3 - Sopravvivere

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Nathan aprì gli occhi.

"Dove sono?"

Una stanza spoglia. Il sole non era ancora sorto.

Cercò di muoversi ma terribili fitte gli attraversarono il corpo. A fatica si riuscì ad alzare da quel giaciglio di fortuna.

"Che male tremendo..."

Zoppicando, si avvicinò alla porta e si affacciò alla stanza a fianco. Dago era seduto su una panca, ricoperto di ferite e trafitto da grosse schegge di legno. Anna lo stava medicando con cura.

Dopo pochissimo, l'uomo si accorse di lui e sbuffò sonoramente.

«Vedo che ti sei già ripreso, stupefacente» disse la ragazza senza voltarsi.

«Per essere un umano tanto piccolo, è un miracolo» disse Dago con una leggera risata, strozzata immediatamente dal dolore.

«Te lo sei meritato. Sai che non devi essere scortese, d'altronde siamo ancora suoi ospiti.»

«Ospiti?...» in un attimo Nathan si accorse che quella era una delle stanze della locanda. Tutto quello che era accaduto gli riaffiorò alla mente. Si girò di scatto, ignorando il dolore, e si fiondò al piano terra.

«Ehi! Aspetta non farlo!» urlò Anna rincorrendolo.

Davanti a Nathan si trovava lo spettacolo di decine di cadaveri completamente congelati.

Passeggiò tra i corpi sventrati con lo sguardo perso. Anna gli si avvicinò in silenzio.

«Qui... Qui è dove Olivia...» il volto del giovane era segnato dall'orrore della sera prima «ho anche provato ad aiutarla. Ho provato...».

Nathan cadde in ginocchio piangendo copiosamente. Anna gli sfiorò la spalla con una mano «Non avresti potuto fare nulla, anche volendo».

Nathan non sapeva cosa fosse, ma le parole di quella ragazza lo fecero sentire un poco meglio. Si rialzò in piedi e asciugandosi le lacrime.

«Ora è meglio se ritorniamo di sopra, sempre che tu non voglia morire congelato.»

Nathan era pieno di dubbi che sembravano divorarlo da dentro. Stava per parlare quando Anna lo fermò «Sono certa che tu abbia tante cose da chiedere. Ma non è mio compito risponderti, non ora perlomeno. Riposa.»

Nathan guardò la ragazza e sottovoce chiese «E... mio padre?».

Anna si voltò per un attimo, i suoi occhi emanavano tristezza. Poi, senza dire nulla, tornò al piano superiore.

Le ore successive furono quasi un inferno per Nathan. L'effetto delle medicine con cui era stato curato stava svanendo. I dolori si facevano sempre più acuti e il ricordo della sera precedente lo stava schiacciando.

"Avrei preferito morire..." pensava, stringendo i denti per non piangere.

Il sole era alto quando Anna entrò nella stanza seguita da Dago. Il bestione sembrava già essersi ripreso.

"Che razza di persona è questo tipo?" pensò Nathan, toccandosi le ferite doloranti.

«Bene, prendi queste e starai un po' meglio» disse sbrigativamente Anna gettando un piccolo sacchetto di tela sul letto del giovane. «Ora è giunto il momento di dividerci. Siamo ancora costernati dall'accaduto. Pregheremo che tu riesca a sopravvivere».

Quelle parole per un attimo fermarono il cuore del ragazzo.

«Dividerci?!» sbottò Nathan «Come dividerci?! No, no! Non potete lasciarmi qui! Qui sono... sono tutti morti!».

Questi ultimi giorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora