Capitolo 7

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Mi svegliai nel bel mezzo della notte, leggermente intontita. La schermata di blocco dell'Iphone segnava le 5:00. Rimasi ferma, a guardare il soffitto. Ripensai a ciò che era successo poche ore prima. Avevo baciato Adam. La mia bocca si trasformò in un sorriso al solo pensiero. Non ero innamorata, non ancora. Ma sentivo che era più di un amico. E poi c'era Hunter. Un ragazzo, tanti misteri. Chi era davvero? Non conosciamo mai una persona veramente fino in fondo. Ma io avrei voluto conoscere Hunter, non perché mi attraesse o perché mi interessasse. Volevo sapere cosa c'era sotto tutto quell'alone di mistero. Anche se era anche abbastanza carino, ammisi.
Provai a riaddormentarmi più volte, senza successo. Mi capitava spesso: ero molto pensierosa, e quando iniziavo a riflettere sulle cose più disparate la mia mente diventava come una catena di montaggio. Non sapevo spiegarlo: ero emozionata, non per qualcosa che doveva avvenire, ma per qualcosa che era già successo. Dovevo dormire, eppure non riuscivo. Dato che non c'era verso per me di rientrare nel mondo dei sogni, decisi di anticiparmi qualche compito...ero davvero disperata.
Appena si fecero le 7 smisi di fare esercizi di matematica per andarmi a preparare. Non avevo molta fame quella mattina, mangiai soltanto una merendina e un po' di latte. Presi le ultime cose e mi avviai verso la scuola.

Arrivai a scuola con 10 minuti di anticipo, quindi decisi di sistemare meglio il mio armadietto. Allo scoccare della campanella, mi avviai verso la classe di storia. Il professore quel giorno avrebbe deciso le coppie per la ricerca sui nativi americani e le civiltà precolombiane.
'Benvenuti, oggi estrarremo a sorte i nomi che faranno coppia per il progetto di storia. Fate attenzione, e ricordate che non è possibile cambiare il proprio compagno.' terminò il professor Phillips.
Non ero preoccupata. Anche se non conoscevo ancora nessun compagno bene, non avevo paura. Avrei messo le cose in chiaro fin da subito, e nel caso in cui mi fosse capitato un soggetto non proprio volenteroso sarei andata immediatamente dal professore.
'Iniziamo. Flores e Wood' I primi estratti furono loro, due ragazzi. Erano abbastanza contenti: dovevano conoscersi, almeno.
'Ross e Garcia' Questa volta fu il turno di due ragazze. Compagne di banco. Più fortunate di così si muore.
'Clark e ... Evans.' Appena sentii il mio nome, alzai la mano, ma notai che la mia era l'unica alzata. Effettivamente nella nostra classe di storia non ricordavo nessun ragazzo con quel cognome. E nemmeno una ragazza. Poi ci ripensai. No. Non volevo crederci. Mi ricordai della lezione di musica. Hunter. No. Non poteva essere lui. Non era nemmeno presente.
'Mi scusi professore, ma non c'è nessun Evans qui.' Feci prontamente notare.
Neanche il tempo di finire quella frase che sentimmo bussare alla porta. Non potevo crederci. Non volevo. Quello doveva essere solo uno dei miei brutti sogni. Non era possibile.
'Salve, lei dev'essere il signor Evans.' Esordì il professore.
Vidi Hunter entrare dalla porta. Fece cenno di sì con la testa.
Avrei tanto voluto uno schiaffo per svegliarmi da quell'incubo. Ma mi resi presto conto che non stavo sognando e non c'era nessuna candid camera.
'Benvenuto, meglio tardi che mai. La sua compagna per la ricerca è la signorina Clark.' disse il professore, indicandomi con il dito. Avrei voluto davvero vedere la mia faccia in quel preciso istante.
Non sapevo cosa fare. Non sapevo come mi sarei dovuta sentire. Avevo paura? No. D'altronde, non avevo mai parlato con Hunter, non conoscevo niente di lui. Ma c'era quello che avevo sentito. Come dimenticare? Mio malgrado, ero anche curiosa. Hunter mi intrigava, e non poco.
Mi limitai a fare un sorriso e spallucce. Lui si limitò solo a squadrarmi, poi si andò a sedere nel primo banco libero che vide.
L'unica mia speranza era che almeno facesse la sua parte. Non ero molto convinta, ma non gliel'avrei data vinta così facilmente.

La lezione finì presto, con il professore che terminò l'assegnazione delle coppie e ci ricordò le modalità e i tempi di consegna, pregandoci di essere precisi. Andai in panico. Ora mi toccava parlare con Hunter, per decidere quando vederci e come organizzare il lavoro. Dovevo farlo, per me la scuola era diventata importante, anche se non sapevo esattamente da quando. Presi coraggio e mi alzai dalla sedia dirigendomi verso di lui. Aveva un'aria strana: era stanco, ma sembrava fosse arrabbiato per qualcosa. O era la sua espressione di tutti i giorni e io non l'avevo mai notato. Mi avvicinai.
'Ehi.' Esordii, ostentando un sorriso. 'Allora, quando sei libero per lavorare al progetto?'
'Quando vuoi, poco mi importa.' Sputò in fretta.
'Okay allora, domani alle 17 va bene?' proposi. Fece cenno positivo.
'Perfetto. Chiariamo, voglio solo prendere un buon voto, non dobbiamo per forza diventare migliori amici per sempre. Dove vuoi che ci incontriamo? Al One va bene?' presi il telefono per mostrargli come ci si arrivasse ma prontamente mi fermò.
'So dov'è. Mi farò trovare lì.' Mi liquidò, e mi avviai verso il corridoio.

Non ero né felice né completamente disperata. Volevo solo prendere un bel voto al progetto, dato che il professore l'avrebbe valutato come il 50% del nostro voto finale. Cercai Natalie o Rose per raccontargli tutta la vicenda, ma non riuscii a trovare nessuna delle due. Dovevano essere impegnate in qualche altra attività o dovevano essere in mensa. Nel frattempo, Adam mi aveva messaggiata chiedendomi se avessi avuto voglia di uscire anche quella sera. Io dissi di sì. Non vedevo l'ora. Mi piaceva Adam. Stavo bene quando ero con lui.
Dopo aver riposto i libri nell'armadietto, andai in mensa dove trovai Natalie e Rose sedute al tavolo sgranocchiando un sandwich con insalata tonno e pomodori.
Corsi verso di loro e gli raccontai tutto. 'Sarà interessante.' Disse Rose ridacchiando, mentre io la guardavo accigliata.
Passarono il resto del tempo a chiedermi come fosse andata l'uscita con Adam. Non raccontai tutti i dettagli, giusto il necessario.
'Fai progressi, Bri!' dissero, e scoppiammo a ridere. Menzionai anche l'uscita di quella stessa sera, e mi diedero la loro benedizione. Come se ne avessi avuto bisogno.

Passai il pomeriggio a cercare qualche informazione per iniziare la ricerca e portarmi avanti per domani. Adam sarebbe passato a prendermi alle 20. Era arrivata l'ora di prepararmi. Dopo essermi fatta un bel bagno caldo, aprii l'armadio e presi un top nero con una gonna e scarpe abbinate. Ero carina. Avevo imparato col tempo a guardarmi allo specchio, rendendomi conto piano piano che non ero così male come avevo sempre pensato. Finii di mettermi un po' di trucco, presi la borsetta e, coincidenza, Adam bussò proprio in quel momento. Salutai i miei genitori, che per la serata avevano programmato pizza e maratona di Grey's Anatomy, e chiusi la porta dietro di me.

Adam era bello. Forse era addirittura troppo per me.
'Sei bellissima, come sempre.' disse, appena mi vide.
'Grazie' arrossii. Mi avviai verso la portiera della sua macchina ed entrai.Durante il tragitto, gli chiesi spesso dove mi avrebbe portato, ma le uniche risposte che avevo ricevuto erano state 'È una sorpresa' oppure cambiava discorso. Dopo un po' semplicemente smisi di chiedere e decisi di godermi il viaggio in mezzo alla natura della California.
Dopo circa 30 minuti, arrivammo in un ristorante con vista mare. Spettacolare.Non c'erano posti così a Phoenix, neanche quelli più costosi erano così.
La cena fu buonissima. Io e Adam eravamo in sintonia. Spesso mi perdevo nei suoi occhi azzurri come il mare e non riuscivo a ritornare alla realtà. Ci baciammo più volte durante la serata, sempre più intensamente. Parlammo di qualsiasi cosa, dal mio tormento nei confronti della scuola ai suoi piani universitari.Si era iscritto al college. Studiava legge, ma il suo sogno nel cassetto era ancora fare il pilota di Formula Uno. Coltivava il suo hobby frequentando alcune piste di LA. Lo ammiravo per il suo impegno e la sua determinazione. Fu una bella serata, ed io ero felice. Con Adam stavo bene. Forse era quello giusto. Ma non gli raccontai di Hunter. Non sapevo esattamente il perché, ma non sentii il bisogno di dirglielo. Effettivamente, che bisogno c'era? Io e Adam non eravamo ancora fidanzati, e Hunter era solo un compagno di scuola. Non avevo fatto niente di male, dopotutto, e non ero costretta a dire tutto ciò che mi capitava ad Adam.
La serata continuò tranquillamente. Adam mi riaccompagnò a casa verso le 1.00.Ero stanca, e lui lo aveva notato e non insistette più di tanto. Ci salutammo con un bacio, diverso da quelli precedenti: era un bacio desiderato, un bacio di bisogno, un bacio di necessità.
Lo vidi poi allontanarsi con la sua auto mentre io mi addormentai non appena mi tolsi i vestiti e mi misi il pigiama, non avendo fortunatamente i miei pensieri nemmeno il tempo di invadere la mia mente.    

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