Dopo la sconfitta durante l'allenamento di qualche giorno prima, Eyan si era rinchiuso in un salone a meditare.
La tranquillità regnava sovrana. Al centro della sala, nella totale oscurità, il ragazzo era nel pieno della coltivazione. Emetteva un'aura scura che come fumo nero lo avvolgeva completamente.
Non poteva permettersi di perdere di nuovo. Non se lo sarebbe mai perdonato.
"Di più!"
Il suo viso era segnato da una smorfia di dolore. Il suo Reame dell'Anima si stava espandendo.
"Di più!"
Stava sudando copiosamente, tanto che le sue vesti erano già fradice.
"Me ne serve ancora!"
Il Qi fluiva rapido, ma oramai era al limite.
Crack!
Eyan sentì un rumore. Il suo Reame si era rotto di nuovo. Non era abbastanza elastico per espandersi a quella velocità. Il dolore era quasi insopportabile, tanto da farlo quasi piegare in due.
"Merda..." la sua fronte era madida di sudore "perchè non ci riesco? Perchè?! Ci vuole troppo tempo così!". Dovette smettere nuovamente di raccogliere Ki per potersi concentrare sulla riparazione del Reame.
«Eyan, smettila» una voce dall'ombra lo interruppe. Eyan rimase abbastanza concentrato da continuare con il suo lavoro. Alla fine lui era il numero Quattro.
«Maestro Jìan» il giovane aveva riconosciuto immediatamente la voce «vedo che con l'età non si usa più bussare...».
L'uomo sbuffò leggermente «Smettila di sforzarti così. È inutile. Non è quello il modo per risolvere i tuoi problemi.»
«E allora me lo insegni lei il modo!» scoppiò il ragazzo alzandosi di scatto. Era furibondo. La sua voce echeggiò diverse volte nell'enorme salone. Odiava quando il Maestro gli diceva cosa fare senza aiutarlo in nessun modo.
«Sei come una vecchia quercia durante un'enorme tempesta» rispose l'anziano, impassibile. Jìan era solito utilizzare strane metafore spesso non comprensibili.
«Lei continua a parlare. Continua a dire le sue stronzate. Ma io la chiamo Maestro per un motivo. Quando sono venuto qui pensavo che mi avrebbe allenato! Invece? Invece mi ha abbandonato!» Eyan era su tutte le furie. Oramai Jian non aveva quasi più contatti con lui ed il ragazzo non riusciva più a fare progressi da molto tempo.
«Eyan... calmati. Sei tu che ti sei abbandonato. Sei tu che non riesci a vedere di fronte a te»
All'ennesima risposta oscura, i nervi del ragazzo saltarono. Il suo Qi iniziò a turbinare rapidamente, addensandosi. Quando ne ebbe raccolto abbastanza lo scagliò con tutta la forza nella direzione del maestro.
"Sarai anche bravo a combattere, ma il tuo potere fa schifo!" pensò Eyan con disprezzo.
Con tutto il Qi puro che aveva rilasciato, non c'era bisogno di vedere il bersaglio. Sarebbe bastato dargli la forma di una grande onda e, appena questa avesse investito qualcuno con un Reame dell'Anima ridotto come quello del suo Maestro, sarebbe esploso.
Eyan si aspettava un urlo di dolore provenire da davanti a sé. Ma così non fu. Qualcosa di freddo ed appuntito gli toccò la base della nuca. "Dannato vecchio" pensò sconfitto.
«Essere tanto imprudenti da lanciare un colpo di Qi con un Reame danneggiato. Me lo sarei aspettato da te. Ma lanciarlo contro di me...» fece una breve pausa «non tanto perché sono il tuo maestro. Ma il solo pensare che la cosa potesse avere effetto. Quella è stata una mossa stupida.»
In effetti Eyan capì immediatamente di aver agito d'impulso. Se fosse stato così facile battere quel vecchio, non sarebbe stato il Gran Maestro dell'Ordine.
«Volevi un insegnamento?» disse l'uomo dopo un breve attimo di silenzio «Bene. Calmati e riposa. Questo è il tuo insegnamento per oggi».
Eyan sentì togliersi la punta metallica dal collo. Si girò di scatto, tentando di afferrare qualcosa nel buio, ma Jìan era già sparito.
"Maledetto pezzo di merda"
A quel punto si rimise in posizione di meditazione e ricominciò tutto daccapo.
Ponte Azzurro
Arya si trovava sul lungo balcone del tempio chiamato Ponte Azzurro. Era un lungo corridoio sospeso, attaccato al tempio solo per una delle due estremità. L'altra si estendeva sulla gola. Nei giorni di nebbia, sembrava di essere su un ponte e che attraversandolo si potesse raggiungere la montagna di fronte.
Alla giovane piaceva rifugiarsi lassù, lontano da tutti, ad osservare le montagne attorno. Quello era un giorno scuro e la neve cadeva a grossi fiocchi, ma la vista era comunque bellissima. Le vette imbiancate quasi fino a valle e la pace accompagnata dall'ululato del vento.
Arya fece un respiro profondo. Era come se l'aria gelida le stesse riempiendo a poco a poco i polmoni, poi l'intero torace, fino ad espandersi in tutto il corpo.
"Quanto tempo..." pensieri di un lontano passato riempivano la mente di Arya.
Per un attimo gli apparvero i volti dei suoi genitori. Una goccia di tristezza cadde dal suo viso.
"Mamma... Papà..."
Le capitava tutte le volte che saliva lassù.
«Arya» era la voce di Jìan che la chiamava.
«M... Maestro!» si asciugò rapidamente le lacrime.
«Ancora qui su eh?» disse il vecchio con tono quasi paterno.
«Il Maestro sa proprio tutto non è vero?» disse lei guardando quell'uomo che per tanti anni è stato come un padre, anche se ora poteva sembrare di più un nonno.
Jìan accennò un leggero sorriso che trasformò le sue guance in un mare di rughe.
«Vi conosco. Tutti quanti. Siete tutti importanti per me, e lo sapete.» fece una breve pausa «Ma ognuno di voi, ancora oggi dopo tutti questi anni, mi mostra qualche sfaccettatura di sé che non sapevo ci fosse».
Per quanto fosse un uomo duro e severo, Arya voleva bene a Jìan, ed erano questi momenti di apertura paterna che la facevano sentire accettata in quel mondo.
Un mondo terribile sfortunatamente, fatto di lotte, sangue e violenza.
«Perché?» chiese Jian fissando in viso Arya «Perché continui a venire quassù anche se tutte le volte che sei qui piangi?».
Arya si era posta quella domanda molte volte. Non era sicura della risposta. Attese un poco poi rispose con lo sguardo fisso verso le nuvole «Perché essere triste mi fa sentire ancora... umana».
Il silenzio cadde tra i due per quasi un minuto. Non era un silenzio amaro, o qualcosa di drammatico. Jìan voleva solo dare peso ad ogni parola di quella ragazza. Arya era tutto sommato ancora molto giovane. Per una come lei, dover sopportare tutto questo doveva essere un peso enorme.
Un'altra leggera lacrima scese sul viso della ragazza, prima che il vento la portasse via con sé.
«Arya. È ora di andare, Anna ti aspetta.» disse cordialmente Jian.
«Sì! Sono pronta!» rispose convinta la giovane, asciugandosi le lacrime con un grosso sorriso in volto.
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Questi ultimi giorni
Fantasy"Questi ultimi giorni" è la storia di un mondo alla sua fine, anche se ancora nessuno se ne è reso conto. Gli spiriti del Continente hanno deciso di vendicarsi degli uomini, troppo superbi e altezzosi. Grandi forze si stanno schierando, pronte per...