0.5 - La preda

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«Per secoli, le terre di questa landa che molti chiamano casa sono state dominate dagli uomini. Grandi inventori, abili politici e maghi potenti hanno esplorato regioni, solcato i mari e costruito città. Nulla poteva fermare uno sviluppo tanto luminoso, un esercito di anime pronte a dare la propria vita per rendere florida questa terra. Gli uomini. Tanto vanitosi da considerarsi scelti dalle divinità. Tanto superbi da credere di essere artefici delle cose che sono, maestri di quelle che furono e sognatori di quelle che verranno. Ma i loro piedi vagano in quella che una volta era dimora di esseri oramai dimenticati. Poteri così antichi e remoti, che non esiston più né canti né leggende che ne parlano. Uomini. Che credono di avere in mano la chiave per le porte del mondo. Ma non sanno che, quel mondo, siamo NOI.»

Da qualche parte, nel Regno Settentrionale

Il gelo della notte feriva il viso. Il silenzio circondava la piccola radura.

Tutto intorno, il buio. Dago ascoltava, senza emettere il minimo rumore. Al suo fianco, Anna, teneva in mano il suo ciondolo d'argento, tenendo gli occhi ben aperti. Ovunque fosse quella creatura, li stava di certo osservando.

Fu un attimo.

Un blocco di neve cadde a terra. Dago non fece in tempo a voltarsi che un'ombra scura si avventò su lui.

La creatura era imponente: una salamandra dalle scaglie nere e lucide delle dimensioni di un toro. Dago afferrò con forza la testa della bestia per evitare di essere morso, ma l'impatto lo spinse diversi metri lontano. La creatura si attorcigliava e divincolava nella forte presa del guerriero.

Anna fissava la preda. "Un demone di categoria 3, adatto per un Avestan di grado Novizio III" pensò analizzandone l'aura "Dago saprà cavarsela".

La salamandra si gettò ancora in avanti e morse la spalla dell'uomo. Un fumo scuro iniziò ad uscire. La saliva aveva facilmente corroso l'armatura e le potenti fauci avevano fatto il resto. Un ulteriore strattone e la spalla si ruppe.

Dago lanciò un urlo «Levati bestia!».

Anna stava ancora a guardare. Non poteva agire, il bersaglio era troppo vicino al suo compagno. "Dago è di grado Esperto I, non c'è da preoccuparsi" pensò, guardando con timore la scena. Se si fosse sbagliata, sarebbe finita molto male per il compagno.

Con una mano, Dago scese lentamente verso il fianco. Il dolore alla spalla era tremendo. Iniziò con foga a tastare il fianco finchè non sentì il metallo freddo della sua lama. Con forza tirò fuori l'ascia colpendo la creatura al ventre, che lasciò immediatamente la presa.

Con un colpo di polso sbloccò il meccanismo della sua arma, che si aprì aumentando in dimensioni. Grosse lame simili ad artigli uscirono da quella strana ascia.

Una leggera aura rossastra veniva emanata dal suo corpo imponente. Era tanto calda che la neve vicino a lui sembrava evaporare.

Il braccio destro del guerriero era andato, ma il suo unico pensiero era l'abbattimento della preda.

Con una velocità fuori dal comune caricò la creatura. Dago vibrò diversi colpi, così forti da far tremare l'aria. Al primo passo falso della creatura, Dago scagliò un fendente con tutta la sua forza. L'impatto generò un rombo simile ad un tuono.

A terra il colpo aveva creato una profonda fenditura lunga almeno tre metri. La creatura, ferita da quel poderoso fendente, iniziò a rotolarsi rapidamente per terra.

"Per quanto il sigillo del tiranno ne limiti la forza, resta un guerriero spaventoso" pensò Anna vedendo gli effetti di quell'attacco.

La salamandra si muoveva da una parte all'altra della radura con velocità disarmante. Le sue forme iniziavano a farsi indefinite, come una massa di filamenti metallici ricoperti da una strana melma.

"Ora è il mio turno"

Anna non perse tempo. Appena la creatura si allontanò abbastanza dal suo compagno, allungò un dito in direzione della preda e pronunciò il verdetto «Secondo Sigillo della neve incessante: un mondo dimenticato».

Dalla sua mano si generò un circolo magico luminoso di poco più di un metro di diametro. L'energia azzurra che rilasciava le fece fluttuare leggermente i capelli mentre prendeva la mira. Tre raggi luminosi partirono in direzione della creatura. Il rinculo fece arretrare di un passo la ragazza. Quando i raggi colpirono la massa oramai informe, tre catene di pura luce ancorate al suolo afferrarono la bestia.

"Perfetto, un sigillo di terzo livello dovrebbe bastare" pensò la giovane, pronta per finire la bestia.

Anna allargò le braccia ed una leggera luce si addensò intorno alle sue mani. «Terzo Sigillo di purificazione: alba di un nuovo giorno» disse sottovoce ad occhi chiusi.

Un circolo luminoso pieno di figure geometriche e strane iscrizioni si creò al di sotto della creatura. In pochi attimi il bagliore si fece più intenso fino a che un raggio di pura luce bianca partì dal circolo in direzione del cielo. Per un attimo la foresta fu illuminata a giorno.

Quando la luce si diradò la bestia era a terra agonizzante. Il suo corpo informe era simile alla brace che pian piano si fa cenere.

Due occhi rettili fissavano la ragazza. Dago si avvicinò al cadavere. Quando fu a pochi passi, la bestia lanciò un terrificante urlo, così acuto che i due caddero in ginocchio. Quella che doveva essere la coda della salamandra si staccò e rapida fuggì nelle ombre della foresta.

Il resto del corpo, in pochi secondi, divenne completamente cenere.

«Dannata creatura. E dannate lucertole.» imprecò Dago, sputando per terra.

«Lo sai che non hai il permesso di comportarti così Dago, non va bene sputare» lo rimproverò Anna.

«Mi scusi.» fece il gigantesco guerriero con fare servile.

«Andiamo» disse Anna scocciata «la caccia non è ancora finita».

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