Capitolo 13

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'Ti ascolto.' dissi. Non sapevo cosa aspettarmi. Ero curiosa, ma allo stesso tempo preoccupata. In più, non avevo idea la più pallida idea di dove mi trovassi.
'Tranquilla. Sei a casa mia.' Disse Hunter, vedendo il mio sguardo vagare di qua e di là per la stanza.
'O-Okay...ma che ci faccio qui?
'Dovevo portarti al sicuro, e questo è stato il primo posto che mi è venuto in mente.'
'Va bene. Ma perché!?' risposi, quasi arrabbiata. Ancora non sapevo il perché mi trovassi in quella casa. Nella sua casa.
'È una lunga storia.' Era restio a raccontarmi la verità. Ma non aveva scampo con me.
'Scherzi!? Voglio la verità.'
'Va bene, va bene. Ora ti racconto tutto. Ma devi promettere di non raccontarlo a nessuno...' non completò la frase, ma poi riprese: '...altrimenti dovrò ucciderti.'
Un brivido pervase il mio corpo. Non sapevo se stesse scherzando oppure no, ma era molto serio.
'Tranquillo, non avrei comunque nessuno a cui dirlo. Fortunatamente per te, non ho molti amici.' Non l'avrei detto a nessuno, anche perché a chi avrei potuto? Nessuno sapeva di me e Hunter. Non l'avevo raccontato a nessuno, e forse era meglio così.
'Quasi nessuno lo sa, e così voglio che rimanga. Vedi, è difficile per me da raccontare...'
'Tuo padre è in prigione.' Dissi, schietta. Hunter fu sorpreso.
'Come fai a saperlo?!'
'Sai, a scuola girano molte voci.'
'...' Vidi Hunter dispiaciuto.
'Scusa, ti ho interrotto. Continua.'
'Sì, mio padre è in prigione. Ha fatto affari con le persone sbagliate, ed ora ne sta pagando le conseguenze, ma non è una persona cattiva.'
Le voci erano vere. Il padre di Hunter era in prigione. Ma almeno adesso sapevo il motivo.
'Chi è l'uomo coi capelli bianchi con cui ti sei visto parecchie volte?' dissi. La frase uscì spontanea dalla mia bocca.
'Sei una stalker per caso!?' sbottò
'N-No...ma ti ho visto.'
'È l'avvocato di papà. Mi aggiorna sulla situazione.' Mi limitai ad annuire.
'E adesso?' continuai. 'Cosa hai intenzione di fare? Mi sarei dovuta vedere con Natalie e gli altri e poi non sono nemmeno tornata a casa, e se mia mamma se ne accorge mi uccide. Vediamo... dirò a Natalie che mi sono addormentata e a mia madre dirò che ho dormito da Natalie. Invierò un messaggio più tardi.'
'Grazie.' Disse piano Hunter. Non ringraziava spesso le persone, immaginai.
Dopo la nostra conversazione, Hunter scese giù dalla soffitta mentre io rimasi ancora un po' nel letto. Non riuscii a riaddormentarmi. Hunter mi aveva detto la verità, ma soltanto una parte. Non mi aveva detto ancora perché quei due tizi lo avevano aggredito, e non mi aveva spiegato nemmeno gli spari. Sempre che c'entrasse qualcosa con quelli. Ne volevo sapere di più, ma per il momento era abbastanza. Doveva essere difficile per lui, e non volevo mettergli troppa pressione. Dovevo aspettare. Si era iniziato ad aprire con me, e non volevo rovinare già tutto.
Mentre giravo di qua e di là per la soffitta, vidi uno scatolone pieno di vecchie foto, in cui c'erano tre persone. Doveva essere Hunter, insieme al padre e alla madre. Capii perché erano in soffitta. Probabilmente, Hunter voleva evitare di soffrire, ma ci ripensai un attimo. E la mamma di Hunter? In casa c'eravamo solo io e lui, probabilmente. Che fine aveva fatto?
Ne presi una in mano. Erano in un parco, felici e sorridenti.
'Mia mamma è morta qualche anno fa.' Vidi Hunter venire verso di me con un vassoio. Sopra c'era un cornetto caldo al cioccolato e una tazza di latte.
'Mi disp-' mi interruppe. 'Non devi dispiacerti. Ti ho portato la colazione, devi mangiare qualcosa.' Disse. Non sapevo fosse così premuroso.
'Grazie.' Riuscii solo a dire.
Poi calò il silenzio. Hunter andò verso la finestra, lo sguardo nel vuoto. In effetti, non avevamo molto di cui parlare. Io ero solo un ostacolo che gli si era presentato davanti.
'Cosa vuoi fare, adesso? Con me, intendo.' esordii, mentre masticavo un pezzo di quel gustosissimo cornetto. Forse ero spaventata dalla risposta, ma dovevo saperlo. Almeno quello.
'A cosa ti riferisci?'
'Al da farsi. Cosa hai intenzione di fare?'
'Ancora non ho deciso.' disse. 'Ma non voglio ucciderti.'
'Ah, grazie eh.' Risposi, sarcastica.
'Sono serio. Faremo finta di non esserci mai incontrati. Tu non mi conosci e io non conosco te. Ognuno con la propria vita, perfetti sconosciuti.'
'Come preferisci.' Ma io sapevo di non poter dimenticare. Come avrei fatto? Semplicemente non ne avrei parlato.
Esitai per un attimo. Volevo tormentare Hunter con tutte le domande che assillavano me, ma forse non era il caso. Ma come al solito, la mia curiosità prevalse.
'Perché quei due tizi ce l'avevano con te? Volevano ucciderti?'
'Non ti riguarda. Abbiamo un accordo. Silenzio reciproco. Tra mezz'ora ti lascerò fuori al portone, tornerai a casa e farai finta che non sia successo niente. Fine.' Non ero stata accontentata.
Finito di fare colazione, Hunter riportò giù il vassoio. Non potevo fare molto altro, così mi rassegnai. Avrei dovuto far finta di non conoscerlo per davvero, anche se non era molto difficile. Il progetto di storia era terminato, ci saremmo visti soltanto a scuola, in classe o nei corridoi al massimo. Poteva funzionare. Sarei tornata alla mia vita di tutti i giorni. Ma era quello che volevo davvero?
Mi alzai dal letto e mi misi le scarpe. Stava albeggiando. Cercai di sistemarmi. Sentii i passi di Hunter sulle scale.
'È giunto il momento di andare.' Annuii.

Per tutta la durata del viaggio, non dissi niente, e Hunter nemmeno. Perfetti estranei, come da accordo. Mi lasciò sotto casa come mi aveva, detto, e lo salutai a stento.
Mi fermai un attimo. Mi voltai e tornai verso la macchina. Aprii la portiera e mi risedetti al posto del passeggero.
'Che cazzo fai!?'
'C'entri qualcosa con gli spari? E non mentirmi.' Ero preoccupata per lui? Era sempre un essere umano, in fondo.
'Stanne fuori Brianna. Dimentica tutto e torna a casa.'
'Non hai risposto alla mia domanda.'
'Dio Brianna, ho già risposto a troppe domande oggi. Vattene.'
Sussultai. I vetri posteriori della macchina di Hunter si incrinarono. Ci stavano sparando.
'Merda.' Disse Hunter, mentre premeva con tutta la forza del suo piede sull'acceleratore. Sobbalzai dal sediolino. Rapidamente mi misi la cintura.
'Che succede!?' chiesi, in preda al panico
'Sta' zitta e lasciami pensare.'
Non capivo più niente. Hunter prese stradine e vicoli per cercare di seminare la macchina nera dietro di noi. Sentivo il cuore in gola, e non solo. Dopo circa 10 minuti di inseguimento, la macchina dietro di noi non c'era più. Hunter prese alcune strade secondarie e mi riportò a casa sua.
'Adesso tu ti fermi e mi racconti TUTTA la verità, cazzo.'
'...' Hunter era esitante.
'Muoviti!'
'Devi allontanarti da me. Te ne devi andare. Non sei al sicuro, con me. Apri Google Maps.'
Eseguii gli ordini di Hunter. Mi segnalò il percorso da fare per tornare a casa.
'Prendi queste strade, nessuno ti seguirà. E se ti senti anche solo osservata, corri il più veloce possibile. Ora vai!'
Quasi mi spinse fuori dalla macchina. Ero spaventata e confusa. In che casino si era ficcato quel ragazzo? Ero preoccupata per lui, ma adesso lo ero anche per me stessa. Decisi di seguire quella strada, e arrivai a casa sana e salva. Aprii il portone con calma e corsi in punta di piedi verso la mia camera, cercando di non svegliare nessuno. In poche ore sarei dovuta andare a scuola, e fare finta di niente. Avrei dovuto rimuovere Hunter dalla mia mente e dalla mia vita, ma sapevo che non sarebbe stato così facile.

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