Capitolo 5

58 7 6
                                    

Sentii il suono della sveglia che segnava le 7:15. Ero stanca, e la sbronza di ieri non era stata sicuramente d'aiuto. Faticai persino ad alzarmi dal letto. Presi il telefono da sopra il comodino, ritrovandomi messaggi da parte di Adam e Rose, che chiedevano se era tutto bene. In realtà non sapevo neanche io come stavo. Stavo bene? Stavo male? Pensandoci, stavo bene. Avevo trovato nuovi amici, nonostante uno di loro aveva cercato di baciarmi dopo averlo visto per la seconda volta in tutta la mia vita. Stavo bene, nonostante fossi ancora intontita dall'alcool. 'Sono stata molto peggio', Pensai. Ed era vero. Questo non era nulla. Scossi la testa, per evitare che i ricordi del passato prendessero il sopravvento sulla mia mente e decisi di andarmi a preparare. Presi i primi vestiti che trovai nell'armadio, cercai di apparire quantomeno decente con un po' di correttore e del rossetto leggero.

Andai in cucina per fare colazione. Mia mamma e mio padre erano seduti sul divano, e ridevano guardando uno di quei vecchi cartoni che danno alla tv la mattina. Peccato che fossero per bambini...
Presi due fette biscottate e ci misi in mezzo del burro con della marmellata di mele. Mentre cercavo di riprendermi dal sonno, risposi a Rose dicendo che andava tutto bene. Ci pensai un attimo, e ad Adam non risposi. Non so bene il perché. Non avevo voglia di sentirlo adesso, per qualche ragione sconosciuta. Tornai alla realtà notando l'orologio che segnava le 7:40, presi lo zaino e uscii di casa.

Arrivata al mio armadietto, mi tolsi le cuffiette che avevo tenuto per tutto il viaggio verso scuola, e vidi Natalie venire verso di me.
'Ehi, tutto bene? Ieri mi sembravi piuttosto stanca, e anche oggi non hai una bella cera!' Esordì, sorridendo. La sincerità di Natalie era una delle cose che più mi piaceva di lei. Che sia bella o brutta, lei ti dirà sempre la verità, ed io lo consideravo un ottimo pregio.
'Sì' riuscii solo a dire, mordendomi leggermente il labbro.
'Oggi ho la mia prima lezione di musica, sono emozionata' dissi, e lo ero davvero. La musica era la mia vita. Ascoltavo musica sempre, in qualunque momento.
'Sono felice che questa scuola ti stia dando nuovi stimoli' rispose, anche se pensai che essendo una delle tutor della scuola, non avrebbe potuto dire altro.
'Ci vediamo, buona giornata!' mi salutò, e si avviò.
Presi le ultime cose e chiusi l'armadietto.
'Ah, e stai attenta!' sentii da lontano. Mi voltai: era Natalie, che mi sorrise nuovamente. Cosa intendeva esattamente? Per cosa sarei dovuta stare attenta? Fortunatamente, la campanella mi risvegliò da quella trance, e mi avviai in classe.

Trovai il professor Brown, che mi presentò alla classe come nuova arrivata. La settimana scorsa era malato, e per questo la lezione era stata cancellata. Mi salutarono tutti con entusiasmo, e io mi andai a sedere. Il professore dopo aver fatto l'appello, iniziò a spiegarci la storia della musica fin dalle origini e come siano nate le più grandi composizioni.
All'improvviso, sentimmo bussare alla porta:
'Avanti.'
Vidi entrare un ragazzo con una giacca di pelle, che aveva una faccia familiare. Non era possibile. Hunter. Come era possibile? Pensai che quello fosse un altro dei miei incubi notturni. Eppure era il mondo reale. Non potevo crederci. In quel momento capii perché Natalie mi aveva detto quella frase. Come tutor dei nuovi arrivati, doveva sapere anche l'orario delle lezioni di Hunter, oppure lo aveva chiesto ad un'altra delle sue amiche tutor giusto per spettegolare sul ragazzo 'cattivo'. Ma c'era altro che mi preoccupava. Come mi sarei dovuta comportare? Dopo quello che avevo sentito quella sera, ero nel panico. Cosa avrei dovuto fare? Ignorarlo? Provare a capire cosa intendeva? E se sapendo cosa avevo sentito avrebbe ucciso anche me? Non sapevo cosa fare.
'Lei deve essere il signor Evans.' Il ragazzo fece un cenno con la testa.
'Benvenuto nella nostra classe. Vada a sedersi, che abbiamo iniziato già da 20 minuti.' Lo rimproverò il professore, e aveva ragione.
Lui, noncurante, si andò a sedere in ultima fila, non dicendo una parola.
La lezione passò tranquillamente, almeno per me. L'unica cosa che mi preoccupava era Hunter. Era troppo silenzioso, e quello che avevo sentito era quello che era. Ma forse stavo esagerando. Appena la lezione finì, mi alzai e chiesi al professore delucidazioni per il materiale di studio.
Vidi Hunter che si alzò ed uscì per ultimo, quando tutti gli altri se n'erano andati. 'Che ragazzo strano.', pensai.
Quando uscii dalla porta, mi accorsi che Natalie era lì ad aspettarmi fuori.
'Com'è andata?' chiese. Notai anche un po' di preoccupazione nel suo tono.
'Potevi dirmelo che me lo sarei trovato in classe.' Le dissi, mentre camminavamo.
'Scusa, ma avevo paura che avresti saltato la lezione'
'Esagerata.' Risposi, e forse lo pensavo davvero. Quello che avevo sentito me lo ricordavo bene, ma forse era estrapolato dal contesto. Forse c'era una spiegazione. Però ripensai alla rissa, a Phoenix. E al fatto che si era trasferito. Non sapevo cosa pensare.
'Oggi che fai? Noi ci ritroviamo al One, sei dei nostri?' mi chiese.
'Non penso, devo studiare molto. Non voglio rimanere indietro.'
'Va bene, non insisto. Se cambi idea, sai dove trovarci.' Ci salutammo con un bacio sulla guancia.

Tornai a casa e mi misi a studiare. Cercai di concentrarmi quanto più potevo. Troppe cose mi giravano per la testa. La questione di Hunter, e Adam. Mi ricordai che non gli avevo risposto per tutto il giorno. Guardai il telefono, e mi ritrovai 5 suoi messaggi. Non sapevo se leggerli o meno. Avevo davvero voglia di sapere cosa mi aveva scritto, ma non volevo rispondergli. Forse perché non sapevo cosa dirgli. Magari, gli avevo fatto capire una cosa, e poi l'avevo respinto. Pensai che forse ero stata io la stronza. E non aver risposto avvalorava ancora di più questa tesi. Ma ci eravamo visti soltanto due volte, e non volevo illuderlo.
Avevo deciso. Sbloccai lo schermo, e abbassai il menù a tendina:
'Ehi, va tutto bene?'
'Scusami per ieri, ho sbagliato tutto.'
'Non è colpa tua'
'Torniamo amici'
'Perdonami'
Averli letti non fu una buona idea a quanto pare. Cominciai a sentirmi in colpa. In fondo, a me piaceva Adam, ma non lo conoscevo ancora bene e forse volevo essere sicura dei miei sentimenti. Avrei voluto rispondergli, ma non trovavo le parole giuste. Forse non sapevo neanche cosa dirgli.
'Scusami tu. Mi piaci, ma non sono il tipo di ragazza che bacia un ragazzo che conosce a malapena. Mi dispiace.' Questo riuscii a scrivergli. Era quello che pensavo. Quello che sentivo. Bloccai il telefono e tornai a studiare.
Mi presi un'altra pausa per suonare qualcosina col mio violino: ce l'avevo da quando alle medie ci costrinsero a comprarlo per suonarlo in classe. Da allora, suonare il violino mi rilassava e mi trasportava per un momento in un altro mondo, senza pensieri o problemi.
Sentii arrivare il suono di una notifica. Era Adam, mi aveva risposto:
'Non devi scusarti. Come ho già detto è stata colpa mia. Ti va se andiamo a prendere un gelato?'
'Oggi fa particolarmente caldo', pensai ridendo tra me e me. O era solo una scusa per dirgli di sì.
'Va bene. Facciamo alle 18?' replicai.
Dopo la conferma di Adam, mi preparai. Volevo essere bella. O almeno provarci. Mi andai a cambiare, scegliendo una t shirt nera e dei pantaloncini, misi giusto un altro po' di trucco e fui pronta. Adam si fece trovare puntuale sotto casa.
'Esci con qualche ragazzo? Mi raccomando, usa le precauzioni.' Disse mia mamma, ridendo come una matta.
'Mamma!' risposi, sbuffando. 'Meglio che vada, ciao' la salutai.

Il pomeriggio con Adam fu emozionante. Mi portò sulle giostre del luna park un po' fuori il centro di LA. Mangiammo il gelato, e ci divertimmo, come due amici. E non volevo rovinare tutto questo. Ero stata bene, e non volevo che finisse. Facemmo finta che non fosse successo niente per tutto il pomeriggio, finché, quando si era fatta sera, si rivolse a me.
'Senti Bri, mi dispiace davvero per ieri.'
'Lo so, è tutto apposto.' Risposi sorridendo, e per me era davvero tutto apposto.
Mi chiese se volevo venire con lui al One per incontrare gli altri e passare anche la sera fuori, ma gli dissi che ero davvero stanca. Si offrì anche di riaccompagnarmi a casa, ma risposi che una bella camminata mi avrebbe fatto bene. Ci salutammo con un bacio sulla guancia e io mi diressi verso casa.

Sentivo un gran dolore ai piedi. Ero stanca, maabbastanza felice. Avevo passato una bella giornata con Adam, ma non potevoignorare Hunter. In qualche modo, da quella sera, era sempre nella mia mente.Ovviamente non in quel senso. Non riuscivo a dimenticare quella scena. Avevopaura. Ma ero anche eccitata. Mi sembrava di essere in un film. Anche se era larealtà.
Passai per il parco vicino scuola, e per caso notai che c'erano dei ragazziseduti sul muretto. Tra di loro notai una figura ormai nota. Ancora lui. Perchélo incontravo dovunque andassi? Mi seguiva per caso? 'Teoricamente, sei tu chearrivi sempre nei posti in cui c'è lui'. Oddio, lo seguivo davvero? No, non erouna stalker. Eppure per qualche motivo, mi ritrovavo sempre dov'era lui. E lacosa cominciava a spaventarmi. Accelerai il passo, e superato il parco misentii sollevata. Tornai in fretta a casa, non vedendo l'ora di riposarmi sulmio letto.
Arrivata a casa, cenai rapidamente e mi andai a buttare sul letto, e prima diaccorgermene già ero in fase REM.    

Lay It All On MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora