Prologo

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«Tenetelo fermo!» comandò il biondino al resto della sua band.
Io mi dimenai, cercando di scrollarmi di dosso un bambino di prima, appena reclutato nella banda dei bulletti, e un ragazzo di terza dai capelli castani e scompigliati, nonché la spalla destra del capo.

«Bakugou, che ne facciamo?» domandò il più piccolo, tenendomi la testa incollata al pavimento lurido del corridoio del secondo piano.
«La testa nel cesso!» rispose ridendo il loro capo.

Entrambi i ragazzi mi strattonarono per le spalle, trascinandomi verso il bagno dei ragazzi, mentre il mio zaino rimase nel corridoio, a terra, i libri sparsi in ogni dove.

«Vi prego, lasciatemi andare! Vi darò i soldi!» gridai in preda al panico.
Il capo dai capelli biondi mi prese per la chioma e mi costrinse a guardarlo. «Ormai è troppo tardi! La prossima volta dovrai dire di sì immediatamente!»

Poi fece cenno ai suoi complici di lasciarmi andare, per trascinarmi verso il bagno, tutto da solo. Calciò la porta per farla aprire e mi affogò la faccia ricoperta di lividi nel gabinetto.

L'odore nauseante del bagno mi fece rigirare lo stomaco. L'acqua putrida mi finì in gola, facendomi avere dei conati di vomito. Trattenni il fiato, finché non mi lasciò andare. Presi una grossa boccata d'aria e tossii ripetutamente, avvertendo lo stimolo nello stomaco. Stavo per rigettare. Mancava poco.

Katsuki mi calciò la pancia. A quel punto vomitai seriamente. Non feci in tempo ad alzarmi verso il gabinetto che tutto il vomito crollò sul pavimento dalle piastrelle bianche.

Il biondo arretrò disgustato. «Bleah, che schifo fai, merdeku?! Sei orripilante!»
Mi pulii la bocca col dorso della mano, allungando una mano, gli occhi colmi di lacrime e il dolore alla gola. «T-ti prego... dell'acqua.»

Il biondo si chinò. «Vuoi dell'acqua?» chiese in tono compassionevole, andando poi a rigettare la mia testa nel water. «Allora bevi!»

"Quando finirà questo incubo?"

Inspirai. Respirai. Contai fino a dieci. L'ultima cosa che udii fu la frase del capo dei bulletti che disse: «Uno sfigato senza qualità come te non sarà mai accettato, Merdeku! Ricordatelo sempre!»

"Perché? Perché io?"

Mi alzai a fatica, sorreggendomi grazie al bordo del water umido e bianco. Sorpassai la macchia giallognola, proveniente dal mio stomaco, a terra e mi guardai allo specchio.

I miei occhi verdi e lucidi rilasciarono lacrime salate e al lato della mia bocca fuoriusciva del sangue. Mi stropicciai gli occhi e scoppiai a piangere, cercando di non farmi sentire.

"Nessuno deve vedermi così. Nessuno deve sapere."

Lo stomaco mi si contorceva e avvertivo delle fitte ai fianchi. Pregai che non mi venissero dei lividi troppi evidenti.

"Mamma darebbe di matto. Non posso farle sapere di lui. Mamma crede che siamo buoni amici. Mamma elogia così tanto Kacchan. Lo ammira e lo ammiro anche io. Mamma non deve sapere."

Queste erano alcune delle parole che mi ripetevo ogni giorno, durante il periodo delle medie. Le giornate passavano praticamente sempre così. Nascondevo le mie ferite, emotive e fisiche, tornando a casa, ci dormivo su, poi ricominciavo daccapo.

***

«Izuku caro, come è andata?» chiese mamma, apparecchiando la tavola.
Io mi coprii i braccio ferito, sorridendo. «Benissimo!»
«Izuku, che hai all'occhio?» domandò timorosa.

Mi venne un colpo. «Ah! Tranquilla! Congiuntivite. Sta girando a scuola, sai?»
«Oh, caro! Ti ci metto della pomata!» e corse in bagno.

Io presi posto al tavolo, fissando il piatto colmo di zuppa, specchiandomici. I miei occhi erano pieni di lacrime.

"No, non posso cedere ora! Resisti, Izuku! Fallo per mamma! Devi essere forte."

Mamma tornò poco dopo con un tubetto di pomata ai mirtilli. Se ne spruzzò un po' sulle dita e mi massaggiò l'occhio, facendomi trasalire dal dolore.

"Trattieniti."

Stavano per scendermi delle lacrime.
«Izuku, fa così male?» lo sguardo di mamma si fece preoccupato il doppio di prima.
Ridacchiai. «Me lo sono stropicciato troppo e ora brucia. Credo sia normale.»

Appena finì, la ringraziai. Lei mi diede un bacio sulla testa. «Fatti un bel bagno, tesoro. Puzzi tantissimo.» disse sorridendo.
Annuii.

«Ah, a proposito!» cantilenò. «La signora Bakugou mi ha chiamata; ha detto che suo figlio ha vinto il premio come miglior corridore delle mini-gare olimpiche. Ci ha invitati a partecipare alla sua festa questo venerdì. Non sei contento?»

Sgranai gli occhi. «C-certo.»
«Izuku?»
«Ah? No niente, è che... devo avvantaggiarmi coi compiti allora, eh eh eh.» feci un sorriso sbilenco. «Sai, il maestro si arrabbia molto molto, se non consegnamo i compiti svolti.»

Mamma alzò gli occhi al cielo. «Uhm, se domani non ho molto da lavorare, ti do una mano io, che ne dici?»
«Okay. Grazie!» esclamai.

Dopodiché, la sua faccia si fece sognante. «Ah, Katsuki è proprio un modello di figlio fantastico. Sono così contenta che siate ottimi amici! Potresti imparare moltissimo da uno come lui.»

"Sì, mamma. Anche io ammiro molto Katsuki Bakugou."

***

Where my Demons Hide [Bakudeku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora