Fuck off.

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Allora, inizio ad aprire questa piccola parafrasi introduttiva per dire le seguenti cose:
Quelli che sto facendo non sono dei ringraziamenti verso mezzo mondo, tutta la mia famiglia o gli extraterrestri che mi hanno dato la forza di volontà per inseguire chissà quale profondo ideale. Non ho vinto un Oscar, non citeró Sheakspear nè inizieró un discorso filosofico particolarmente esaltante.

Cominciamo.

Fuck Off è giunta al termine. È terminato il countdown. Nonostante abbia amato, odiato e amato ancora scrivere questa cosa (ancora non riesco a capirne l'identità), mi sento incredibilmente felice di aver pubblicato l'ultimo capitolo e, di conseguenza, essermi liberata di questo peso.
Perchè Fuck Off è legata particolarmente a un periodo non molto bello della mia piccola vita, quando un po' tutta me stessa avrebbe voluto solo scomparire, ma rimanere per fare un favore agli altri.

Questa storia (d'ora in poi la chiamerò così, tanto per metterci un pizzico di fantasia), è il frutto di litigi con me stessa, tante –davvero tante — notti insonni e l'odio verso una società sempre più propensa a dirigersi al macello.

Ho scritto ogni singola parola di Fuck Off in un taccuino, alcuni mesi fa. Naturalmente senza la storia di Michael e Luke; il mio era semplicemente un'accozzaglia di pensieri, parolacce e disegni scritti con una penna stilografica da cinquanta centesimi.
Rileggendo quelle parole, quando le pagine erano terminate e non sapevo più che fare, mi sono quasi spaventata di ció che avevo creato.

Perchè Fuck Off è una condanna. È una condanna alla società di merda in cui viviamo, è uno scontro tra l'Id e l'alterego.
E ho voluto trascrivere qui ogni singola parola di quel casino di frasi e pensieri, semplicemente per condividerli con qualcuno e non soffrire da sola.

Per questo vorrei semplicemente dire un sincero grazie a tutti coloro che hanno letto anche solo una parola, anche solo una frase di questa storia. Ognuno di voi ha scovato quella che sono io, la mia vera identità che non mostro neanche alle persone che mi stanno vicine.
Avete letto il lato oscuro della luna, e anche se puo' sembrare una frase fatta o qualcosa di estremamente stereotipato, sappiate che è così.

Diverse volte mi è stato chiesto qual'è stata l'ispirazione per questa storia.
Letteralmente, non c'è stata. Ho solo iniziato a scrivere su quel taccuino, ad aprirmi il cranio e analizzare il mio cervello, rimettendo a posto ogni cosa.
Non è venuto fuori granchè, ma quando anche l'ultima pagina era imbrattata di inchiostro, mi sono sentita davvero sollevata.

Ma adesso voglio spiegarvi qualcosa di più sui personaggi (poi giuro che vi lascio in pace e chiudo tutto).

Iniziamo con i genitori di Michael, quelli che proprio non se li caga nessuno.
Sono il prototipo di coppia-senza-amore. Si sono amati, forse si amano anche ora, ma certamente non più come una volta. Diciamo che non divorziano per il bene di Michael. Non sanno come la prenderebbe e, nonostante le delusioni che il figlio riserva loro, non vogliono farlo soffrire. Inoltre hanno troppi ricordi insieme e sono diventati una valvola di sfogo l'uno per l'altra.
Purtroppo questi due personaggi rappresentano persone presenti anche nella mia vita. Almeno credo.

Passiamo a Calum e Ashton.
Calum, all'inizio, era intrappolato nel suo stato mentale. Era stato lasciato dalla sua ragazza e, con il passare dei giorni, si era convinto sempre più di stare male e che non avrebbe mai trovato qualcun'altra che lo avrebbe amato come faceva la sua ex.
Nonostante tutto, non posso dire che Ashton gli abbia dimostrato il contrario. Calum e Ashton, qui, rappresentano quel genere di persone che non fanno mai la prima mossa per cambiare la propria vita.
Ashton è intrappolato nel giro delle droghe e, anche se nella storia non ho lasciato abbastanza spazio per lui e Cal, ho voluto creare un rapporto abbastanza strano tra i due. Una specie di continui favori reciproci per evitare il collasso.
Ho voluto rendere questi due personaggi anonimi, ovvero non ho approfondito sulle loro vite nè ho voluto raccontare della loro storia, un po' perchè ognuno di noi li vede in modo diverso e, difatti, li immagina con caratteristiche che riprendono aspetti della propria vita. Non so se ci sono riuscita, ma ci ho provato.

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