche se a volte le punizioni erano troppo severe.

Dura lex sed lex. Era questo il motto degli Shadowhunters.

Un motto che però non rispecchiava i suoi principi. Le regole, per lei, erano state fatte per essere raggirate. Certo, non pensava di essere un modello da seguire, ma non era mica colpa sua se una volta, per sbaglio, era capitata in un covo di vampiri, perché, passeggiando sul tetto gli era caduta la catenina nella tana del nemico. Oppure quando, sempre per sbaglio, non aveva usato gli incantesimi di protezione, ed aveva ucciso un demone davanti agli occhi di tutti. Magnus dovette cancellare la memoria a tutti i mondani.

Insomma, Clary non era di certo una ragazza stupida o sventurata, era solo maldestra e sembrava che attirasse le disgrazie come una calamita.

Forse per questo motivo, oppure per il fatto di non essere la più simpatica delle seguaci, che l'Inquisitrice, non mostrasse particolarmente tanto interesse in lei. Hodge, dopo avergli riferito le loro scoperte, aveva chiamato subito Idris. Clary provò un motto di fastidio in quel gesto, era una missione banalissima, Dorothea non era altro che una semplice mondana, poteva benissimo andarci da sola a recuperare la coppa. Magnus aveva controllato a fondo la sua abitazione e non aveva trovato nulla di strano. Ma Hodge aveva insistito che non avremmo potuto agire senza l'appoggio del Conclave, e dato che gli unici maggiorenni erano solo Alec e Jonathan, lei non avrebbe potuto, in ogni caso partecipare alla missione. Quindi, dopo due giorni di attese, eccoli arrivati tutti in istituto. C'erano, ovviamente, i Lightwood, con il figlioletto più piccolo Max. Clary non aveva mai scambiato parola con Maryse e Robert, ma conosceva bene Max per le sue brevi e sporadiche visite ad Alicante. Era un bambino tanto dolce. Le fece subito pensare ai bambini Blackthorn.

Ovviamente non erano i soli ad essere tornati. C'era l'Inquisistrice Imogen Herondale, che con il suo sguardo glaciale faceva venire i brividi a tutti, e qualche membro della guardia.

Avevano interrogato tutti e sfogliato più e più volte i rapporti di Hodge sul caso. Ma nessuno si era premurato di interpellare né lei né suo fratello, a loro dire, troppo coinvolti nel caso.

Clary quella stessa mattina aveva assistito ad una scena molto intima tra Jace e Imogen. Si era data subito della stupida. Jace, pur vivendo da quando era in fasce con i Lightwood, non era uno di loro, era un Herondale, di conseguenza Imogen era sua nonna. Suo fratello gli aveva spiegato che quando Jace nacque, i suoi genitori erano già morti e che l'Inquisitrice, distrutta dal dolore , aveva affidato il suo unico nipote ai Lightwood, poiché lei non era in grado di prendersene cura. Per cui vederli abbracciati in quel modo, la fece sentire particolarmente in imbarazzo che si nascose dietro una colonna.

Simon le era stato vicino tutto il tempo, solo tenendole la mano e lasciandola in pace. Era il suo migliore amico e sapeva bene come comportarsi con lei.

-Clary svegliati!- suo fratello Jonathan la scosse leggermente.

Clary dette una rapida occhiata alla sveglia sul comodino e scoprì con suo rammarico che erano appena le 6 del mattino.

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