Capitolo 1

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Buio. Soltanto questo intravedevo intorno a me. Salì il panico. Non vedevo nulla, non sapevo dove andare. Stavo per scoppiare. Ero disorientata, non sapevo cosa fare. Cercai di calmarmi e provai a riflettere. Provai a cercare un'uscita, ma non vedevo altro che oscurità. 'Questo è soltanto un sogno' continuavo a ripetermi. All'improvviso, uno squarcio di luce mi intralciò lo sguardo. Iniziai a correre. La luce si allontanava sempre di più. Più correvo e più si allontanava. Sfinita, decisi di fermarmi, ansimante e sudata. Non ce la facevo più. Mi accasciai al terreno. D'un tratto, un'ombra si piazzò davanti a me. Non riuscivo a capire cosa fosse. Si avvicinò. Non riuscivo a muovermi.

Ore: 7:00

'Driin'.
Mi alzai di scatto, respirando a fatica. 'Era solo un brutto sogno' continuai a dire al mio cervello, realizzando che il cuscino era madido di sudore. Sentii il suono di un messaggio proveniente dal mio Iphone: probabilmente era Megan che mi aveva inviato un altro dei video demenziali che si trovano sparsi sui social oppure di quelli con il cucciolo di turno. Decisi di ignorarlo e andare in bagno per rinfrescarmi. Quello era il mio ultimo giorno e volevo essere pronta. O almeno provarci.
Cercai sul telefono la mia playlist 'Doccia', presi due teli e mi infilai nella doccia. Iniziai a fantasticare su cosa mi sarebbe accaduto mentre sentivo l'acqua bagnarmi la pelle. Cosa sarebbe successo? Sarei riuscita a trovare pace?
Mentre il mio cervello era impegnato a cercare delle risposte alle infinite domande che mi assalivano, passai lo shampoo tra i capelli, una delle poche cose che mi piacevano di me. Finita di farmi la doccia, iniziai a prepararmi. Aprii l'armadio e decisi di optare per una canottiera un po' scollata, dei pantaloncini un po' strappati e delle converse nere basse, che mi facevano sembrare più bassa di quanto già non fossi. Misi un po' di correttore (non ero molto capace con il make-up) e decisi che ero pronta. Feci scendere i miei capelli su un lato e cominciai ad asciugarli e poi a piastrarli. Mi guardai allo specchio, prima di scendere a fare colazione: non ero poi così male, dopotutto.

'Sei bellissima oggi, ciccia'.
Guardai mia madre con sguardo accigliato: mi chiamava così da quando ero piccola, e odiavo quel soprannome.
'Non fare così, su' sorrise. Adoravo il fatto che mia madre, nonostante tutto, aveva sempre il sorriso stampato sulla faccia.
Accennai un sorriso a mia volta per poi avviarmi verso il divano con dei biscotti. In tv davano una replica di Jersey Shore, ma non ero molto interessata. Presi il telefono e iniziai a scrollare la home dei vari social network mentre assaporavo un biscotto con delle gocce di cioccolato.
'Forza! In macchina!' urlò mia mamma. Era arrivato il momento. Il mio ultimo giorno alla Central High School era appena iniziato. Presi lo zaino, le chiavi e chiusi la porta.

Arrivati fuori al cancello d'ingresso, scesi dalla macchina e salutai mia mamma con un bacio sulla guancia. Mi affrettai ad andare al mio armadietto, dove mi aspettava Megan. Era triste, e lo sapevo, ma per me era una liberazione e lei ne era consapevole.
'Ehi!' esordì. Io ricambiai con un cenno di testa.
'Oggi dobbiamo festeggiare! È l'ultimo giorno di lezioni e anche il tuo ultimo giorno in questa scuola ..'
Sono entrata in questa scuola tre anni fa, e quello era il mio ultimo giorno. A mio padre era stata fatta una nuova offerta di lavoro, e ci saremmo dovuti trasferire in California. Non tutti i mali vengono per nuocere.
'Lo so, Meg, ma non ho tanta voglia!' le risposi, prendendo i libri delle lezioni che mi aspettavano.
'Ti prego, fallo per me.' Disse, facendo la faccia da cucciolo. Odiavo quel momento.
'Va bene, ma niente di eclatante. Una cosa tranquilla.' Mi arresi.
Megan esultò felice, e ci avviammo in classe. Insieme. Per l'ultima volta.

Dopo questa estenuante giornata di scuola finalmente terminata, abbracciai Megan e la salutai, dandoci appuntamento per quella sera. Mi avviai verso la macchina di mia madre, che mi aprì lo sportello.
'Com'è andata?' mi chiese, curiosa e preoccupata allo stesso tempo.
'Come sempre.' La liquidai. Sapeva che non mi andava di parlare della scuola. Anche se non era a conoscenza di quello che era successo, ciò che mi avevano fatto, ma era meglio così. Per tutto il tragitto verso casa ripensai agli anni passati, a come ci si sentiva ad essere la nuova arrivata, e a come quella sensazione sarebbe tornata tra 3 mesi. Scrollai la testa per provare a togliere quei pensieri dalla mia mente, e cercai di distrarmi sentendo la radio. Poteva anche essere un nuovo inizio. Quello giusto, dopotutto.

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