Capitolo 7

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- Cosa vuoi?

- Niente. Ti volevo solo chiedere se vuoi venire a fare un giro con me.

Guardai Gete. Mi fece le spallucce.

- Okay.

Mi alzai e lo seguii. Stava andando sulla spiaggia, ma arrivato lì, salì su una moto d'acqua.

- Sali.

- Non salire mai su uno di quei così. E di sicuro non con te.

Non sapevo nemmeno perché stessi facendo l'acido con lui. Non aveva alcun senso. Lui aveva la sua vita e poteva baciare chi voleva. Eppure mi sentivo incazzata con lui in una maniera incredibile.

Sorrise. Dio che sorriso.

- Se non sali con le buone, ti faccio salire con le cattive.

Sospirai e mi sedetti dietro di lui.

- Sono l'unico appiglio che avrai, e ti conviene aggrapparti.

Arrossii violentemente e ringraziai il fatto che non mi potesse vedere. Mi aggrappai alla sua vita. Fece partire quella moto e sfrecciammo verso il mare aperto.

Io tenni gli occhi aperti. Era stupendo guardare la riva da lontano e vedere le persone così distanti.

Guardai davanti a me e vidi una specie di isolotto. Andrea accostò li e mi fece scendere.

Mi guardai intorno. Era un luogo totalmente selvatico. Non c'era alcuna traccia di umani. Solo natura.

- Ti piace qui?

- Perché mi ci hai portato?

Fece le spallucce.

- Vieni.

Mi prese per mano e mi tirò via. Lo seguii in mezzo a quella folta vegetazione.

Mi sentivo agitata in una maniera incontrollabile. Il mio cuore batteva a un ritmo troppo veloce, sentivo che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro.

E dopo qualche minuto mi ritrovai su una spiaggia completamente deserta.

Era meravigliosa.

Mi girai verso di lui e mi accorsi che mi fissava. Sentirmi il suo sguardo addosso era davvero troppo.

- Perché siamo qui?

- Boh. Io mi voglio fare il bagno. Tu vieni?

"Oh. Mio. Dio. Cerca di mantenere un tono neutrale".

- Okay.

Mi sfilai il copricostume e mi avviai verso il mare. L'acqua era limpidissima e non troppo fredda. Mi buttai, e qualcuno mi afferrò.

Andrea mi teneva in braccio. Mi fissava.

"Mo ti bacia, mo ti bacia!".

Chiusi gli occhi aspettando.

Ma lui iniziò a ridere e mi affogò.

Lo rincorsi per tutta la spiaggia e poi caddi a terra sfinita, e lui si stese affianco a me.

Lo fissai. Era ancora più bello della prima volta che ci eravamo visti.

- Allora. Di te so che: ti chiami Gaia, ami leggere e che hai paura degli ascensori.

Risi. Sembrava divertente rimanere bloccati in ascensore.

- Quanti anni hai?

- 16. Tu?

- Io 17.

Rimasi un minuto in silenzio.

- Ma allora la moto d'acqua non la potresti guidare!

Fece le spallucce e si girò su un fianco.

Feci lo stesso.

Le sue mani mi avvicinarono a lui.

E a quel punto, mi baciò.

Maledetta distanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora