Capitolo 13

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La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come l'oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere. (Proverbi 4:18-19)

La corrente del lago Lyn scorreva veloce. Gli uccelli rilasciavano melodie armoniose con i loro versi e il vento accarezzava gli alberi che sembravano danzare con il suo ritmo. Clary camminava a piedi nudi, vestita di bianco con una rosa tra le mani. Aveva sete, una sete terribile. Ma bere dal lago non le era permesso, creava allucinazioni, eppure... Si inginocchiò posando delicatamente la rosa rossa al suo fianco, mise le mani a coppa e beve un sorso d'acqua, solo uno. Guardò il suo riflesso nelle acque e non si riconobbe. Sembrava uno scheletro con attaccata pelle tumefatta, piena di sangue. Urlò guardandosi attorno nell'attesa di vedere qualcuno. Era sola, completamente sola. Diede un'altra rapida occhiata al lago, e vide suo padre tagliargli la gola e farla sprofondare nelle acque.

Simon, si era sempre considerato un amico fedele, giusto e soprattutto leale. Non aveva avuto problemi negli anni a crearsi delle amicizie. Dopo che i suoi genitori erano morti, lasciandolo solo, aveva deciso di farsi affidare all'Istituto di Los Angeles perché sapeva che lì avrebbe trovato dei ragazzi, bisognosi d'amore e di amicizia, proprio come lui.E poi era arrivata Clary e le aveva stravolto la vita. Erano come in simbiosi su tutto, sapeva quando stava per fare qualcosa di sbagliato e sapeva anche quando stava soffrendo. Era la sua parabatai e lo sarebbe sempre stata. La sua migliore amica. L'amica del cuore.

Ora si trovava sdraiato nella sua camera a fissare il soffitto senza un'apparente motivo. Stava aspettando, era in attesa di qualcosa. E Clary non era lì con lui.

Ricordò l'odore del sangue in infermeria, le urla incontrollabili di Jonathan. Magnus che li aveva cacciati fuori quando avevano strappato la maglia di Clary ormai zuppa di sangue. I suoi seni scoperti e bruciati, i suoi occhi che non si aprivano. Era rimasto paralizzato sul posto con la bocca spalancata, perché un mondo senza Clary non era un mondo in cui gli sarebbe piaciuto vivere. E poi Magnus lo aveva fatto entrare nella stanza, il cuore di Clary aveva rallentato.

-Se non le fai una runa potrebbe morire.- Gli aveva parlato in tono calmo, ma sapeva quanto stava soffrendo.

E così Simon si era avvicinato alla sua parabatai e senza degnarla di uno sguardo le aveva tracciato un iratze. Il suo cuore aveva ripreso a battere e lui svenne.

Si era svegliato il giorno dopo con Isabelle da un lato e Jonathan dall'altro. E per quanto non fu per niente sorpreso di vedere Izzy al suo capezzale, dovette strabuzzare di continuo gli occhi alla vista di Jonathan.

-Ascolta, non mi piaci, e non mi piacerai mai. Trovo ancora che mia sorella abbia fatto una pessima scelta con te, ma se non avessi fatto quello che hai fatto, probabilmente sarebbe già morta. Non lo dimenticherò- Ed era andato via, lasciando Simon perplesso.

Ora era passata una settimana, e Clary non si era ancora svegliata. Il suo respiro era regolare e il suo cuore batteva, ma c'era qualcosa che le impediva il risveglio. Simon si era chiuso nella sua stanza e non voleva più uscirne. Faceva a turni con Jonathan per sorvegliare Clary,nella speranza di un suo risveglio.

Qualcuno bussò alla sua porta. Simon si mise diritto sulla schiena, mentre Isabelle faceva il suo ingresso. Bellissima come lo era sempre stata, anche con due occhiaie profonde e gli occhi arrossati.

-Simon, sono arrivati.-


Il profumo di pancake svegliò Clary da un sonno profondo, suo fratello Jonathan si era già alzato e così lei corse in cucina per prendere posto. Sua madre, ai fornelli, indossava una gonna lunga di colore sabbia e una maglietta con su scritto: Best mom ever! Clary si sedette al fianco di Jonathan iniziando ad ingozzarsi, mentre sua madre le accarezzava i capelli e le baciava la fronte.

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