23. Mutation

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Lydia non riusciva in alcun modo a riconoscere quel luogo. Nulla era familiare. Avvolta solo dalla camicia da notte, i piedi scalzi, camminava lentamente per lo stretto corridoio in penombra, la mano sinistra che sfiorava la parete, come a cercare una prova solida della sua presenza lì. Chiuse gli occhi per un solo istante, ispirando profondamente, e poi proseguì.

Aveva imparato a conoscere i suoi poteri, aveva imparato ad accettarli, a non lasciarsene sopraffare o spaventare. L'avrebbero condotta dove doveva andare, dove doveva essere. Un'eco di un lamento interruppe il silenzio. A qualche metro da lei, c'era una porta socchiusa, una luce fioca che illuminava uno sprazzo di corridoio. Lydia si avvicinò, lentamente allungo' la mano e aprì la porta. Ancora quel lamento. Un lamento di dolore e disperazione. Qualcuno stava soffrendo. Qualcuno stava morendo.

Davanti a Lydia c'era una scalinata di ferro. Scese lentamente, gradino dopo gradino. Quando arrivò in fondo il gemito di dolore le arrivò chiaramente, e lei si voltò verso la fonte. Accasciato in mezzo alla stanza c'era un ragazzo.

Rannicchiato in terra, il viso pieno di sangue, il corpo coperto di ferite, le mani legate dietro la schiena e così i piedi. Lydia si mosse di un passo, spalancando gli occhi, il respiro che le si spezzava in gola quando lo riconobbe. E lo chiamò. Lo chiamò anche se lui non poteva sentirla.

"Theo"

*

Alec era appena uscito dal loft per tornare a casa, quando si ricordò del turno in ospedale di Melissa. Pensò di passarle a prendere qualcosa per cena e aspettare che finisse. Non aveva molta voglia di restare in casa da solo, ora come ora. Nonostante i cacciatori sembrassero presi da chissà quale progetto misterioso, e non si fossero piu' viste chimere da quando Maya le aveva sgominate la notte dell'eclissi, non si sentiva affatto tranquillo. Stava proseguendo per la strada buia, quando un auto rallentò al suo fianco. "Alec"

Lui si voltò di scatto. "Sceriffo"

Lui lo guardò con un'espressione esasperata, la stessa di quando un genitore sa che hai fatto qualcosa di sbagliato ma sa anche che è inutile provare a riprenderti "Non dovresti andare in giro a quest'ora da solo"

"Ah uhm.. non sono solo" cercò di improvvisare Alec "C'è Corey con me. Da qualche parte. Non so dove" Si mise le mani in tasca facendo roteare gli occhi "Dannata invisibilità"

Lo sceriffo sbuffò prima di fargli un cenno. "Sali, ti do un passaggio"

"Uhm okay, stavo andando da Melissa in realtà" fece affrettandosi a salire.

"Bene, anch'io"

Un sibilo nelle vicinanze lo distrasse, e il lupo si voltò di scatto a guardare fuori dal finestrino. "Qualche problema?" chiese lo sceriffo, osservando la sua reazione.

"Ho sentito qualcosa" Ci fu un altro sibilo, e qualche secondo dopo, con un'esplosione di vetri, il finestrino posteriore esplose in mille pezzi. "Maledizione!" imprecò lo sceriffo, mentre Alec apriva la portiera e tornava fuori. Un altro sibilo e un'altra freccia colpì la ruota anteriore.

Lo sceriffo scese dall'auto, estraendo la pistola. "Cacciatori" mormorò guardando la freccia. Alec sbuffò roteando gli occhi. Aveva parlato troppo presto. In quel momento, qualcosa uscì a tutta velocità dai cespugli a limitare della strada. Ma non era un cacciatore. Era una chimera.

*

Stiles aveva deciso di dire la verita'. E' sempre meglio quando sanno, aveva detto una volta a Liam ed era vero. Ian meritava di sapere la verità sulla sua famiglia, su suo fratello, per quanto potesse essere doloroso.

Teen Wolf || Next generationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora