Finalmente stavo ritrovando la mia pace. Ero serena. Tranquilla. Quella notte dormii profondamente come un ghiro. Stavo tornando anche a riposare bene. 'E' un buon segno' pensai. Forse Hunter mi faceva veramente male. Stavo iniziando a pensare questo. Senza di lui, stavo effettivamente bene. Ripensai alla giornata che avevo passato. Non trascorrevo un giorno così da tempo. Sorrisi. Ecco. Io meritavo di sorridere, non di soffrire. Di vivere, non di sopravvivere. Ero contenta, e sarei dovuta esserlo per tutti i giorni a venire. Mi ricordai anche di Adam. Ormai lui era una priorità, non più la seconda scelta. Adam era la persona giusta per me. Era carino, gentile, sempre disponibile ad aiutare gli altri, gentiluomo, sensibile: quasi l'uomo ideale. Sentivo che potevo innamorarmi veramente di lui. Ero ancora emozionata: quel bacio aveva significato molto per me. Sentivo che finalmente le cose andavano bene, per una volta.
Era domenica, e mi alzai dal letto più tardi del solito. Avevo dormito bene, ma mi sentivo ancora stanca. Probabilmente, non bastava dormire bene una notte per tornare come nuova.
Scesi giù in cucina e trovai mia mamma impegnata a fare i pancake e mio padre che sorseggiava una tazza di caffè con due fogli di giornale davanti alla faccia. La televisione era accesa a basso volume su un canale che trasmetteva le notizie del giorno.
«Buongiorno a tutti!» esordii, schioccando un bacio sulle guance di entrambi.
«Buongiorno tesoro! Ho fatto i pancake per colazione. I tuoi preferiti. Con marmellata e sciroppo d'acero.» disse mia madre. La amavo.
«Ti voglio bene.» Dissi. Lei si limitò a sorridere. E' importante dire alle persone 'ti voglio bene' anche così, all'improvviso. Ogni tanto abbiamo bisogno anche di quelle parole che ci facciano stare bene, anche solo per un momento, per un secondo.
«Sono buonissimi. Grazie!» dissi, inforchettandone uno da cui cadde metà della marmellata che c'era sopra. Ero proprio un'imbranata.
Mentre facevo colazione, parlai con Adam tramite sms. Disse che mi avrebbe portata fuori, e io non vedevo l'ora. Adam mi faceva bene. Non come Hunter. Mentre io ero ancora impegnata a gustarmi quei deliziosi dolci di pasta, entrambi i miei genitori presero le loro cose e si avviarono verso la porta.
«Ci vediamo stasera tesoro, buona giornata!» urlò da lontano mia mamma. Io mi limitai ad annuire e ad agitare la mano.
Dopo che i miei ebbero richiuso dietro di loro la porta, tornai a sedermi per finire la colazione. Ero emozionata di rivedere Adam. Tra noi le cose andavano bene, e non volevo rovinare di nuovo tutto. Sarei stata brava questa volta, lo volevo con tutta me stessa. D'un tratto, la mia quiete fu interrotta dalla voce di un giornalista, che sembrava più alta del normale.
'Trovato cadavere di un ragazzo non identificato poco fuori la città di Los Angeles. Attendiamo aggiornamenti.' sentii distrattamente dal televisore in cucina. Non ci feci caso sul momento. Ma per un momento, fui come in trans. Era una sensazione stranissima. 'HUNTER' urlai nella mia testa. Che fine aveva fatto? Poteva essere davvero lui? 'Ma no, sarà scappato in un posto molto più lontano, non è possibile'. Non ero convinta, ma per il momento me lo feci andare bene. Non era Hunter. O almeno non era sicuro. Ero preoccupata, ma scrollai la testa e continuai a mangiare quei deliziosi pancake.
Il pomeriggio passò piuttosto in fretta. Passai quasi 5 ore chiusa in camera a studiare. Quando studiavo mi concentravo solo su quello, finché non finivo. Era dura, ma dovevo. Ogni tanto facevo una pausa per parlare con Rose, e del fatto che io fossi emozionata di uscire di nuovo con Adam. Rose era la sua migliore amica, e sapevo che era felice per lui.
Si fece presto sera, e io dovevo cominciare a prepararmi. Come al solito, non avevo idea di cosa avrei indossato. Optai per un vestito rosa carne, che metteva piuttosto in risalto le mie forme e, devo dire, mi stava proprio bene. Passai circa tre quarti d'ora a truccarmi e per le nove fui pronta. Non vedevo l'ora.
Adam fu abbastanza puntuale. Passò a prendermi con la macchina.
Madame.» Mi fece cenno con il braccio di entrare in macchina, aprendomi la portiera. «E' sempre più bella, devo dire. E questa cosa mi piace da impazzire. »
«Ma smettila.» Dissi, leggermente in imbarazzo. Mi ero fatta tutta rossa.
«Dove mi porti?» iniziai il discorso una volta entrato in macchina.
«Lo vedrai molto presto.» Si limitò a dirmi. Mi piaceva il fatto che Adam voleva sempre sorprendermi.
Il viaggio non durò molto, o almeno così mi parve. Quando ero con Adam il tempo passava così velocemente che io sentivo di averne bisogno sempre di più. Il cielo era coperto di stelle. Ogni tanto mi perdevo ammirandolo dal finestrino. Era uno spettacolo. L'aria che si respirava era profumata, mista con l'odore di cespugli ed arbusti dei boschi dove Adam mi stava portando. Ogni tanto giravo lo sguardo verso di lui, dopo essermi accorta che lui stesso talvolta distoglieva lo sguardo dalla strada. Lo vedevo un po' teso, ma pensai fosse soltanto una mia impressione. D'altronde, ero nervosa anche io. Eravamo fidanzati adesso? Non ne avevamo parlato ufficialmente. Ma avremmo dovuto. Forse lo avremmo fatto quella sera stessa. Non c'era altro da fare se non aspettare.
Finalmente arrivammo a destinazione. Io rimasi stupita. Pensai che Adam mi avrebbe portato in qualche ristorante, o in qualsiasi altro luogo per una cena a lume di candela. E invece, mi sorprese anche in quel momento, forse più delle altre volte. Eravamo ai piedi di un altopiano. Adam fermò la macchina.
«Vieni» mi tese il braccio. Io strinsi la mia mano nella sua, e ci incamminammo. Salimmo fino in cima alla collinetta. Si vedeva tutta L.A. di notte, con tutte le strade e gli edifici illuminati, l'aria notturna che ci faceva vibrare i capelli. Era bellissimo. Adam mi scosse il braccio per farmi segno di sederci su un masso che affacciava direttamente sulla città.
«Questa è la mia roccia.» Finalmente ruppe il silenzio. «Quando ho tanti pensieri per la testa, o sono triste, o arrabbiato, o semplicemente per stare un po' tranquillo, da solo, lontano dagli altri, vengo qui. Mi siedo, mi rilasso guardando la mia bellissima città di notte, e penso che di fronte ad una città così grande i problemi che posso avere sono così piccoli. E mi sento meglio, per qualche strana ragione. »
Non sapevo veramente cosa dire.
«E' una bella cosa. Se ti senti meglio, è giusto che tu lo faccia. Ma perché mi hai portato qua, esattamente?»
«Volevo farti entrare un po' nel mio mondo. Questa è una parte di me. E' il mio posto.»
Ero nuovamente senza parole. Così tanto che sforzai parecchio la mia mente ogni volta, per trovare quelle giuste.
«Sono contenta di questo. Sul serio.» Dissi, spostandogli leggermente una ciocca di capelli fuori posto. Gli accennai un sorriso.
Ci guardammo a lungo. Intensamente. Quasi non riuscivo a reggere il suo sguardo. Era come se i suoi occhi riuscissero a vedere tutto l'interno del mio corpo, persino le ossa.
Ricambiò il sorriso a sua volta. Era bello Adam. In quel momento sembrava stesse bene davvero. Forse ero io a fargli bene. Probabilmente aveva sofferto tantissimo, ma doveva essersi tenuto tutto dentro. Perché lui era così. Non voleva pesare su nessuno. Pensava di essere forte, e lo era. Ma doveva aver sofferto tanto. E mi dispiaceva sul serio per quello.
Lo abbracciai. Sentii molto in quell'abbraccio. Capii che io e Adam stavamo entrando sempre più in sintonia.
«Dai, ora basta con le smancerie, dobbiamo mangiare!» disse alzandosi.
«Possibile che pensi sempre a mangiare?!»
«Ma io ho fame!» fece spallucce.
«Sei sempre il solito. E comunque, pizza.»
«Lo sapevo già, tanto. E' il tuo cibo preferito.»
«Ma no, come faresti a saperlo scusa!?'
«Io so tutto, mia cara. E comunque, ho tirato ad indovinare. E a quanto pare ho fatto centro. Vedi, alla fine anche tu ti stai facendo conoscere.»
«Stronzo. Lo liquidai. Mi baciò sulla guancia per chiedere perdono. Feci una risatina e poi gli dissi che era perdonato. Ci avviammo alla macchina, e partimmo alla volta della prima pizzeria disposta a darci un tavolo alle dieci di sera, con la speranza di trovarla sul serio data la grande fame di entrambi. Soprattutto la mia.
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Lay It All On Me
RomanceL'amore, quello vero, si incontra una volta sola nella vita. Brianna è una ragazza di 17 anni, messa costantemente a dura prova ogni giorno della sua esistenza. Un incontro fortuito cambierà la sua vita per sempre. In una nuova città, dovrà fare i c...