Capitolo 4

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- Si avvisano i gentili passeggeri che stiamo per atterrare. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza.

Con un movimento meccanico allacciai la cintura. Stavamo atterrando. Quindi il mondo avrebbe ricominciato a fare schifo.

All'atterraggio tutti applaudirono perché era stato ottimo, ma io non ero d'accordo. Non ha alcun senso senza quel tonfo che ti fa saltare via dal sedile.

Sospirando scesi dall'aereo e così feci anche uscendo dall'aeroporto.

Li trovammo una ragazza dello staff eden che ci indicò il nostro pullman.

Mi sedetti vicino a Flavio e sprofondai in un sonno profondo.

- Gaia dai. Siamo arrivati!!

Mi svegliai e, ancora assonnata, scesi dal pullman.

Un grande cartello diceva:

"Benvenuti all'Eden Village Djerba Mare Tunisia!"

"Sembra che ti abbiano costretto a venire qui".

Zitta coscienza!

All'entrata dei ragazzi ci offrirono dei cocktail alla frutta, che io rifiutai. Odiavo i cocktail.

Mi sedetti su una poltrona e mi guardai intorno.

Osservavo le facce intorno a me: vidi occhi spenti, occhi stanchi, occhi vispi e... quegli occhi.

"Oh no. Al mio stesso villaggio no".

Cercai di non pensarci e continuai il mio giro. Ma sentii qualcuno toccarmi una spalla. Mi girai e vidi l'ultima persona che desideravo vedere.

- Ciaooo cara!! Sai, con tutto il cuore, sei una grande stronza! Nessuno si è mai permesso di parlarmi così!!

Inspira. Pensa ad insulto. Espira.

- Non ti mando a fanculo solo per non rovinare anche quel paese!

- Ah ah ah ma come sei simpy!!

Dio. La. Odiavo.

Mi girai dall'altro lato e chiusi gli occhi.

Ma i miei genitori mi scrollarono:

- Gaia noi andiamo in spiaggia, tu che fai?

- Vado in stanza. Sono molto stanca.

Mi alzai dalla poltrona e entrai in ascensore. Le porte si stavano chiudendo, ma si riaprirono. Ed entrò lui. Accompagnato dai suoi occhi. Ovviamente.

"Il viaggio dura poco. Non temere".

Era la prima volta che la mia coscienza mi consolava. Premette il secondo tasto. Era al mio stesso piano.

L'ascensore partì con uno strano rumore. Non mi ero mai fidata degli ascensori, ma ero troppo stanca per le scale.

Superato il primo piano sospirai. Tra poco sarei uscita da li.

Ma ci fu uno strano suono.

E l'ascensore si fermò.

- Oh cazzo!

Aveva una voce meravigliosa.

- Che sta succedendo?!!

- Non ne ho la più pallida idea!!

Suonò insistentemente il tasto per le emergenze. Io mi accasciai a terra. Iniziai a respirare con fatica

- Ehy, stai calma. Sei claustrofobica?

Scossi la testa.

- Okay cerca di stare calma, non ci pensare.

- D'accordo...

A cosa dovevo pensare? Ad una cosa che mi avrebbe distratto dal mondo reale.

Ma era ovvio.

Dovevo pensare a lui.

Maledetta distanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora